Ha debuttato a novembre 2019 con “Moschino_01” ed è la new entry nonché unica voce femminile della famiglia di Maciste Dischi: si tratta di VV, cantautrice e produttrice musicale, che dalla sua cameretta ci trasporta con dolcezza in un pop stralunato e crepuscolare in cui prende vita il flusso libero dei suoi pensieri.
(ps. per un’esperienza di ascolto più intensa vi consiglio di ascoltare i brani di VV di notte)
Questo è evidente in “Notte_02”, in cui si susseguono varie suggestioni, senza un evidente filo logico, ma come, appunto, pensieri sfusi che ci assalgono la mente durante la notte.
“Guardo che c’è un cane |Fuori piove e io mi rompo il cazzo|Ciabatte un po’ rotte|Puzza in frigo le cipolle|Rido che stanotte m’inghiotte|’notte”
In “Dolcetto_06” procede con giochi di parole e associazioni di immagini, alla ricerca della propria identità e dimensione.
“Mi ero concentrata sul suono delle parole, gli infissi su gli infissi in fissa a queste storie. Mi ero un po’ scordata del suono delle parole, di verde psichedelico cambio colore”.
Nel suo ultimo brano, “La Distanza_07”, VV esorcizza la malinconia e l’assenza di persone care con ironia e immaginazione. Inoltre, spiegando il concetto alla base della canzone, ha raccontato: “La distanza può impedirci un abbraccio, un bacio, ma non può impedirci di essere vicini, con il pensiero”, un messaggio di positività che si presta bene alla tragica situazione che stiamo vivendo in questi mesi.
Noi de Le Rane abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lei per conoscerla meglio.
Innanzitutto raccontaci come è nata la collaborazione con Maciste Dischi e che rapporto hai con i tuoi colleghi di Maciste? Con chi ti piacerebbe collaborare tra questi?
Mi piace pensare che sia stato destino, ho mandato i provini, ci siamo incontrati ed è nato subito un feeling. Sono circondata da belle persone, oltre che colleghi talentuosi, ho stima di loro e se, da questo, nasceranno collaborazioni sarò molto felice.
Una cosa che salta subito all’occhio nei tuoi brani è il titolo, che è sempre seguito dal numero della traccia, che ricorda un po’ le canzoni nei vecchi mp3. Perché questa scelta?
Ho voluto lasciare alle tracce il numero con il quale sono state registrate, per rispettare la loro natura, senza costruzioni. Il titolo si legge ancor prima di aver ascoltato il brano, perciò mi piaceva che avesse lo stesso mood di quello che si sentirà.
Sul finale di Moschino_01 si sentono le voci di un bambino e della sua mamma. Chi sono? Perché hai scelto di inserirle nella canzone?
Hehe. Rido, perché sento spesso quella mamma col suo bimbo passare sotto la finestra di casa mia. Il caso vuole che quel giorno stessero passando proprio mentre registravo Moschino_01, perciò sono rimasti. Sono parte della storia, parte del quadro.
Come mai la scelta dell’auto-produzione? Pensi di continuare su questa strada?
L’auto-produzione è da sempre la modalità con la quale scrivo, non ce la faccio mai a lasciare una canzone solo chitarra e voce, mi vengono idee di suono, di arrangiamento e le registro. Spesso, anzi, il processo è inverso, parto dalla musica e poi compongo, sopra quella, testo e melodia. In questo caso ho fatto tutto da sola, ma non è una regola, mi piace collaborare.
Tu sei laureata in psicologia. Che ruolo ha la psicologia nelle tue canzoni?
La psicologia mi ha permesso di capire di più i meccanismi delle emozioni, di dar loro dei nomi, le canzoni sono il mezzo attraverso il quale le provo e le comunico.
Le tue canzoni sono avvolte in un’atmosfera onirica. Anche nella vita hai la “testa tra le nuvole”? Che tipo sei? I tuoi amici come ti definiscono?
Penso tanto, troppo. Ma ho dovuto fare i conti con la realtà e, ad un certo punto, sforzarmi di essere più pratica e organizzata. Mi piace far ridere le persone, soprattutto quelle a cui voglio bene. Credo di avere dei buoni amici perché con loro c’è stima reciproca, hanno sempre belle parole per me.
Come nascono le tue canzoni? Da cosa prendi l’ispirazione? Hai degli artisti di riferimento?
Ascolto moltissima musica, non ho pregiudizi rispetto ai generi, ogni cosa che ascolto, se mi piace, aggiunge un pezzetto in più. Anche quello che osservo o leggo può ispirarmi, adoro i personaggi tragicomici di Woody Allen e la fantasia dei racconti di Gianni Rodari, le pennellate indefinite di Monet e le sonorità evanescenti di Debussy.
Tu hai anche realizzato i video di “Canzone felice_03”, dove ci porti con te in una balera, e di “Moschino_01” che racchiude invece un viaggio in tram a Milano. Ci sono altri frammenti della tua quotidianità o di Milano su cui ti piacerebbe fare un video in futuro?
Non saprei, non lo premedito, mi piace riprendere in modo istintivo quando mi sento di farlo; ogni luogo, ogni giorno può diventare interessante perché sono gli sguardi e quello che dicono i volti delle persone che incontro a fare tutto.
Durante questa quarantena che rapporto hai con la musica?
Diciamo che ho sentito meno, rispetto ad altri, lo stacco tra la vita prima e dopo la quarantena perché ero già tappata in casa a scrivere per dare forma al mio primo disco.