Sonorità electro e voce di carattere: Angela Iris è “Un Bel Guaio”
Venticinque anni sono un punto di svolta importante ed al tempo stesso delicato, lo sa bene Angela Iris che segna tale raggiungimento pubblicando “Un Bel Guaio“, il suo primo extended play per Fotonica Label.
Cinque tracce che suonano di intimismo e leggerezza: la cantautrice milanese lascia trasparire tutti i suoi trascorsi e la sua formazione, cantando (e cantandosi) nelle increspature di testi dal sapore agrodolce e suoni candidi in costante rimodulazione tra analogico e digitale. La sua è una voce di carattere, quasi rock nelle sfumature, un bisturi chirurgico capace di accomodarsi su melodie eteree creando un mix a dir poco raro e proprio per questo prezioso.
Un lavoro di qualità che risulta coerente ed essenziale. Come un cocktail miscelato con sapienza, “Un Bel Guaio” è da bere tutto d’un fiato, privo di fronzoli e che espone il nucleo pulsante dei sentimenti e dei pensieri di Angela Iris. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autrice delle canzoni.
Ciao Angela, da dove è partito il tuo progetto? E come mai la scelta di “Iris”?
Questo progetto è partito due anni fa circa. Da sempre scrivo in musica di quello che vivo e di quello che vedo e mi sono accorta di aver la necessità di raccontarlo a più persone. Ho scelto il nome d’arte “Iris” perché ha un’assonanza con il mio cognome, Ieriti. In più io adoro i fiori quindi tutto calza a pennello.
Ti sei messa in gioco in prima persona con “Un Bel Guaio”. Quali sono state le tue influenze artistiche principali, dove hai attinto per plasmare il tuo sound?
Ho cercato molto insieme al mio produttore artistico, Nati (Andrea Cattaldo) dei suoni originali, ma allo stesso tempo abbiamo ovviamente delle influenze. Probabilmente Levante ci è stata molto d’ispirazione per gli arrangiamenti, Maria Antonietta per la schiettezza nei testi e poi qualche contaminazione dall’estero, come Manu Chao, soprattutto in “Gatto”.
Cantare le cose che succedono durante la propria vita quotidiana è una bella sfida. Prevale la forza terapeutiche della musica ed alla fine sei riuscita a star bene oppure è comunque doloroso dover lavorare riportando alla mente episodi non sempre felicissimi?
Direi che per me entrambe le cose sono vere. La musica è una medicina e mi aiuta a liberarmi delle mie paure. È anche vero, tuttavia, che raccontare fatti dolorosi non è sempre facile e quando li ricanto, spesso ricordo vivamente quei momenti. Ma a volte è bello trasmettere e trasmettersi emozioni, no?
“Sbadata, sognatrice, combinaguai”… ti capita mai di fare casini con i panni in lavatrice?
Ahahah si ma quello è il minimo. Combino così tanti guai che sbagliare i panni in lavatrice mi sembra quasi irrilevante.
Il tuo EP segna un punto di partenza importante, hai già in cantiere ulteriori sviluppi o vuoi concentrarti principalmente sulla promozione di questo disco?
Sto cercando di promuoverlo il più possibile in questo periodo incasinato, soprattutto per i live (per fortuna qualcosina di intrigante sta venendo fuori). Ovviamente, però, non sono ferma a livello di nuove produzioni, anzi, state in allerta che sto già lavorando al prossimo disco che avrà una bella evoluzione, soprattutto nel sound!