Un tuffo nelle profondità dell’universo di Bais

Essere soddisfatto ed innamorato delle sue canzoni, è questo quello che Luca Zambelli, in arte Bais, voleva dall’inizio ed è proprio questo che si avverte ascoltando i pezzi del suo EP di debutto, Apnea: passione, attenzione, cura, trasporto, bellezza.

Il titolo richiama perfettamente l’atmosfera sospesa in cui ci si immerge ascoltando le cinque canzoni, tra le quali troviamo anche una collaborazione più che riuscita con Tatum Rush, Alghe, in cui si uniscono e si fondono in maniera impeccabile ed armonica i caratteri artistici dei due musicisti. Influenze d’oltreoceano e del buon cantautorato italiano, sound delicato, metafore, dimensioni distanti, processi creativi dei brani e dei video legati all’improvvisazione e alle sensazioni più che a delle regole scritte e meccanicamente eseguite: il primo ep del cantautore milanese diventa così interessante, coinvolgente, internazionale, spontaneo e lontano dal resto.

Gusto R&B negli arrangiamenti, raffinati e dai molti colori: chitarre, synth e fiati si intrecciano con maestria a supporto di testi mai banali. L’artista si immerge così all’interno delle proprie sensazioni, alla scoperta di nuovi universi, unendo il tema del tempo a quello del respiro. I pezzi di Bais hanno la capacità di togliere il fiato ed è per questo che abbiamo voluto parlare con lui per saperne qualcosa in più.

Bais – Apnea [Ascolta Qui]
Iniziamo così: chi è Bais, da dove viene e dove è diretto?

Bais è un pescatore di note e parole, è una parte di me che viene dalle montagne ed è diretta lungo un fiume verso il mare.

Pur parlando anche di città, azioni quotidiane, persone, Apnea ci fa allontanare dalle  cose concrete e materiali, sia grazie ai testi che al sound delicato che accompagna tutti i pezzi, trasportandoci in una dimensione eterea. Non è semplice e puoi considerarlo già un successo: c’era anche questo tra gli obiettivi quando hai deciso di pubblicare l’ep?

Ti ringrazio! Ho sempre avuto la tendenza ad astrarre e sintetizzare le cose, per cercare di digerirle e capirle meglio forse. Penso che in un qualche modo si rifletta anche sulla musica che faccio. A volte il voler andare a fondo, analizzando le cose da vicino, ci fa allontanare e ci proietta in uno stato di sospensione. Non avevo nessun tipo di obiettivo prestabilito con questo Ep. Non mi interessa nient’altro che la musica, l’unica cosa che volevo era essere soddisfatto ed innamorato delle canzoni, senza nessun “rimpianto”.

In Apnea ogni canzone si sposa perfettamente con la successiva, e tutte seppur diverse portano il tuo tocco già riconoscibile, non facile per un debutto. Raccontaci un po’ come sono nate: tutte in un periodo o c’erano pezzi che avevi conservato aspettando il momento giusto? Ispirato dalle stesse situazioni o scritto in stati e sensazioni diverse?

Sono nate tutte nel lasso di tempo che va dall’inizio della quarantena all’inizio dell’estate. Alcune sono nate da alcune session che ho fatto con Fractae (Paolo Caruccio), il produttore con cui ho lavorato al disco, altre invece da idee che mi frullavano per la testa da qualche tempo.

Sono contento perché sono riuscito ad avere un approccio diverso dal solito, più istintivo e meno ragionato, soprattutto sui testi: ho lasciato che la musica mi accompagnasse a trovare le parole giuste. Certe canzoni le ho finite di scrivere sugli scogli, mentre ero in vacanza in Puglia.

Vudù in particolare è una canzone tra Milano e il misticismo, tra la passione e la dipendenza. Com’è nata?

È nata in una delle prime session con Paolo. Tutto è stato molto veloce ed istintivo, è come se la canzone già esistesse in un universo parallelo e tentasse di suggerirci le note e le melodie per manifestarsi anche qui. È stata una vera jam in cui entrambi tiravamo fuori un’idea a testa, la registravamo buona la prima, fino a che ci siamo accorti che c’era qualcosa di interessante.

Bais
Ti sentiamo già parte di quella scena italiana sempre più interessante che sta  fondendo elementi della musica d’oltreoceano con il cantautorato, in cui inseriamo, per esempio, Venerus. Da dove viene questa tua propensione all’internazionalità?

Ho sempre ascoltato tanta musica inglese fin da piccolo, poi fino a poco fa suonavo in una band (Zebra) in cui cantavo in inglese. La propensione all’internazionalità forse deriva dal mio desiderio di arrivare alle orecchie di tutti, vorrei che la mia musica andasse oltre i confini imposti dalla comprensione della lingua in cui canto. A volte non capire le parole non è un limite ma un’opportunità di vagare ancor di più con la mente libera, trovando nuovi significati non letterali.

La collaborazione con Tatum Rush è stata una scelta perfetta visto il risultato finale: Alghe è infatti un pezzo che unisce e fonde in maniera impeccabile i vostri due caratteri artistici e le vostre singolarità. Com’è avvenuta la scelta, com’è nato il pezzo e com’è stato lavorare con lui?

Il pezzo è stato il primo del disco nato in una session con Paolo poco prima del lockdown. Da subito ho pensato che fosse il pezzo giusto e più adatto ad un feat. Ho molta stima nei confronti di Tatum Rush, ha un modo tutto suo di scrivere e creare immagini potenti ed eleganti allo stesso tempo. Lavorare con lui è stato molto easy, gli ho mandato la pre-produzione del pezzo dandogli giusto un paio di indicazioni sull’atmosfera generale che volevo comunicare e dopo poco mi ha inviato il suo intervento nell’outro. È stato facile, mi è subito piaciuto, soprattutto perché ha completato con stile l’immaginario della canzone e gli ha dato un tocco alla Wes Anderson 🙂

Quali altri artisti italiani o stranieri senti vicini a te e con chi ti piacerebbe collaborare in futuro?

Ce ne sarebbero così tanti con cui vorrei collaborare, quando ascolto un artista penso sempre a come sarebbe suonare e improvvisare qualcosa assieme. In Italia ti direi Venerus, Joan Thiele e Andrea Laszlo De Simone. All’estero Connan Mockasin, Blood Orange e Steve Lacy.

Immagino che partecipare attivamente al videoclip di una canzone ti aiuta a creare e a condividere meglio tutto quello che hai in testa e che vuoi farci arrivare. Dopo l’esperimento riuscitissimo di Milano, pensi di voler lavorare in prima persona ad altri tuoi videoclip?

Certo, come per “Milano“, in questo momento sto lavorando di nuovo con il mio amico Lorenzo Marzi al nuovo videoclip. La cosa bella è che ad entrambi piace lasciare spazio alla magia del momento ed agli imprevisti, ci divertiamo come pazzi.

Abbiamo aspettato la fine ottobre per la pubblicazione dell’Ep… e ora cosa dobbiamo aspettarci?

Sarebbe bellissimo aspettarsi un tour ma in questo momento forse l’unica cosa da fare è avere pazienza. Vista la situazione difficile io mi rinchiudere subito a scrivere nuove canzoni.

Marika Falcone

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