Riccardo Sinigallia è per me uno dei cantautori italiani più degni di nota se pensiamo agli ultimi anni di musica. Un’anima rock miscelata ad un’anima sensibile che è capace di emozionare chi l’ascolta fin dalle prime note. Non si può rinchiudere in definizioni la sua musica e proprio questo la rende unica e rara.
L’ho incontrato in occasione del Biografilm Park a Bologna ed è stato come scambiare quattro chiacchiere al bar con un amico di vecchia data. Così ti fa sentire Riccardo Sinigallia quando ti spalanca le porte del suo mondo interiore e ti fa quasi dimenticare di essere lì per un’intervista. Si sente e si percepisce che ciò che scrive è frutto di esperienze personali e di un complesso mondo artistico ed umano. Ecco cosa mi ha raccontato per gli amici delle Rane.
Guarda qui l’intervista video a Riccardo Sinigallia
Ciao Riccardo, mi piacerebbe partire da una definizione. Oggi la musica è sempre più fluida e sfugge anche a determinate classificazioni, ma tu per me e non solo per me, sei uno dei cantautori italiani degno di essere chiamato tale. Cosa vuol dire per te essere un cantautore nel 2019?
Io mi sono sempre sentito un autore che autoproduceva le proprie canzoni, penso che le categorie siano sempre molto pericolose perché assumono degli schemi rigidi. Oggi un artista che scrive e si autoproduce è già degno di interesse, è artefice totalmente di ciò che fa e come nella pittura, nella letteratura e nell’architettura è una persona che con la sua opera arriva direttamente al pubblico.
“Niente mi fa come mi fai tu” è una dedica d’amore niente affatto banale. Come si fa oggi a parlare di questo sentimento senza cadere in un clichè o in cose già sentite?
Per ma la differenza la fa sempre la corrispondenza tra chi fa una cosa e la cosa stessa. Quando c’è l’incontro tra queste due cose, non c’è banalità. Ognuno di noi è unico e se è sincero, anche usando parole semplici o prevedibili riesce comunque ad esprimere una manifestazione d’amore che ha ragione d’esistere. I clichè li sento quando qualcuno fa qualcosa con il presupposto del clichè dentro, usando più cervello che soul (quella che per me è la reale urgenza di comunicare).
Negli anni hai costruito un rapporto intimo con il tuo pubblico, le persone che vengono ad ascoltarti live, hanno secondo me, una certa attitudine all’autenticità e alla sensibilità. Quando sali sul palco ti senti in dovere di lanciare un messaggio specifico attraverso la tua musica?
Non ho mai sentito la necessità di enunciare un messaggio perché non mi sento una persona autorizzata ad insegnare qualcosa..mi risulta difficile pensare che c’è qualcuno che fa il cantante e ha da lanciare messaggi all’umanità. Nel momento in cui fai qualcosa di autentico e sincero, che di partenza è un atto di generosità, può diventare un atto politico a prescindere da quale sia il presupposto. Nanni Moretti dice “ormai basta essere sinceri, per pensare di fare chissà quale atto politico”, la sincerità in sé risulta già essere un atto politico.
Quali sono state le influenze musicali di Riccardo Sinigallia e cosa ascolti quando sei solo in macchina?
Ascolto la musica che circola in questo momento per capire se ci sono cose interessanti, torno poi sempre ai classici quando ho il bisogno di ritrovarmi nello spazio temporale, Joy division per citarne solo alcuni.
Durante la tua carriera hai avuto diverse collaborazioni con altri artisti, c’è una canzone che avresti voluto scrivere tu?
Beh tantissime, l’idea però di scrivere le canzoni di un altro è un utopia perché non potrebbe realizzarsi mai. Quella canzone è bella così perché scritta da quella persona, avrei voluto scrivere “La donna cannone”, ad esempio..
Mi piace molto conoscere la genesi di una canzone, il momento esatto in cui è nata o un fatto a cui si ispira. Ad esempio parlami di “Ciao cuore”…
Hai fatto bene a farmi questa domanda perché è la canzone più complessa del disco essendo un collage di pezzi diversi. Io stesso ho fatto fatica perché non è una canzone che ha avuto un’ispirazione unica, è un inno a quell’istante in cui ho avuto una sensazione potente nata da una relazione immediata, come uno sguardo, che mi ha spalancato emozioni molto forti e pensieri di cambiamento. Il lavoro è stato molto tecnico nella scrittura e nella composizione musicale, è una delle canzoni meno chiare che ho scritto ma per me rappresenta esattamente quello, ho accettato il suo essere così perché rappresenta quella cosa che mi è successa quando ho provato quelle sensazioni così. Ho mischiato un istante con qualcosa che avevo già vissuto e tutto si ricompone in un puzzle emotivo.
Il tuo ultimo disco è uscito nel 2018, quattro anni dopo il precedente. In un’epoca in cui tutti sembrano andare di corsa e anche la musica sembra che debba mantenere dei ritmi frenetici, come si fa a stare in silenzio e come gestisci questa sorta di “ansia” che hanno oggi gli artisti?
Anche a me piacerebbe fare un disco all’anno ma questa esigenza è secondaria rispetto al fare qualcosa che realmente mi convince. Quando so che quello che sto pubblicando mi piace e ha una motivazione, non mi interessa rispettare tempi commerciali. Preferisco proteggere la mia discografia.
Concludiamo con un saluto per gli amici di Le Rane…
Ciao e grazie a voi!
Giulia Perna
Meglio conosciuta come @machitelhachiesto. Salernitana di nascita e bolognese per amore di questa città. Ha conseguito il titolo di Laurea specialistica in Comunicazione pubblica e d'impresa presso l'Università di Bologna. Si definisce "malinconica per vocazione". Da grande vorrebbe osservare le stelle. Crede nella forza delle parole, nella bellezza che spacca il cuore e nella gentilezza rivoluzionaria. Le piace andare ai concerti, mischiarsi tra la gente, sentire il profumo del mare e camminare sotto i portici.