Sinceramente wLOG è qualcosa di paradossale, parliamo di un progetto innovativo che per quanto radicato nel pop riesce a discostarsi dai suoi simili, trasportandoti con leggerezza nella tua personalissima comfort zone.
La mia prima curiosità è sul tuo nome wLOG, io lo traduco in “VIVA I LOGARITMI” ci ho preso?
La parola wLOG ha un multi-significato. Grande! Quello che tu dici è una chiave di lettura. È la prima volta che viene intuito! In breve wLOG è sia un acronimo che un anagramma e sono entrambi secretati. È però anche, come un vLOG, la finestra sulla mia essenza artistica. In matematica il wLOG è la prova assoluta che rende vana qualsiasi altra dimostrazione. Amo l’originalità nelle cose quindi il fatto che il “wL” non esista in nessun idioma è stato elemento di ulteriore fascino verso questo neologismo.
W LOG è diventato anche il nome del tuo disco, a proposito sei fresco di esordio questo primo album come sta andando?
Il titolo dell’album è wLOG perché non volevo “deviare” dal centro del progetto e dalla sua specificità artistica e di contenuto. Sta andando benissimo. Oltre ogni aspettativa. Sapevo che proporre un nuovo sound poteva essere un rischio, ma allo stesso tempo era anche la cosa che sentivo di dover fare e sulla quale lavoravo da tempo.
Oggi giorno ogni settimana abbiamo tantissime uscite e soprattutto tantissimi emergenti che lanciano cose nuove sulle piattaforme digitali, questo per te è un bene o male?
Sinceramente penso che chiunque senta il bisogno di esprimere la propria arte abbia il diritto di farlo. Dal mio punto di vista i “progetti” però dovrebbero essere sempre spontanei, ispirati, curati e originali. Non amo le emulazioni, anche se fatte bene.
“W LOG” tra l’atro esce il 29 Marzo, con tantissima competizione, sei uscito con tanti big della musica indipendente.
Il bello di questo progetto è proprio che lo porto avanti a “cuor leggero”. Ho la testa libera, tanta ispirazione e la maturità per affrontare tutto con grande serenità ed entusiasmo. Contano molto anche il supporto degli amici che amo chiamare wlogger.
Prima di pubblicare questo album quanto ci hai pensato e rimuginato su?
Scrivo canzoni da sempre e devo dire che al di la di qualche collaborazione autorale, anche importante, credevo che il 99% dei miei lavori potesse rimanere per pochissimi intimi. Poi durante un festival techno di 4 anni fa ho avuto una idea talmente chiara e folgorante che non ho avuto indugio nel portarla a compimento.
Definisci il tuo progetto “switch pop”, precisamente che intendi?
L’idea è molto semplice e mi auguro che in futuro verrà portata avanti anche da altri artisti. Coniugare l’essenza della canzone con suoni avanzati. “Trasportare” il brano acustico (piano, chitarra ecc), possibilmente con una sua precisa identità melodica e di scrittura, verso il futuro. Utilizzare quindi suoni techno elettronici (minimal, chill, trance, underground ecc.) per vestire l’esigenza del brano. La sua nudità. La canzone deve rimanere però il centro del progetto ed in perfetto equilibrio con i suoni stessi.
Ascolta qui l’ultimo album di wLog
Nel tuo album hai inserito una trilogia composta da tre brani, sono curioso di saperne di più di questa “Trilogia della Gassa d’amante”.
Scrivo su tutto e di tutto. Volevo parlare di un amore scevro da senso del possesso che fosse capace di plasmarsi nel tempo. Tre passi di una semplice storia d’amore che trasforma l’idea della separazione in un lieto fine. Ho voluto porre l’accento sulla soggettività del percorso di vita e sull’importanza della propria individualità.
Gassa d’amante che sembra il nome di una galassia o qualcosa di fantascientifico è invece il nodo bolina, il nodo utilizzato dagli alpinisti durante le arrampicate e soprattutto usato durante i salvataggi. Come mai dà il nome alla tua trilogia?
La gassa d’amante un nodo in marina come in montagna è uno dei nodi più solidi, ma anche il piu facile da sciogliere. Ho voluto lanciare un messaggio risolutivo. Una storia d’amore che, per quanto intensa, si potesse sciogliere senza precludere il personale percorso di individuazione.
Ho notato che a differenza dei cantautori romani e napoletani che inseriscono spesso delle immagini della città all’interno dei loro brani, voi milanesi lo fate di meno. È una curiosità che ho sempre avuto secondo te che è dovuto?
Credo che Milano sia diventata città poco intima e comunque da sempre un po’ “fredda”. In realtà qualche riferimento lo ho inserito. Piazza Cairoli e l’Arco della Pace sono due contesti noti ai Milanesi. Amsterdam Arena è anche Parco Sempione.
E allora approfittiamone la cosa che ami di più di Milano e la cosa che ami di meno?
Di Milano amo i ricordi, i ristoranti e il concetto della “Milano da bere”. Ho vissuto Milano in tutte le sue forme. Parchi, periferie, scuole, università, eleganza, trasgressione, piscine, campi di calcio, centro, uffici, appuntamenti, tram, cinema, discoteche, concerti, traffico, taxi, ristoranti alla moda e barettini. Da dieci anni però vivo a 1200 s.l.m nel parco delle Orobie in provincia di Bergamo. Sono pronto a fare 50mila km anno perché detesto il traffico, lo smog e la mancanza di natura. Il contatto con la natura per me è essenziale.
Infine da milanista ti chiedo quest’anno Inter e Milan che fanno? Ci arrivano in Champions?
Tra le due dico il Milan.