Valentina Polinori, “Trasparenti”, un progetto ricco di sfumature
“Trasparenti” è il secondo Album di Valentina Polinori, artista romana che nel suo nuovo progetto ha deciso di mettersi in gioco con le regole dell’introspezione. In che modo? Raccontando paure e riflessioni, con toni delicati ma potenti, con sonorità elettroniche senza rinunciare a un tocco di ermetismo. Ascoltando l’album si percepisce un malcelato senso di smarrimento nelle strade ventose del proprio io che, come un bosco, può essere un luogo confortevole o forse anche insidioso.
Non lasciatevi ingannare dal titolo, “Trasparenti” è un progetto ricco di sfumature e interpretazioni: l’artista infatti ha lasciato un ampio margine di immedesimazione nei suoi brani, che sia una scelta azzardata per dei testi così personali? Agli ascoltatori l’ardua sentenza; certo è che si tratta di un album emotivo, ovvero che smuove qualcosa in chi si rende spettatore di un racconto leggero e profondo allo stesso tempo.
“16 Vasche” è il brano con cui inizia questo racconto, ma non si tratta di un testo dall’interpretazione univoca. Cosa hai voluto esprimere?
È un brano arrabbiato, un misto fra rancore e dispiacere. Anzi, proprio incazzato (ride, ndr). In origine il titolo del brano era “Invettiva”, ma poi mi è sembrato un titolo un po’ aggressivo e così ho cambiato.
“Mi sono perso in un bosco”: cosa rappresenta il “Bosco”?
Il bosco rappresenta l’idea di perdersi dietro a qualcosa o a qualcuno. Lo smarrimento di quando vuoi trovare il punto della situazione ma ti rendi conto di aver proseguito per un po’ senza aver trovato davvero la giusta direzione.
I tuoi testi sono molto “narrativi”. Per esempio, “Camilla” evoca atmosfere un po’ fiabesche. Ma esprime un senso di disillusione. Quindi il principe non esiste?
Non so rispondere ancora! Per ora conservo il dubbio, ma speriamo che esista! Il brano non è in prima persona, lascio la libera interpretazione. In ogni caso possiamo dire che Camilla è un brano pessimista.
Il tuo album si intitola “Trasparenti”. Nel tuo immaginario musicale, hai associato un colore a questo titolo?
Che bella domanda! La scelta della copertina, in giallo, era abbastanza pertinente, volevo un colore leggero e allegro il più possibile per rendere il concetto di trasparenza. Quindi, un colore pastello tenue tra il giallino e il verdino.
So che hai seguito un percorso accademico parallelo alla musica. Come è possibile conciliare quest’ultima con la professione di insegnante?
Non è estremamente difficile poiché si tratta di due lavori con tempistiche diverse. La difficoltà è stata un po’ la stanchezza nel dover gestire entrambi, ma fino ad ora ci sono riuscita e spero di continuare con tranquillità! Certo, a volte mi sono divisa in quattro per seguire tutto. Nella musica c’è passione che rende tutto più facile.
Sei una musicista professionista. Domanda tecnica, tonalità preferita?
(Ride, ndr) Non ho una tonalità in particolare. In termini di tempo, mi piace molto il 6/8. Definire la tonalità è un po’ difficile perché non ragiono quasi mai in tonalità. Sono una musicista ma non sono così tecnica. A volte queste cose le studio dopo, ecco.
Questo è un segno di spontaneità nella composizione! Invece per quanto riguarda il palco, ci descrivi un tuo live in tre aggettivi.
Allora, come dicevamo, spontaneo, Emotivo e provo a renderlo accogliente.
Concludiamo con un aneddoto inedito!
In realtà mi è piaciuta la domanda sul colore perché a volte associo un colore alle canzoni. È stata una domanda pertinente al mio mondo.
Allora ti chiedo un’associazione tra un tuo brano e un colore.
“A uno in 3” un brano celestino lilla, a metà. Un po’ tutti i brani hanno un colore per come li immagino nella mia testa!
ph. Cristina Coral