Per fortuna che c’è Bugo

Bisogna essere diretti, di questi tempi. Parlare ad alta voce, dire quel che si vuole, sperimentare e scherzare, andare avanti, fregarsene di tutto e di tutti, non fermarsi mai. È questo che Cristian Bugatti, in arte Bugo, fa da ormai quasi venticinque anni attraverso la sua musica. Ed è con la stessa energia di allora che, oggi, pubblica il suo decimo album: Per fortuna che ci sono io.

Ritroviamo un sound più crudo e dichiaratamente rock, rispetto a quanto aveva prodotto con il precedente sanremese Cristian Bugatti (2021). Il melodico adesso s’incontra – e si scontra – con l’urlato della voce, chitarra e batteria irrompono in ogni traccia con prepotenza, le parole s’impongono e oscillano tra l’ironia e la confidenzialità tipica del paroliere: vedasi in tal senso CARCIOFI o MICA SIAMO AD HOLLYWOOD.

Il caps-lock con cui sono stati trascritti i titoli dei brani, d’altronde, è l’espressione di una scelta consapevole. Per fortuna che ci sono io è un album che chiede di essere ascoltato in quanto è l’autore stesso che pretende, finalmente, di essere ascoltato. Perché dopo le polemiche e i grossolani gossip mediatici post-Sanremo, per Bugo è stato essenziale ribadire che, per lui, quel che più conta è la musica.

Ne abbiamo parlato durante quest’intervista.

Bugo
Bugo – Per Fortuna che ci sono io [Ascolta qui]
Meno synth e più sonorità rock rispetto al precedente album, Cristian Bugatti. È stato un distacco voluto?

Ho sempre cambiato genere da un disco all’altro. In ogni disco cerco di affrontare uno stile nuovo e diverso da prima, ho sempre vissuto bene il cambiamento. Scrivo canzoni da più di vent’anni e mi è sempre piaciuto sperimentare.

Nel 2000 cantavi “Vorrei avere un Dio“, oggi torni con “Per fortuna che ci sono io“. È il segno di un percorso di maturità, da allora?

Sono cresciuto. All’epoca ero giovane, ma oggi come allora racconto la mia vita così com’è. Non voglio restare un eterno venticinquenne, voglio vivere come sono anche a cinquant’anni. Non mi va però di parlare di maturità: la maturità è pericolosa per un artista.

Nelle tue canzoni spesso ti sei rivolto al paese (penso, appunto, ad “Al paese” del precedente disco) in cui sei cresciuto e al te bambino (come nell’attuale “Un bambino“). Semplice nostalgia o necessità artistica?

Al paese parla appunto del paese in cui sono cresciuto fino a venticinque anni. Quando mi rivolgo al bambino, come negli ultimi brani, mi riferisco a quell’approccio ingenuo e acerbo tipico dei bambini. Il luogo, comunque, non mi ha mai influenzato. Ho vissuto all’estero ma ho sempre prodotto, nessuno si accorgerebbe se cambiassi luogo.

Il video di “Per fortuna che ci sono io“, singolo del disco, è stato girato nello stadio della Juventus, squadra per cui fai il tifo. È stata un’idea tua o ti è stata proposta?

È stato un obbligo, la Juve mi ha obbligato [ride, ndr]. Scherzo ovviamente, ho proposto io il video agli uffici della Juventus. Mi era sembrata un’idea impossibile all’inizio, la Juventus non aveva mai concesso il suo stadio per la musica. Sembrava un’idea impossibile, loro nei rapporti di lavoro sono molto selettivi. Per me è stato un onore.

Speri, adesso, di suonarci ancora ma di fronte ad un pubblico?

L’idea di suonare allo Stadium è nata dall’idea di immaginarmi mentre suono allo stadio come fosse la camera di casa mia. Non ambisco al concerto. Gli stadi di proprietà difficilmente permettono eventi extra. Poi, certo, non so se in futuro la Juventus vorrà fare altro con la musica. Magari si sbloccheranno proprio da questa mia idea, non so. Finora non hanno mai aperto ai concerti.

Bugo
Per alcuni è stato strano sentire, specie agli inizi, te che parli d’amore nelle tue canzoni. Tu come vivi il rapporto con la tematica d’amore nei tuoi testi?

Mi è sempre venuto naturale parlare d’amore. Sono sposato da anni ed è naturale per me scrivere canzoni per mia moglie. Poi ad alcuni magari può non piacere che io scriva canzoni d’amore ma sono cazzi loro. Se non scrivessi d’amore bisognerebbe preoccuparsi. Come fai a non trattare un simile argomento? È molto difficile parlare davvero d’amore: in Italia ci sono cantanti che parlano soltanto d’amore, mentre per me è necessario parlare in certi momenti d’amore.

A tal proposito, ti chiedo come vedi l’attuale panorama della canzone italiana.

Non c’è mai stata una crisi di buona musica in Italia, di giovani creativi: non esiste solo la trap di nuovo, così come non ci può essere solo il rock. Quando ero giovane c’erano i Nirvana, ma anche le hit-parade. Io sono sempre contento delle produzioni nate dai giovani. Non va demotivata la creatività. L’idea di avere tanta musica è un segno di creatività. Non sopporto i vecchi che dicono che la musica di oggi fa schifo.

A me dà fastidio quando sento e leggo che i giovani non fanno più buona musica. Vanno difesi. Tutti vogliono essere imboccati, vogliono sapere subito chi saranno i prossimi Nirvana, chi fa musica adatta ai loro gusti. Quando avevo vent’anni la musica si sceglieva in base a quello che passava in radio o in base alla selezione del proprio negozio di dischi; oggi è molto più facile invece farsi un’idea, basta cercare tra le playlist di Spotify e si trova ciò che si preferisce.

Questi quattro anni post-Sanremo non sono stati sempre semplici per te, come tu stesso in alcune occasioni hai raccontato. Come ritieni siano cambiati i tuoi rapporti con l’ambiente musicale?

Sono stato reso da alcuni una macchietta, ma che colpa ne ho io? Per me è stato semplice: una canzone mi è stata distrutta e io non ho potuto far nulla. Dimmi chi mi ha difeso nella vicenda di Sincero. Si è creato un pregiudizio, e come fai a scardinarlo? L’ambiente musicale non tutela la cosa più importante, che è la musica.

Immagino non sia stato facile.

Mi sono sentito solo. Ma lo dico chiaramente: che si fottano. Se l’ambiente è così, io devo cercare di non farmi mettere sotto. È stata una situazione grottesca, e io ci ero finito dentro: mi è stata distrutta una canzone, cosa posso farci? Pensa se avessero distrutto così Vita spericolata di Vasco: sarebbe stato assurdo rovinare una canzone così bella.

Tornando ad oggi, come sono andate queste prime settimane di vita del nuovo album?

Il disco sta andando bene, il vinile soprattutto sta piacendo molto. Poi, come andrà andrà, ma non sono di natura un pessimista. Sono molto contento di come sta andando, anche le televisioni ne hanno parlato. Sono contento.

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