“Il regista è come un direttore d’orchestra”: intervista a Silvia Clo Di Gregorio
Ricordate il video Oroscopo di Calcutta, dove la protagonista ballava e si divertiva indossando una parrucca biondo platino? Ebbene, quella ragazza è Silvia Clo di Gregorio e, oltre ad occuparsi di grafiche e fotografia, è una talentuosa regista. Ha collaborato, in varie vesti, a numerosi videoclip, tra cui Irene dei Pinguini Tattici Nucleari, Missili di Frah Quintale e Giorgio Poi, Completamente dei Thegiornalisti, La fine dei vent’anni di Motta. Ma Silvia non rincorre generi e tendenze musicali, preferisce contribuire a progetti che siano semplicemente interessanti ed innovativi.
Silvia, oltre a curare la regia di numerosi progetti, ti sei occupata anche di fotografia e grafiche per numerosi videoclip musicali. Qual è stato il tuo percorso?
Come ogni lavoro, si inizia con una gavetta che tutt’ora sto affrontando. Ho iniziato come videoassist e seconda assistente alla camera per altri set come videoclip, documentari e film. Ho intrapreso il reparto di fotografia perché è stata sempre la mia passione. Per quanto riguarda la mia formazione dopo Arte e Spettacolo indirizzo Cinema, alla Sapienza, ho seguito un corso di filmmaking internazionale a Berlino e un master a Milano di direzione della fotografia.
Sei regista di numerosi videoclip musicali, tra cui Irene dei Pinguini Tattici Nucleari, ma anche la protagonista del video Oroscopo di Calcutta. Ci racconti come sono nate queste due collaborazioni?
Con Oroscopo ho collaborato direttamente con il regista Francesco Lettieri con cui già collaboravo come videoassist e aiuto operatrice. Abbiamo ideato insieme il concept del videoclip ma non sono un’attrice, ci siamo ritrovati io e lui con poco tempo a disposizione e ci è venuto tutto molto naturale. La crew tecnica era quella con cui lavoravamo all’epoca, tutti amici e collaboratori. Con Irene invece è stato a commissione, come accade sempre, l’etichetta, il manager o l’artista stesso, come in questo caso, che mi chiama per ideare e realizzare il loro videoclip. Ci siamo trovati benissimo a collaborare, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda, spero di rivederli presto!
Quali sono le difficoltà legate alla regia di un videoclip?
Il regista in generale è come un direttore di orchestra, deve tenere in piedi tutta una struttura creata con diversi reparti all’interno. Il lavoro di team è fondamentale, spesso la difficoltà sta nella gestione organizzativa del tutto con le scadenze serrate. La parte creativa invece è quella che prediligo, la scrittura e realizzazione sono due momenti sacri che non mi pesano affatto, anzi mi fanno apprezzare molto il lavoro e lo spunto creativo che viene fuori da tutti i singoli reparti.
Per quali artisti della scena indie italiana ti piacerebbe realizzare un videoclip?
I miei artisti “indie” italiani preferiti sono I Cani, Giorgio Poi e Iosonouncane (che non definirei neppure nella cordata indie). Sinceramente ho interesse a lavorare solo con artisti consapevoli che creino musica personale, interessante in primis per loro stessi e per chi suona, che siano lontani dall’etichetta frivola di “la musica che funziona in questo momento”. Non mi interessano affatto i generi, infatti il mio primo videoclip fu Fantino. Questo esempio è importante per far capire quanto siano importanti i contenuti più che gli stereotipi. Il super pezzo elettronico di Capibara infatti durava quasi il doppio dei soliti videoclip da 03.30 minuti, e sotto la regia di Land Ho (Danilo Bubani e Daniel Bedusa) abbiamo voluto ragionare sul contenuto, sul messaggio e sull’immaginario.
Che musica ascolti principalmente?
In realtà non ascolto molto indie, la mia adolescenza è stata caratterizzata dal punk rock e post punk, ma poi mi sono spostata verso l’elettronica. Ultimamente mi piace molto il dream pop inglese e francese. Non mi limito a nessun genere, a casa mia da piccola si ascoltava moltissima musica spaziando da cantautori italiani (Claudio Lolli, Guccini, De Gregori, Venditti, Ivan Graziani) fino alla musica classica, soprattutto Bach, ma anche Ramones, Beatles e il glam rock anni ’70.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Sto scrivendo nuovi progetti verso però il linguaggio cinematografico come cortometraggi e documentari. Il videoclip infatti è un mondo a volte limitante per la scrittura cinematografica, assente di dialoghi e di una durata sempre molto limitata.
Cosa consiglieresti a chi volesse intraprendere un percorso lavorativo come il tuo?
Come per ogni lavoro, essere competenti è la strada giusta per iniziare a lavorare bene. Nella regia le competenze sono molteplici, non solo quelle tecniche, ma anche quelle culturali e letterarie credo siano il migliore approccio. Studiare filosofia, storia dell’arte, sociologia è per me tanto importante quanto approcciarmi con analisi e studio del cinema e delle tecniche di ripresa. La formazione non avviene solo attraverso Scuole di Cinema, che personalmente non ho frequentato, ma dallo studio approfondito e una curiosità personale indispensabile per la vita.