Ho ascoltato l’album di Bucha in anteprima, come sempre ero al pc con le mie cuffiette, da lì è stato amore a primo ascolto ora aspetto il 29 Maggio per cantarlo in pubblico con voi.
Ho avuto il piacere di ascoltare “Alla fine volevo solo pagare una cena a mia madre” è un lavoro che mi ha colpito e mi è entrato in testa come un trapano.
Ti ringrazio molto è sempre importante quando una persona apprezza ciò che fai. Questo progetto nasce circa due anni fa, diciamo che abbiamo buttato giù le fondamenta creando un po’ di singoli, ero molto vicino al rap ed hip pop con dei beat classici, tutto molto elettronico. A quel punto io non ero pienamente soddisfatto. Un po’ per caso ho cominciato a lavorare con Xavier Pompelmo e abbiamo riiniziato tutto da capo, mantenendo la mia anima ma dando un nuovo vestito a quei brani. Direi che è stato un processo di ricollocamento, che ci ha portato a questo album. Un ibrido tra quello che ero prima e quello che vorrei diventare.
La collaborazione con Xavier Pompelmo è molto marcata nel tuo album, hai detto che è nata un po’ per caso come ha avuto inizio?
Banalmente come tante cose oggi questa relazione musicale nasce sui social, ci siamo incontrati per la prima volta quando sono andato al suo studio, che poi dire studio (ride) era uno studietto amatoriale, ma è stato un posto importante. Gli ho fatto ascoltare qualcosa e ci siamo messi a lavorare per bene, all’inizio l’entusiasmo ci ha dato una bella spinta poi ovviamente abbiamo rallentato cercando di perfezionare tutto.
La maggior parte di questi brani è da tanto tempo nelle tue cuffiette, li trovi ancora attuali?
Parlo di cose e di momenti che per me sono passati e quindi da questo punto di vista non sono più attuali, ma il bello per me è che mi fanno rivivere quei momenti e mi rispecchio in quello che canto. Quei brani sono parte di me.
Andando a sentire le tue vecchie pubblicazioni ho notato che c’è una sorta di svolta cantautorale.
Questa cosa è stata sempre una mia forza, sono cresciuto tra il cantautorato ed il rap e il mio progetto li racchiude quasi per necessità, cerco di camminare su quella linea sottile che c’è tra questi due mondi.
Ho notato questo , dal fatto che ascoltando l’album mi è sembrato di essere in una scatola di ricordi, una di quelle che un po’ tutti noi abbiamo sotto il nostro letto, ecco tu la pubblichi su spotify. Che effetto fa?
Di liberazione, quando fai musica le tue sensazioni le trasmetti al pubblico con l’aiuto della musica. La mia vittoria è che nella mia musica ci si ritrovi qualcuno. Spero che arrivi a più gente possibile per far vincere il progetto, ma la mia vittoria personale è arrivare anche ad una sola persona.
Su questo album vi stai lavorando da due anni, nel frattempo hai scritto altro immagino.
Si sto scrivendo, per me questo album è l’inizio di qualcosa, un po’ come un treno che parte. Nel frattempo sto già buttando giù cose nuove, questa estate sarò diviso tra studio e tour ed in inverno spero di farvi sentire qualcosa, magari vi piace.
Lo so che ogni canzone per un’artista è come un figlio, ma ci sarà una a cui sei più affezionato.
C’è qualcosa che mi affascina in ogni brano, tutte hanno il suo perché. Una menzione speciale la posso dare a due in particolar modo.
Rivoluzione è il brano a cui sono più legato racchiude uno spaccato della mia vita che mi ha segnato molto, mentre Capodoglio mi piace perché è un brano scritto molto bene e scrivere quel brano a 21 anni è stato importante, proprio dal punto di vista lessicale e di ciò di cui volevo parlare.
Di solito questa è una domanda che si fa all’inizio ma me la sono conservata, ci spieghi il nome di questo album?
È nato proprio da un’intervista dove mi chiesero quale fosse il mio obiettivo e mi venne spontaneo dire che mi sarebbe bastato offrire una cena a mia madre, mi è piaciuto e ci ho intitolato un album.
E alla fine ci sei riuscito a pagare una cena a tua madre?
Non ancora, aspettiamo che esce l’album e vediamo a seconda di come va cosa riesco ad offrirgli, speriamo bene voglio regalargli qualcosa di speciale.