Nava rappresenta la possibilità di tenere il piede in 2 staffe, senza che questa espressione risulti negativa, tutt’altro. Molti, infatti, potrebbero averla conosciuta o riconosciuta grazie ai casting di X Factor 2021, ma tutti quelli che la conoscono non possono non riconoscerle peculiarità artistiche decisamente poco “pop” o “mainstream”.
Nava non cerca scorciatoie e non strizza l’occhio a scelte musicali comode, resta se stessa e mantiene dritta la barra della sua musica confermando una determinazione e una personalità ben evidente.
Ho avuto la possibilità di poterle fare qualche domanda sul suo recente Ep Nafas, nel quale per la prima volta, Nava si cimenta anche con la lingua italiana. Un EP intenso, in cui le sonorità hanno il potere di annullare il tempo e lo spazio, mescolando elementi sonori che solo apparentemente potrebbero risultare inconciliabili.
Partiamo dal titolo, “Nafas”, respiro, in lingua Farsi. Quanto è stato difficile “respirare” per te in questi ultimi 2 anni? Come hai convissuto con ciò che è capitato e sta capitando nel mondo?
Difficilissimo, ancora lo è! Infatti Nafas è un Mantra da ricordarsi sempre.
È evidente in tutta la tua musica la profonda e massiccia presenza delle tue radici. Il portarle nella tua musica per te è una volontà o un dovere (non nel senso di obbligo, ma come qualcosa che viene “dall’alto”)?
In verità all’inizio avevo un rifiuto nel mescolare le mie origini con la mia musica. La Persia era Nava del passato. Invece col tempo ho imparato ad accettarlo e a essere più curiosa.
Da lì sono riuscita ad uscire dagli schemi che mi imprigionavano.
In “Senti” e “Respiro” ti sentiamo cantare in italiano. Quanto è stato complicato incastrate la lingua italiana (con la sua fonetica e la sua spigolosità) all’interno di armonie e linee vocali di matrice orientale?
Allora, “Senti” è stato quasi istantaneo! Con “Respiro” è stato più difficile perché volevo spiegare dei concetti che non esistono proprio in altre lingue. Volevo far vedere il mio lato italiano con occhi persiani. Però alla fine arrivando all’ osso dei concetti, sono riuscita a spiegarmi al meglio.
C’è una indubbia capacità di mescolare, lingue ma anche suoni, sonorità. Un ponte immaginario che collega tradizione e modernità. Nella nascita di una tua canzone parti dalla parte “etnica” e tradizionale o da quella, diciamo, più “moderna”? Quale è insomma il primo suono che ti solletica la creatività?
Parto sempre dal testo e in base a ciò che volevo dire creavamo il suo vestito che è il sound. Invece ora sto esplorando anche nuovi metodi! Vi terrò aggiornati!
Non posso evitare una domanda su X Factor, perdonami. Quanto è stata importante per te come esperienza dal punto di vista artistico, ma soprattutto personale per capire quale doveva essere il tuo percorso?
Dal punto di vista artistico era una dose di ribellione portare solo canzoni inedite in un programma di cover. Dal punto di vista personale sono felicissima perché ho avuto sempre dei risultati ottimi, non sapevo cosa aspettarmi portando i miei pezzi in televisione per un grande pubblico, mettendomi in gioco al 100% con i miei brani inediti. L’ho vissuta come un campeggio musicale, ho conosciuto tantissimi nuovi amici con cui ancora sono in contatto e in un anno di blocco totale per i concerti, ho girato con la mia musica.
Solo marginalmente, sempre legato a XFactor, te ed Erio avete presentato ad un pubblico televisivo qualcosa che un tempo si sarebbe definito “alternativo” e “underground”, sicuramente lontano da certi stilemi del mainstream. Non c’è stato mai un momento nella tua carriera in cui hai pensato che sarebbe stato più utile “uniformarsi” a un certo stereotipo di artista?
Secondo me ancora siamo definiti alternativi e underground, due dei miei aggettivi preferiti! In verità non ho avuto un momento del genere perché ho sempre fatto musica come terapia per la mia salute mentale, poi il fatto che ora sono dove sono e ancora uno shock per me, Perciò non potrei uniformarmi anche volendo perché io racconto ciò che vivo.
Di NAVA avevamo già parlato qui