“Supra (prima parte)” di Verano: verso la superficie e oltre
Un soggetto di Edward Hopper ma con le pennellate di Monet, un Sari di mille colori e specchi che sopravvive al progresso, una Giuditta che ha messo insieme i (suoi) cocci ed ora ha lo sguardo fiero, è intera. Le stelle e il mare, i muri bianchi, i film. Sono caratteri, sfumature di personalità che prendono vita nelle canzoni, elementi parlanti che fanno da paesaggio ad incertezze e paure, a rinascite e nuove consapevolezze.
Supra (prima parte), uscito il 13 aprile scorso, segna il ritorno di Verano a distanza di 4 anni da Panorama: un album che per sonorità e composizione ci riporta alle origini della sua carriera musicale arricchita dall’evoluzione costante della persona e dell’artista. I chitarroni “alla St. Vincent” e le ballad malinconiche ci portano sovente nel vissuto di Verano, che preferisce seguire il flow del momento, senza imposizioni dettate da etichette o metodi prestabiliti. Un lavoro che nasce con 3 canzoni, ma che, come la materia, si modula seguendo le sinuosità della vita, insieme a lei, per lei.
Perché “lavorare con purezza e senza regole, portando in superfice le parole e la musica” è il vero privilegio, ci dice Anna. Così come la sperimentazione e il processo artistico, lasciati liberi di contaminare l’esistenza artistica (e non solo) di Verano e guidarla verso nuovi orizzonti sinfonici e narrativi.
Mentre aspettiamo la seconda parte di Supra (ma anche la terza e la quarta e così via), le abbiamo fatto alcune domande sul disco e su come nasce e si svilupperà il suo prosieguo.
Che cosa significa “Supra (prima parte)” e cosa rappresenta per te questo album?
Supra è un termine che viene usato sia per indicare qualcosa che può contribuire a tirarti su (in farmacia) sia per indicare qualcosa che arriva in superficie: racchiude perfettamente il tipo di percorso che sto facendo in questo frangente con la mia musica. Ancora una volta, mi ha salvato e mi ha letteralmente tirato su, e lo ha fatto chiedendomi di sperimentare in modo diverso: portando in superficie, ogni circa 3 mesi, le cose che ho dentro e cristallizzandole in piccoli episodi che comporranno Supra anche per evitare le logiche classiche che stanno dietro a un disco lungo e che a volte finiscono per cannibalizzare il processo artistico.
In “Armatura” canti che “una notte d’estate vale tutto l’inverno e una stella che cade sposta tutti i contorni”. Mi sento come se questa frase (così come “se butti l’ancora ti sto vicino”) mi appartengano profondamente e temo di essere indelicata nel porti questa domanda, quindi se la vuoi saltare lo posso capire: hai imparato ad amarl*? E se sì, è stato per la stella che ha reso sfocati i confini o sei tu la stella?
Mi fa piacere leggere queste parole perché credo che “Armatura” sia stato un grande dono anche per me. È come se l’avessi scritta in trance, e ho sempre pensato che avesse qualcosa di ancestrale nelle parole, come se quelle parole fossero uscite a me ma fossero letteralmente sparse nelle sensazioni di tutti. Ho imparato ad amare me stessa, e a mettere a fuoco le stelle giuste nel frattempo.
Come mai hai deciso di dividere il tuo lavoro in più parti?
Perché non volevo farmi carico delle logiche di un’opera lunga, che ti incanalano per forza di cose in ragionamenti di convenienza sul balance del disco e – forse – ti tolgono il lato più crudo e vero della sperimentazione artistica. Io non so cosa uscirà dalla somma dei Supra, la mia regola è di iniziare a scrivere la parte successiva appena esce quella precedente. Credo sia un grande privilegio poter lavorare così, con purezza e senza regole se non quella di portare in superficie le parole e la musica.
Su “Bianca” ho avuto un piccolo shock quando ho sentito la chitarra, un crepitio, non me l’aspettavo. Cosa ti sei portata a casa dall’esperienza di “Panorama” e come ti senti adesso?
La fatica 🙂
Panorama è stato un disco lungo e complesso, ci sono dentro delle canzoni meravigliose a cui dovrò per tutta la vita dire grazie. Volevo però tornare a un suono più simile al mio primo lavoro, e se non fosse abbastanza chiaro volevo far capire a tutti il mio fanatismo per St. Vincent con questi chitarroni!
Con “Film” le sensazioni dentro me hanno preso una forma più precisa, 3 canzoni come piccoli short movies, una storia con mille strati, ad ogni ascolto un dettaglio in più. Cosa succede adesso? Ti vedremo in tour? Ci puoi dare qualche anticipazione su “Supra (Seconda Parte)””?
Non farò subito un tour perché vorrebbe dire portare in giro i brani precedenti a Supra, e invece vorrei che Supra fosse un racconto anche dal vivo. Per questo aspetterò che sia uscito almeno Supra (Seconda Parte) su cui sto lavorando proprio ora. Sto scrivendo e mi sto facendo molto contaminare da esperimenti e persone molto distanti dal mio stile, credo che questo possa portare un nuovo livello di esplorazione della mia scrittura.
Verano non ha perduto quella curiosità bambina con cui ci racconta il suo mondo, bensì è cresciuta e l’ha (ri)trovata in una nuova forma, affinata e affilata. L’antipasto della prima parte di Supra ne è una prova: tre pezzi a gettare le basi per un viaggio che si compone da solo durante la sua percorrenza e che promette passeggiate in luoghi inesplorati, insolazioni rock e navigate tra abissi e ninfee.
Altro su Verano, leggi qui