Scarda nasce a Napoli, viva a Roma e tifa per la Juventus. Le sue canzoni sono dei “tormenti” vissuti in prima persona e che messe insieme diventano un “Tormentone“.
Vorrei cominciare dal nome del tuo secondo album “Tormentone” ma è un titolo benaugurante come per il “Mainstream” di Calcutta o semplicemente un po’ di sana autoironia?
Entrambe le cose, di sicuro c’è quell’elemento ben augurante che è molto utilizzato dagli autori del nostro tempo, poi la questione è che per me ogni canzone di questo album è stato un tormento personale e quindi insieme hanno dato vita ad un vero e proprio “tormentone”.
Con Tormentone cosa provi a raccontare?
La tematica più affrontata è l’amore. Che è quella cosa che ti fa stare bene ma soprattutto l’amore che ti ferisce.
La canzone a cui sei più legato in questo disco? E non mi dire per me sono tutte speciali…
No no sono d’accordissimo con te, ogni canzone è bella a modo suo e anche a chi le scrive ha delle preferenze. Però non ti dico quale è la canzone che preferisco, lo sto mantenendo segreto. Ti dico solo che c’è.
Tuo marchio di fabbrica è il suono pieno della chitarra, non ti sei lasciato influenzare dalle mode del momento?
La chitarra mi ha sempre contraddistinto ed è una cosa che per l’appunto possiamo definire il mio marchio di fabbrica. Ho comunque inserito nella mia musica un sound più attuale, ma trovando un giusto equilibrio per non perdere la mia identità.
Io ti ho conosciuto perché hai collaborato alla colonna sonora di “Smetto quando voglio”, tu che hai raccontato con la musica quel film, ma ti senti parte di quella generazione?
Si penso che respiro quel clima dell’incertezza e del precariato. Oggi è difficile diciamo sistemarsi per sempre, anche con il lavoro che faccio è che in Italia quasi non è considerato un lavoro.
Tra il tuo album di esordio e il secondo sono passati 4 anni, cosa hai fatto in questo periodo di vuoto?
Il primo disco non è stato spinto molto bene, quando uscì non se ne parlava molto. Quindi diciamo che in questi 4 anni ho dovuto costruirmi uno spazio facendo conoscere sia me che la mia musica.
Quindi in questi anni ho suonato molto in giro, scrivendo canzoni e aspettando il momento giusto per pubblicare il disco.
Con “I piedi sul cruscotto” hai ricevuto due candidature importanti una ai David di Donatello e una alla Targa Tenco, come hai vissuto quei momenti?
Sono stati momenti importanti ed emozionanti, che mi sono serviti per la mia esperienza. Ed anche se non ho vinto sono soddisfatto per aver vissuto quei momenti.
Nella tua musica molto volte si cade nella malinconia, vivi con il rammarico di qualcosa che poteva andare in modo diverso?
No in realtà, quando ho scritto queste canzoni erano per me momenti passati. Ho immagazzinato bene quelle sensazioni e ho provato a raccontarle a modo mio.
Con questo secondo album, come sta andando?
La situazione è interessante, sia ai concerti dove si crea una bella empatia con il pubblico sia gli ascolti che stiamo facendo, poi ho sempre Instagram intasato e queste cose sono molto belle.
Ti ho visto anche molto social, si sta creando anche un fanclub di scardini
Si mi sono appassionato ad Instagram sia perché mi mette porta vicino a chi mi segue, sia perché per me è bello vedere tutto questo entusiasmo intorno alla musica.
Comunque ho letto che sei nato a Napoli e poi trasferitoti a Roma. E quini tifi per il Napoli o per la Roma?
Domanda difficile, perché comunque tifo per la Juventus.
Male molto male, allora non ti chiedo chi vince il campionato
Meglio di no (ride)
Un saluto Scardoso per Le Rane.
Saluto i lettori delle Rane, soprattutto chi mi ha scoperto attraverso le Rane e quindi ringrazio tutte “Le Rane”.