Secondo la nostra redazione tra i 12 Migliori dischi d’esordio italiani del 2021, subito in coda a Blanco e Madame, c’era svegliaginevra con “Le Tasche bucate di felicità”. La definivamo a fine 2021 come un’artista promettente, introspettiva e con una voce pacata, che si prendeva spazio senza il bisogno di urlare. A qualche mese dall’uscita di quell’articolo (leggilo qui), il 22 aprile, è stato pubblicato il suo secondo disco “Pensieri sparsi sulla tangenziale”, che ci conferma ancora una volta quello che avevamo votato come promessa.
Se prima svegliaginevra ricercava felicità quando scriveva, adesso mette in musica un brainstorming sonoro di pensieri che viaggiano musicalmente in una raccolta di 10 brani. Un po’ una Nutini al femminile un po’ stile Zero Assoluto, un po’ itpop che tratteggia i contorni di un’intera generazione nel suo secondo album.
svegliaginevra tutto minuscolo e tutto attaccato come cmqmartina, la sua compare di team, spicca come promessa dell’indie nel portafoglio de La Clinica Dischi. “Pensieri sparsi sulla tangenziale” è un auto ammonimento verso un’artista che si definisce un po’ creativa, un po’ pigra e con la testa nel suo mondo e un po’ distratta ma che si risveglia attraverso la bella musica e le parole.
Le sue canzoni popolano le nuove playlist di Spotify, tra cui Equal, che raccoglie i brani delle nuove cantautrici emergenti.
Come tutti i brainstorming, se fatti in gruppo, aiutano più facilmente a raggiungere il risultato, non per questo, nel suo viaggio, svegliaginevra si è fatta accompagnare musicalmente da Zero Assoluto, cmqmartina, M.E.R.L.O.T e CIMINI.
Ecco come ce l’ha raccontato:
Presentaci un po’ il tuo disco. Da che esigenze è nato e da che influssi musicali e di vita deriva?
“Pensieri sparsi sulla tangenziale” nasce, come il primo, dalla voglia di esprimere i miei pensieri con la musica. Questa volta, ho voluto mettermi più in gioco su nuove tematiche, esplorando nuove parti di me e nuovi stili musicali che negli anni ho sempre ascoltato. Lo considero un viaggio, ogni canzone ha un modo diverso di dire quello che penso, che ho vissuto nell’ultimo anno come il tour del primo disco e i posti nuovi che ho visto e le persone nuove che ho incontrato e mi hanno ispirato nella scrittura.
Il titolo del disco, “Pensieri sparsi sulla tangenziale”, cosa sta a significare e come raccoglie tutto il disco?
Ogni canzone è un pensiero, mi piaceva il concetto del viaggio. “Pensieri sparsi sulla tangenziale” è una frase tratta dalla traccia CALMA, amo prendere una frase dalle canzoni che poi diventa il titolo, l’ho fatto anche con il primo perché “Le tasche bucate di Felicità” è una frase tratta da “La moda di fare cazzate”.
Secondo me, esprime bene quello che volevo intendere. Come quando sei in viaggio e guardi dal finestrino queste immagini che scorrono mentre pensi, sogni e canti le canzoni alla radio. Mille pensieri, diversi tra loro, che alla fine li ho raccolti in un unico disco.
“Musica musica serve per stare bene serve per stare male”. È vero, c’è una scia di malinconia nelle tue canzoni ma il format crea talmente tranquillità che se dovessi dare un titolo a una playlist con le tue canzoni, sceglierei “Comfort zone”. Era questa la sensazione che avresti voluto creare?
Secondo me, questa cosa che dici è la conseguenza del mio modo di essere e di parlare, di base sono molto tranquilla e pacata. Ma anche conseguenza degli ascolti di dischi e artisti che preferisco che hanno un modo molto dreaming di cantare come se la voce fosse uno strumento e parte integrante dell’arrangiamento. Mi piace che arrivi quella sensazione comunque.
Sei l’esempio che anche con serenità e senza troppo urlare, si può essere empatici nel trasmettere pensieri intensi. In che direzione musicale vuoi andare e nel panorama musicale dove e vicino a chi ti collocheresti?
Non so ancora bene dove voglio andare, per ora mi lascio semplicemente trascinare da quello che voglio dire e dal modo in cui voglio dirlo. Mi piacerebbe evolvermi e mettermi sempre più in gioco. Non riuscirei a collocarmi in un genere specifico, ma oggi è davvero impossibile farlo. Siamo contaminati e influenzati da tutto quello che c’è stato negli anni precedenti e forse questa è tra le cose più della musica di oggi, abbiamo gli strumenti e le informazioni per fare quello che vogliamo senza limiti.
So che sei stata in Australia, una canzone in particolare che è frutto e parla di quel periodo? Nei tuoi progetti c’è l’idea di creare un concept album incentrato sulla vita australiana?
Si, ho vissuto li un paio d’anni dopo l’università. Non so se un giorno scriverò un disco sulla mia vita australiana ma posso dirti che “senza di me” l’ho scritta a Melbourne, qualche mese prima di tornare in Italia.
Fai parte di una delle nuove cantautrici donne della musica italiana. Perché il ruolo della donna è sempre in minoranza anche nel mondo musicale? Ho quasi l’impressione che le donne per emergere siano costrette sempre a puntare sul non plus ultra di creatività rispetto agli uomini.
Si. È una tematica molto delicata e bisogna sempre trattarla nel modo giusto. Io posso dirti, da donna, che sicuramente è stato sempre molto difficile emergere anche solo per il fatto che la società è abituata male. Statisticamente gli uomini che fanno musica sono sempre stati in maggioranza. Questo ha comportato una sorta di pregiudizio nei confronti delle donne che invece scrivono canzoni, producono e suonano ai concerti.
In Italia, in particolar modo, la donna è stata sempre considerata più credibile come interprete (questo vuol dire che la società fa fatica a credere, purtroppo, che una donna possa creare, produrre, dire ed esprimere concetti e sentimenti). Ma le cose stanno cambiando. Noi che viviamo in questa epoca, abbiamo la fortuna di poterci prendere lo spazio che meritiamo, combattendo sempre, ma possiamo farlo.
Siamo solo all’inizio, è un percorso lunghissimo, ma già Spotify ci sta dando una grandissima mano (vedi la playlist Equal e gli incontri che organizza tra artiste donne). Dobbiamo farci forza ed ambire alla parità di diritti, ognuna di noi ha bisogno di credere che un giorno verremo giudicate per la nostra musica e non per il solo fatto di essere donne.
Parlami un po’ di come è nato il rapporto con La Clinica Dischi e i tuoi featuring più importanti. Con quali altri artisti in futuro vorresti collaborare?
Ho conosciuto La Clinica Dischi al mio ritorno in Italia. Hanno ascoltato alcune mie demo e da lì è nato tutto. Sono la mia seconda famiglia adesso.
I feat dei dischi sono la conseguenza naturale dell’amicizia con artisti che stimo moltissimo. Sono collaborazioni nate dalla voglia di fare musica insieme e il risultato è che ogni canzone riesce a tirar fuori l’essenza di ognuno di loro insieme alla mia. Mi piacerebbe lavorare con troppi artisti, mi piace veramente tanta musica per fortuna. Tra i miei sogni ci sono Samuele Bersani, Daniele Silvestri, Carmen Consoli e Nada.
Hai in programma date estive?
Assolutamente si. Con Locusta abbiamo annunciato le prime date di questo tour estivo. Non vedo l’ora di viaggiare in giro per l’Italia insieme alla band che suona con me dal primo tour, i miei fantastici compagni di viaggio. Soprattutto questo disco, quando l’ho scritto già immaginavo di suonarlo live. Alle prove ho quasi pianto dalla gioia di sentire le canzoni prendere vita.
Spero di ritrovarci presto! …e noi non vediamo l’ora di vederla sul palco a:
Nerviano (MI), BIg Beng Music Fest, 3 giugno
Cagliari, Ateneika, 9 giugno
Salzano (VE), Summer Park Salzano Festival 18 giugno
Noci (BA), Coopera Village, 8 luglio
Fucecchio (FI), Reality Bites, 9 luglio
Firenze, La Limonaia di Palazzo Strozzi, 13 luglio
Piacenza, TBA 16 luglio
Roma, Villa Ada, 21 luglio
Claudia Verini
Sinologa e Musicista. Made in Umbria, ma vivo altrove. Lavoro nella moda, ma solo con la radio in sottofondo. Devo avere ogni giorno qualcosa da raccontare, tant'è che mi piace viaggiare fisicamente e mentalmente. La Sinestesia è la mia figura retorica preferita.