Misga, acronimo di Michele Sgaramella, è un artista pugliese. Cantautore indie pop, con influenze che spaziano dall’elettronica al folk, utilizza un linguaggio diretto e impreziosito da giochi di parole resi al meglio da una buona dose di inventiva incastonata nella realtà quotidiana ricca di incertezze.
Lo scorso Ottobre Misga pubblica “Vedere”, il brano che ha anticipato il suo secondo lavoro discografico dal titolo SOS TRY TILL SATISFACTION (Phonogram music) fuori il 28 Novembre. SOS è la sequenza di tre lettere che descrive il segnale universale di richiesta di soccorso, difatti Save Our Souls (salvate le nostre anime) è la reinterpretazione della sigla della locuzione in inglese. SOS Try till satisfaction è la title track, un concept che racchiude il bisogno tangibile di speranza. Ogni brano esprime a suo modo il desiderio incontenibile di lavorare giornalmente su se stessi e sul mondo circostante, un monito, il bisogno di aprire gli occhi abbandonando la mera cecità di questo millennio.
Misga, se fosse una fiaba, quale sarebbe?
Pinocchio. Sono sempre stato un credulone. Credo nell’amore, nelle brave persone e nel paese dei balocchi. Credo di aver incontrato diverse volte il gatto e la volpe, soprattutto nel mio percorso artistico e musicale. Molte volte ci ho creduto, ora un po’ meno. Da piccolo amavo follemente questa fiaba. Una mattina a casa (avevo 4 o 5 anni) mi feci prendere da un episodio in particolare. Era il cartone animato di Pinocchio, l’episodio cui mastro geppetto si distrae e al burattino si bruciano le gambe sul fuoco del camino. Iniziai a bruciare carte davanti alla stufa elettrica. Mamma è ancora spaventata da questo episodio, e pure sono passati tantissimi anni. Ricordo benissimo anche i ceffoni di mio padre dopo questa bravata.
SOS TRY TILL SATISFACTION è il titolo de tuo secondo lavoro discografico. Partiamo dalla scelta del nome..
SOS è la sequenza di tre lettere che descrive il segnale universale di richiesta di soccorso. Save Our Souls (salvate le nostre anime) è la reinterpretazione della sigla della locuzione in inglese. Nel Dicembre 2017 accostando la sigla SOS alla frase Try till satisfaction (provaci fino alla soddisfazione) venne fuori lo slogan della campagna di crowdfunding che mi permise di compiere il primo importante passo verso la realizzazione di questo disco. In realtà in questi due anni sono cambiate tante cose, dai testi agli arrangiamenti, al team di lavoro. Coi miei collaboratori e co produttori artistici ho voluto prestare un’attenzione in più a ogni singolo brano. Il brano omonimo è stato l’ultimo che ho scritto prendendo spunto, come spesso faccio, dalla situazione che stavo attraversando in quel momento della mia vita. SOS Try till satisfaction oltre a essere una canzone e il titolo del disco, a tratti si può paragonare anche a un concept che racchiude quel senso di riconoscenza verso l’esistenza.
Questo disco ha una copertina molto particolare. Ti va di spiegarcela?
La copertina è stata disegnata dall’amica illustratrice Valentina Lorizzo, mia concittadina tra l’altro. Valentina aveva disegnato anche la copertina del disco precedente (MICAMICAPISCI) e anche in quel caso era stata brava a mettere in un disegno quello che volevo esprimere con le mie canzoni. Diciamo che è una riconferma. Le chiesi però di superarci. Infatti la tracklist è composta da icone (disegnate sempre da Valentina) anziché numeri. Ogni icona rappresenta una canzone ed è presente nella slot che io amo definire “ macchina della soddisfazione”.
È una slot nella quale per giocare non c’è bisogno di inserire denaro. Non volevamo assolutamente istigare al gioco d’azzardo, anzi, al contrario, proprio perché la mia provincia (bat) vanta un primato disastroso riguardo il gioco d’azzardo (in particolare le slot) il senso del disegno è un invito a giocare con la vita, a spensierarsi, a osare, rischiare, provarci ma senza farsi male e compromettere la propria stabilità.
“Timidezza e sbagli” è uno dei brani che fanno parte di questa raccolta. In che momento l’hai scritto?
Timidezza e sbagli è stata scritta di notte, come la maggior parte delle canzoni. Era una notte di tre o quattro anni fa, non ricordo.
Questa è una di quelle canzoni che negli anni ha subìto diverse variazioni prima di trovare il giusto compromesso (almeno secondo me) e far parte di questa raccolta.
“Basta poco per essere felici” è una riflessione sulla vacuità dei rapporti umani. Qual è il tuo concetto di felicità?
Sono stato tante volte triste e tante volte felice. Ho visto tanta gente triste e tanta gente felice. A volte faccio fatica a capire se la gente è triste o felice per davvero, o finge. A volte fatico a capirlo anche su me stesso. Generalmente traggo ispirazione nei momenti di punta in entrambe i casi. Credo che nella vita per crescere e formrsi vanno vissute certe emozioni, positive e negative.
Sui raporti umani dico che in questa epoca è davvero difficile trovare una felicità stabile e condivisibile. Mi riferisco all’amicizia, alla famiglia, al lavoro e a ogni tipo di legame umano.
Ciononostante non ho mai smesso di credere nei valori e nel fatto che quando degli esseri umani si uniscono per raggiungere un obiettivo e viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda possono avvenire delle cose meravigliose.
Che rapporto hai con il pubblico?
Mi piace il pubblico che partecipa, che si interessa ai contenuti che critica in modo costruttivo.
La musica indipendente in generale ha bisogno di questa gente.
Cosa è cambiato in 10 anni di carriera e cosa invece è rimasto uguale?
In dieci anni è cambiato un po’ il colore dei miei capelli J è cambiato il mio carattere. Sono diventato più impulsivo e esigente nei confronti dei miei collaboratori e di chi mi circonda. A volte la mia impulsività supera i limiti.
La voglia di fare musica è rimasta tale, anzi, ogni piccola soddisfazione mi manda in gloria e mi da una carica pazzesca. Prima di pubblicare questo disco ero un po’ giù, mi stava venendo seriamente voglia di mollare tutto. Diciamo che sono diventato più vulnerabile. È rimasta uguale la mia testardaggine, la semplicità che ho nel vivere la vita.
È rimasta tale la voglia che ho di suonare queste canzoni e raccontare nelle medesime alcune storie che spesso traggono spunto dalla mia vita. Regolare e in linea con la realtà di qualsiasi ragazzo di trent’anni circa.
Un saluto ai lettori de Le Rane..
Leggo spesso anch’io Le Rane, chi scrive è molto bravo e attento a cogliere il messaggio che c’è dietro ogni artista. Chi legge è sicuramente gente che presta interesse e io sono molto contento di aver raccontato questo mio lavoro.
W Le Rane
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Giulia Perna
Meglio conosciuta come @machitelhachiesto. Salernitana di nascita e bolognese per amore di questa città. Ha conseguito il titolo di Laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d'impresa presso l'Università di Bologna. Si definisce "malinconica per vocazione". Da grande vorrebbe osservare le stelle. Crede nella forza delle parole, nella bellezza che spacca il cuore e nella gentilezza rivoluzionaria. Le piace andare ai concerti, mischiarsi tra la gente, sentire il profumo del mare e camminare sotto i portici.