Quattro chiacchiere con Alfredo Cadenelli, organizzatore di Musica da Bere
Di Musica da Bere 2022 vi abbiamo parlato ampiamente qui. Il bando per iscriversi al contest dell’edizione di quest’anno ha termine, grazie alla recente proroga, domenica 26 giugno.
Le iscrizioni sono riservate ad artisti solisti e gruppi autori ed esecutori di brani originali, di propria composizione. Possono essere effettuate collegandosi al sito www.musicadabere.it e compilando l’apposito form. Verrà richiesto l’invio di 3 brani e un contributo di 30 €.
La giuria del concorso ascolterà tutti gli iscritti e annuncerà i nomi dei 6 progetti finalisti. Questi avranno la possibilità di suonare dal vivo a settembre durante le serate finali di Musica da Bere 2022. Il vincitore del concorso si aggiudicherà un premio in denaro complessivo di 2.500 €; ma non solo, anche la possibilità di esibirsi sul palco di 4 Live Club e Festival della Rete Musica da Bere 2022. Il vincitore del Premio Live si aggiudicherà un premio in denaro complessivo di 1.500 € e la possibilità di esibirsi sul palco di 6 Live Club e Festival della Rete Musica da Bere 2022.
Al di là delle fondamentali informazioni circa il festival e il contest, data la nostra partnership, ci andava di approfondire la manifestazione anche sotto altri aspetti. Abbiamo così avuto il piacere di intervistare Alfredo Cadenelli, il presidente dell’Associazione Culturale “Il Graffio”, che organizza Musica da Bere.
Ciao Alfredo Cadenelli! Benvenuto su Le Rane! Musica da Bere giunge alla sua 13° edizione e negli anni è stata un fondamentale trampolino di lancio per artisti emergenti di ogni genere. In tredici anni però la musica italiana è cambiata parecchio, sia in certe dinamiche che nel mondo in cui emerge e viene comunicata. Penso all’evoluzione delle piattaforme come Spotify o il ruolo dei social come Tik Tok (negli ultimi tempi): in tale contesto una manifestazione come la vostra che ruolo assume e dove si colloca?
Ciao Le Rane, molto piacere di conoscervi e fare due chiacchiere con voi. Sicuramente in questi tredici anni sono cambiate parecchie dinamiche sia per quanto riguarda le modalità di fruizione della musica da parte di noi ascoltatori che per quanto attiene ai percorsi che i giovani artisti scelgono di intraprendere per cercare di emergere e farsi conoscere al grande pubblico.
I giovani artisti che abbiamo conosciuto e premiato nelle ultime edizioni del concorso hanno maggiore consapevolezza delle proprie intenzioni. In generale, prestano parecchia attenzione a come proporre e comunicare al meglio il proprio progetto.
Con Musica da Bere cerchiamo, da sempre, di sostenere e premiare progetti artistici che riteniamo meritevoli di attenzione, Offriamo un premio in denaro e la possibilità di suonare sul palco dei festival e live club partner del nostro concorso. Una formula abbastanza “classica”, è vero, ma che per ora non sentiamo la necessità di modificare più di tanto.
Gli ultimi anni sono stati estremamente difficili per il panorama musicale, soprattutto per quel che riguarda i live, i tour e i concerti. Musica da Bere ha resistito e non si è fermata: come avete affrontato la recente crisi e con quale spirito vi inserite nella ripartenza del settore?
Sono stati anni terribilmente bui per il settore della musica dal vivo, di cui ci siamo resi conto quanto poco conoscano le persone chiamate a prendere decisioni in materia.
Siamo riusciti “rocambolescamente” a non interrompere il nostro concorso, grazie alla fondamentale collaborazione con Luca Borsetti e i ragazzi dello Spazio Polaresco di Bergamo. Infatti, hanno ospitato nel loro splendido giardino le serate finali delle edizioni 2020 e 2021 di Musica da Bere. Quest’anno torniamo a casa, alla Latteria Molloy di Brescia, dove si esibiranno i finalisti e gli ospiti del concorso durante le finali del 9 e 10 settembre.
Musica da Bere è sicuramente un progetto che si evolve, che si guarda intorno e cresce: quali saranno le novità di quest’anno rispetto alle edizioni precedenti?
Stiamo stringendo nuove sinergie e collaborazioni con realtà affini alla nostra. Mi piace citare il Bloom di Mezzago, storico club lombardo punto di riferimento della musica underground; e Music for Change / Musica contro le Mafie, importante festival a sfondo civile, che ospiteranno i vincitori del concorso.
L’obiettivo è quello di rendere Musica da Bere sempre più un crocevia e punto di incontro tra esperienze artistiche, personali e professionali differenti, che possano entrare in contatto e costruire collaborazioni e sinergie creative anche oltre i confini del nostro concorso.
In tredici anni ne saranno successe tante: a quale edizione se maggiormente legato? E, se ne hai uno, ti va di raccontare ai nostri lettori un aneddoto in particolare che ti è particolarmente caro?
Sono legato alle primissime edizioni di Musica da Bere, quando c’era ancora parecchia inesperienza ma anche molto entusiasmo e creatività,. E alla decima, splendida, del 2019 alla Latteria Molloy. Di quell’edizione se ne potrebbero raccontare tante: dall’esilarante l’intervista a Edda condotta dai Camillas alle iperboliche presentazioni di Mirko e Vittorio, che hanno strappato un sorriso anche a Alberto Ferrari dei Verdena scherzando sulle sue occhiaie poco prima che salisse sul palco.
La Redazione
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