Tananai e l’amore nei piccoli boati, da ascoltare e riascoltare
La quiete prima della tempesta. Il nuovo disco di Tananai somiglia ad uno stato d’animo di placidità e calma apparente, mentre tutto intorno regna il caos. Contemporaneamente però vi è un’evoluzione, e dalla confusione alla fine si esce, lentamente e un po’ ammaccati, ma si esce. Musicalmente parlando, Alberto Cotta, cantautore e producer, varca la porta dell’indie-pop con Piccoli Boati, un EP di sei brani, originali e incisivi, da ascoltare e riascoltare per ore.
Noi abbiamo avuto la fortuna di intervistare Tananai, parlando con lui del suo lavoro, della scrittura e della vita da cantautore e producer. Inoltre, alla fine dell’intervista, trovate anche qualche consiglio di lettura e ascolto, utile in tempi di quarantena.
Piccoli Boati racconta delle varie fasi di un periodo particolare della tua vita. La fine di una relazione e il suo superamento. Com’è stato il processo di scrittura dei brani? Sono stati scritti momento per momento o sono il frutto di una recente elaborazione?
Sono tutti stati scritti nel momento stesso in cui sentivo le sensazioni di cui parlo nei brani. Ho usato la scrittura per una necessità quasi terapeutica, più che per la voglia di scrivere una canzone.
Ho ascoltato 10K scale almeno dieci volte di seguito. Ci sono molti elementi interessanti, dal name dropping alla citazione di Montale, all’intensità del testo. Ce ne parli un po’?
Ahah, il name dropping è stato qualcosa di forte anche per me, in molti mi hanno chiesto: “Ma sei sicuro di volere citare la tua ex?” e in realtà non ne ero sicuro neanche io, semplicemente il testo è uscito così, in maniera spontanea e quindi ho voluto rispettarlo.
Ero molto arrabbiato quando l’ho scritto, e credo si percepisca abbastanza. Per quanto riguarda la citazione di Montale, è uscita anche quella in maniera molto naturale dal subconscio dell’Alberto delle scuole medie ahah.
Ho apprezzato molto la struttura del Disco, si percepisce un ordine temporale nel susseguirsi dei pezzi e l’effetto narrativo ne risente positivamente. Con che criterio hai deciso l’ordine?
Ci hai azzeccato in pieno! Sono cronologicamente ordinati in base al periodo in cui li ho scritti.
Descrivi situazioni molto personali, ma che hanno delle connotazioni universali in cui tutti possiamo immedesimarci. Conta di più la spontaneità o lo studio, dietro al tuo lavoro musicale?
Contano entrambe , solo che se sei un ragazzo di 24 anni come me alla sua prima esperienza con la scrittura, credo sia più giusto essere sinceri e spontanei. Così ho optato per essere un po’ ingenuo ma sincero.
Poco tempo fa è uscito il video di 10K scale, con scene che spaccano nel vero senso della parola. Un paio di mesi fa invece la clip di Giugno. Entrambi molto particolari e che ti vedono protagonista in parti non convenzionali. Quanto conta per te la parte visiva del progetto? A chi ti affidi?
Conta tantissimo, sono molto fortunato ad essere seguito dai miei amici, con cui sono libero di essere me stesso e con cui mi trovo molto bene dal punto di vista artistico. Ci sentiamo liberi di sperimentare e di ascoltare le idee di ognuno all’interno del team. Vogliamo prima di tutto fare qualcosa di bello, e non è sempre così facile trovare persone che mettano al primo posto la riuscita di un concetto, piuttosto che il guadagno.
Vieni dal mondo dell’elettronica, e in quanto producer, immagino che il tempo passato in studio sia per te molto importante. Chi ti aiuta a curare le parti strumentali?
È decisamente importantissimo, per questo disco è stata fondamentale la presenza del mio amico, chitarrista, collaboratore e coinquilino Wolf, che ha preso parte a tutta la realizzazione dell’EP. È un chitarrista fantastico, peccato che puzzi.
Come vivi invece la dimensione del live? Com’è andata allo Sziget la scorsa estate?
La risposta è simile a quella riguardante la parte visiva. Dal momento che la mia band è composta da amici, ci divertiamo sempre quando siamo sul palco, SEMPRE. Per quanto bene o male possa andare il concerto, e credo che questo si percepisca quando vieni ad un nostro live.
La partecipazione allo Sziget la considero una delle esperienze più belle della mia vita. È stata la prima volta che sono andato oltre i confini nazionali a suonare, ed è stata una delle prime grandi soddisfazioni che questo progetto mi ha portato.
C’è qualche artista emergente che consideri interessante, nel panorama musicale italiano?
Mi piace un sacco Leon Faun, se si può definire “emergente”.
Periodo di quarantena, purtroppo. Ci consigli un disco, un film o un libro per passare il tempo?
Disco: “Salvador” di Sega Bodega
Film: Victoria di Sebastian Schipper, è un piano sequenza integrale di 2 ore e 10 minuti, realizzato senza alcun taglio. Oltre che essere una grande prova tecnica, è pure un gran bel film.
Libro: mi piace tantissimo Ammanniti, vi consiglio “Ti prendo e ti porto via” perché fa riflettere, ma sa anche divertire per la sua leggerezza.