Ho ascoltato questo disco poco dopo la sua uscita ma solo ora ne scrivo perché nei ritmi frenetici di questa estate insolita, ritenevo opportuno ritagliarmi il giusto tempo per ascoltare con attenzione 9 canzoni che hanno davvero qualcosa da dire. Così sono in treno e ascolto per la seconda volta “Giovani dentro”, il terzo disco di Molla. Chi mi conosce sa che ho una spasmodica passione per i cantautori e le cantautrici, insomma per chi scrive le proprie emozioni nero su bianco e lo fa senza filtri.
Ecco, Molla è uno di questi, credo davvero che canzoni come le sue non abbiano tempo di scadenza, sono eterne e pure se le ascoltassi tra 10 anni mi farebbero lo stesso effetto di pelle d’oca sul braccio.
Ma veniamo al tema che pervade questo disco: il tempo, una cosa con cui tutti noi prima o poi dobbiamo fare i conti, una di quelle davanti alle quali siamo impotenti
Molla ha voluto fare le cose in grande e ha raccontato l’album attraverso la storia di 9 personaggi, come episodi diversi di una stessa serie tv collegata dal stesso tempo. Si susseguono così le storie di Francesca, Paola, Marco, Lucia, Lorenzo, Alessandro, Gianluca, Angelica e lo stesso Molla, con cui l’artista fotografa gli aspetti della società moderna. Così in tutte queste storie ognuno trova la sua.
Brani come 2 accordi e Stiamo cambiando (feat. Erica Mou) toccano quelle corde dell’anima che, a parer mio, poche canzoni al giorno d’oggi sono in grado di fare. Arriva poi Dolcissimo problema con Renzo Rubino, una storia moderna che oscilla tra fake news e voglia di trovare qualcosa in cui credere, come due occhi. Altro feat che impreziosisce il lavoro è quello con Zibba nel brano A casa presto, un brano per amanti malinconici cronici.
Oltre alla collaborazione con artisti che condividono con Molla una spiccata sensibilità artistica, bisogna riconoscere anche il lavoro di musicisti e produttori come Alessio San Filippo (batterista di Levante, Nadàr Solo, Irama e tanti altri), Stefano Cosentini (trombettista degli Stag e altri), Tom Beaver (IL TRE, Izi, Mondo Marcio e tanti altri) e Simone Sproccati (ha lavorato con Salmo, Coma_Cose, I Segreti e tanti altri).
Il risultato è un disco che fa sorridere, piangere, sperare.
A quasi quarant’anni ci vuole coraggio per mettersi ancora in gioco, per mostrare i lividi e le cicatrici e Molla lo fa senza avere paura del giudizio degli altri. Per capirlo basta guardare il docufilm scritto, diretto e prodotto da Frigobar, in collaborazione con INRI e Metatron, e con la regia di Roberto Amato, che nasce dall’idea di voler raccontare la musica attraverso le immagini. Sono rimasti in pochi a crederci così tanto, onore a questo disco e a un cantautore che non ha mai smesso di sognare.
Ho intervistato Molla ed ecco cosa ci siamo raccontati…
Giovani dentro mi viene da dire che è il manifesto di quelli che hanno passato i trent’anni e che spesso si sentono dire “ah ma sei vecchio ormai!”. Che rapporto hai tu con il tempo che passa?
Sì, in un certo qual modo è così o meglio nel mio caso è così, visto che vado per i 40 anni (mi trema la mano quando scrivo 40 :-)). Ma in realtà anche un adolescente può sentirsi dire SEI VECCHIO perché magari non esce il sabato sera con gli amici. Sicuramente è un manifesto, ma il numero è l’ultimo dei problemi, è uno stato d’animo. Io ho sempre avuto paura di crescere perché mi piacciono le novità, voglio essere al passo con i tempi, sapere tutto, vincere il campionato di chi riesce a vedere quante più Instagram stories possibili in un minuto solo.
Ogni brano di questo disco è stato associato alla storia di una persona. Quali sono le persone che ti hanno cambiato la vita e quali quelle a cui ti senti di dire “grazie” (ma anche “vaffanculo”)?
Le persone che mi hanno cambiato la vita sono poche, mia moglie Ambra sicuramente, mia figlia adesso e qualche collega. Spesso dico grazie a me stesso e i vaffanculo sono tanti, tantissimi, ma sono uno che non dà peso alle cose se non gli interessano, ti cancello dalla mia vita come gomma su matita. Un vaffanculo grande però mi ha aiutato a crescere tanto.
Diversi featuring accompagnano questo viaggio, tra tutti quello con Erica Mou mi ha colpita molto perché anche io, come te, penso che sia una cantautrice anche spesso sottovalutata ma di indubbia bravura. Stiamo cambiando è la fotografia di questo anno e mezzo che ci ha cambiati, che ha messo in discussione tante cose della nostra vita. In cosa ti senti migliorato e perché no, anche peggiorato?
Adoro Erica, la sua voce e la sua grande visione delle cose. Sicuramente sì, quella canzone è una bella fotografia di questo momento, ma lascia l’immaginazione a mille altre cose e significati. Io penso al nostro rapporto, a come siamo cambiati entrambi pur rimanendo legatissimi dalla passione che abbiamo in comune e dalle grandi risate che ci facciamo. Sono migliorato, ho meno aspettative, sono più paziente e so che con la mia famiglia posso stare chiuso in casa anni e anni.
Ho visto tutto d’un fiato il docufilm che racconta il disco, una cosa che hai definito “da artisti grandi”, uno tuo sogno personale che hai realizzato e un dono che hai voluto fare a chi ti ascolta. Un viaggio on the road tra la tua Puglia, Milano, la Liguria e Pescara. Cosa ti porti dietro di questa esperienza?
Ti ringrazio davvero per averlo visto, ci tengo tanto. Ho sempre visto i GRANDI fare questo tipo di scelte, cioè raccontare davvero nel profondo le proprie canzoni e io da sempre tratto la musica con i guanti senza pensare ai livelli e quindi ho avuto questa idea del docu-video.
Insieme a Mirko Barile e Roberto Amato, i ragazzi di Frigobar, ci siamo riusciti. È stato emozionante, pensa che io ovviamente le interviste le ho viste soltanto a montaggio concluso e ti lascio immaginare la mia grande emozione nel sentire tanti complimenti da parte di colleghi che stimo!
Sul tuo profilo Instagram mostri Molla artista, Molla produttore, Molla papà e Molla chef. Qual è il tuo segreto per rimanere giovane dentro?
Il mio segreto è sempre e solo uno: fare musica ogni giorno, in tutte le sue forme, produrre per altri, scrivere un testo, fare un live, organizzare le prove, questa cosa mi accende la testa e il cuore e mi dà la carica per rimanere sempre curioso e carico proprio come un vero e proprio giovane.
Giulia Perna
Meglio conosciuta come @machitelhachiesto. Salernitana di nascita e bolognese per amore di questa città. Ha conseguito il titolo di Laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d'impresa presso l'Università di Bologna. Si definisce "malinconica per vocazione". Da grande vorrebbe osservare le stelle. Crede nella forza delle parole, nella bellezza che spacca il cuore e nella gentilezza rivoluzionaria. Le piace andare ai concerti, mischiarsi tra la gente, sentire il profumo del mare e camminare sotto i portici.