“Qualcosa da Risolvere”, I Segreti: un disco per trovare nella noia la magia
A Delfi, sul tempio del Dio Apollo, campeggiava sul frontone la scritta γνῶθι σεαυτόν (Gnōthi seautón. Trad: “Conosci te stesso”); una massima che per secoli ha influenzato i più importanti pensatori della cultura occidentale, esortandoli a conoscere profondamente se stessi, come unico modo per far emergere la verità.
I Segreti, band italiana formatasi a Parma nel 2013, ha seguito in pieno questo aforisma, facendo dell’introspezione il marchio del suo secondo disco uscito il 5 febbraio: Qualcosa da Risolvere (Futura Dischi/distr. Sony Music Italy).
Successivo a Qualunque cosa sia, questo disco mette in scena un Io maturo portavoce di dinamiche sociali, delle difficoltà e delle costanti incertezze nell’essere ragazzi di oggi.
“Per trovare nella noia la magia, /
in questa vita che ci scorda, /
è quel che ci resta che posso vedere”
Un briefing del disco
Nove brani inquadrabili in stile pop storico rétro, incorniciati da due ballad d’altri tempi, una all’inizio e una alla fine. Un pianoforte con un tocco profondo accompagna lentamente una poesia creando una sorta di prologo. Sonorità dolci, toccanti ed evocative si introducono educatamente a esplorare temi sentimentali, le cui parole introspettive segnano l’incipit della rassegna delle “Canzoni da Risolvere”.
Vivere in Società è la prima ed è proprio questa che dà l’inizio al viaggio verso l’interiorità del disco e che fa immergere chi ascolta, dentro il proprio Io. Le altre varie tappe dell’introspezione, sono caratterizzate da pezzi con toni più cantautorati, che a volte arrivano pure a giocare con sonorità più groove, brit pop e più vivaci come in Vivi. Salto è, invece, un lancio improvviso a suoni di tromba verso l’apice dell’ilarità: se l’ascolti non riesci a non sprigionare energia. Il risultato, nel complesso, è un disco in stile rétro alcune volte malinconico, altre fresco e cadenzato, ma che inscena una musica che, anche se non troppo facile al primo ascolto, merita fortemente di essere valutata e apprezzata, in quanto spazza via il superfluo.
Venerdì sera, ho avuto modo di far due chiacchiere al telefono con Angelo, voce della band, subito dopo l’annuncio ufficiale della loro data ai Magazzini Generali di Milano il 15 Febbraio 2022, live che promette essere un viaggio introspettivo a 360°.
“Ci resta un po’ di tempo, /
un po’ più di silenzio /
e qualche cosa da risolvere”
Ciao Angelo, innanzitutto complimenti per questo nuovo progetto! Sono sempre un po’ curiosa di quello che si provi dall’altra parte. Descrivimi le prime ore dall’uscita di questo nuovo disco e dimmi quali sono state le reazioni del pubblico che vi hanno più colpito.
A mezzanotte eravamo tutti e tre insieme, abbiamo fatto una bevuta tra amici, una diretta su Twitch e abbiamo ovviamente chiamato le Etichette. Il pubblico sembra bene, ha reagito in maniera pacata, probabilmente in linea con il carattere del disco e vedo che ci sta prendendo più sul serio, rispetto al genere in cui eravamo stati posizionati all’inizio che era quello dell’it-pop. Anche noi, dalla nostra parte siamo ora più sicuri di quello che portiamo: abbiamo la voglia di raccontarci e prendere la musica sempre più seriamente. Con Qualcosa da Risolvere abbiamo lavorato duramente sugli arrangiamenti, cambiandoli un sacco di volte, ma ora siamo certi di percorrere una strada più matura, che non è altro che ai noccioli di questo disco.
È un disco che definite un insieme di “Canzoni da Risolvere”, in che senso? Qual è la vostra canzone che ne avrebbe più bisogno?
Domanda troppo difficile questa! L’espressione “Canzoni da Risolvere” è una frase di getto, istintiva, giocando sul titolo del disco. Una frase, forse, inspiegabile ma a libera interpretazione. Credo però che sia Vivere in Società il brano che debba essere più risolto, perché in mezzo deve esserci una soluzione.
“Non riesco a sognare, non riesco nemmeno a dormire”
La caratteristica fondamentale dei vostri brani è l’introspezione: questi testi sono una lettura delle vostre personalità e dei vostri momenti o servono a invitare l’ascoltatore a guardare dentro di sé e verso cosa gli sta intorno?
L’Introspezione è il marchio de I Segreti, sia del disco precedente che di quello attuale. C’è sempre quel punto di vista personale, ma non è del tutto autobiografico, in realtà. Nello scrivere mi piacciono anche delle immagini che non viviamo noi in prima persona. Il confine tra le due cose è molto difficile da capire. C’è un Io che racconta e che si fa portavoce delle emozioni che sentiamo tutti.
In termini di carriera de I Segreti, fateci conoscere la band attraverso la musica che hanno ascoltato, gli incontri che vi hanno stupito e fiumi che avete risalito.
Ci siamo conosciuti nel bagno di scuola e avevamo voglia di suonare insieme. Ci sono stati anche cambi di formazione nel tempo. Abbiamo iniziato non per gioco, ma perché volevamo suonare. Parlando di incontri fondamentali, sicuramente quello con Simone Sproccati, produttore dei dischi e Futura Dischi; è da lì che son nate le canzoni.
Venite da Parma, l’Emilia è terra di grandi cantautori… a quale maggiormente vi sentite attaccati?
Vasco e il Liga vincono facile, vogliam bene a entrambi. A livello testuale Vasco ci ha parecchio influenzato, parlando di sofferenze in maniera molto forte. Da ragazzino poi il Liga mi ha formato e cresciuto. Ovviamente siamo attaccati anche ad altri provenienti da altre regioni; Fossati, per dirne uno.
L’ultima serata da La Macchina e la strada
Questa canzone descrive un po’ la sensazione che si ha dopo una festa non proprio consona ai nostri canoni. In serata si è molto schiavi delle altre persone e si ha la sensazione di non riuscire a esprimersi al 100%. Quando uno torna a casa in macchina, pensa a quello che bolle in pancia e alza la musica al massimo.
Parliamo invece della canzone più ottimista, Salto. Qual è il finale e l’inizio a cui mirate?
È una canzone bizzarra, esaltante. È un po’ un “delirio”, un vento addosso e un tentativo di provare a ballare in un mondo altalenante tra pace interiore e conflitti. Rappresenta un insieme di immagini sfuggenti e un caos in cui le cose possono iniziare e finire.
Quanto al nostro obiettivo, ci sentiamo di star crescendo e che il nostro meglio deve ancora uscire, ma ci vorrà magari un po’. La musica è una signora e ha bisogno di essere perfettamente rispettata nei tempi.
Claudia Verini
Sinologa e Musicista. Made in Umbria, ma vivo altrove. Lavoro nella moda, ma solo con la radio in sottofondo. Devo avere ogni giorno qualcosa da raccontare, tant'è che mi piace viaggiare fisicamente e mentalmente. La Sinestesia è la mia figura retorica preferita.