Anche quest’anno è arrivata la kermesse Sanremese, tra pronostici e scommesse sul possibile vincitore, una delle domande più frequenti è: “Ma che fine ha fatto quello che ha vinto il Festival, nel 1900 a. C.? Coso lì, quello che ha fatto quella canzone lì, dai lo sai!”. Alcuni sono rimasti nei nostri cuori anche se, purtroppo, di loro sono state perse le tracce. Vincere il Festival di Sanremo non è sinonimo di popolarità. Alcuni ce la fanno, altri finiscono nel dimenticatoio e difficilmente ritornano a galla.
Vi immaginiamo mentre avete letto il titolo di questo articolo. La maggior parte di voi avrà pensato ai Jalisse, ma dobbiamo dirvi che no, non li abbiamo inseriti. Per carità, nulla di personale. Per noi i Jalisse sono le meteore per eccellenza, ma hanno fatto tour mondiali, creato scuole di musica, portato avanti – che piaccia o meno – lo stereotipo “sole, cuore, amore” che ha infestato la musica italiana per anni. È vero, sono diventati una macchietta ma sono stati coerenti e hanno avuto un certo percorso. Per questo non ce la siamo sentita di inserirli. Abbiamo, in ogni caso, deciso di creare una lista di quegli artisti che sono stati di passaggio nella nostra vita e che ci sono completamente sfuggiti di mente.
Di meteore ce ne sono tante, forse troppe. Abbiamo raccolto quelle che, secondo noi, sono tra le più “note” e chissà se dopo questo articolo, salirà il numero degli stream sul loro profilo Spotify.
Homo Sapiens (1977)
Gli Homo Sapiens sono stati i vincitori del 27esimo Festival di Sanremo, nel 1977, con il brano Bella da Morire. È stato un anno di cambiamenti il 1977 per il Festival della Canzone Italiana. Per la prima volta viene trasmesso a colori e per la prima volta a vincere il prestigioso premio è stata una band, anzi un complesso se vogliamo usare lo slang di quegli anni, a vincere. La band nasce verso la fine degli anni Sessanta. Questi saranno anni di gavetta che verranno ripagati con singoli che ottennero un gran successo. Tra i più famosi ricordiamo: Un’estate fa, Tornerò Tornerai, la quale venne incisa in 56 lingue diverse e hanno avuto la possibilità di esibirsi al Madison Square Garden di New York, e la famosa Bella da Morire. Il loro successo li porterà all’apice negli anni Settanta e inizi anni Ottanta. Scioltisi nel 1982, si riuniscono dieci anni dopo. Che fine ha fatto oggi la band cult italiana degli anni Settanta? Il gruppo è ancora in attività e il loro ultimo singolo risale al 2012. Girano ancora l’Italia, Covid-19 permettendo, e si esibiscono cantando i loro più grandi successi.
Antonio Maggio (2013)
Antonio Maggio vinse Sanremo Giovani nel 2013 con la divertente canzone Mi servirebbe sapere. Salentino, classe 1986, aveva addirittura trionfato alla prima edizione di X Factor nel 2008. Ma non c’è da temere se non ve lo ricordate neppure come concorrente del celebre talent show: la sua vittoria non fu solista ma di gruppo, condivisa insieme alla sua band, gli Aram Quartet. Dopo un solo anno di collaborazione con la Sony, il quartetto si sciolse in seguito al mancato rinnovo discografico. Fu allora che Maggio decise di optare per la carriera solista, che nel 2013 lo portò all’Ariston.
L’anno successivo, pubblicò il suo secondo album, ma in seguito il silenzio fu spezzato qua e là solamente da qualche sporadico singolo, fra i quali spicca La faccia e il cuore, scritto insieme ad Ermal Meta e interpretato con Gessica Notaro. Un brano che Antonio ha inoltre presentato proprio a Sanremo, lo scorso anno, in un’esibizione come ospite nel corso della prima serata. Sicuramente è un po’ precoce parlare del giovane Antonio Maggio in termini di meteora: speriamo vivamente di sentirne parlare ancora. Intanto, non ci resta che “continuare ad aspettare”.
Aleandro Baldi (1994)
Vincere il Festival di Sanremo non sempre è un inizio di popolarità, soprattutto se duratura. È stato il caso di Aleandro Baldi, famoso cantautore non vedente, il quale vinse il 44esimo Festival di Sanremo con il brano Passerà. Non era nuovo al Festival, infatti partecipò nel 1992 nella categoria Nuove Proposte con il brano Non amarmi in coppia con Francesca Alotta. In questi anni il giovane Baldi, per alcuni il nuovo Bocelli, ha attirato l’attenzione della critica. A lanciarlo è stato il discografico Giancarlo Bigazzi il quale, incuriosito dalle sue doti vocali e dal suo stile compositivo, lo portò sul palco dell’Ariston. Nella prima parte degli anni Novanta ottenne una notevole notorietà anche se questa, calerà verso la seconda metà degli anni Novanta. Il cantautore toscano non molla, continuerà a comporre musica, ma senza successo. Oggi lo vediamo spesso in tv come ospite nei vari salotti, tra cui quello di Mara Venier.
I Gazosa (2001)
Essere innamorati nel 2001 era un film dell’orrore. Telefoni cellulari come cabinati satellitari, un corteo di squilli a far da foglio bianco delle nostre parole non dette (1,41 euro con scatto alla risposta), internet quasi inesistente. Poi un’operazione in aria di santità: la Summer e la Christmas card. 500 messaggi giornalieri, 1000 minuti verso un altro numero a scelta (You&Me). Colonna sonora di questo ferro e fuoco mediatico era www.mipiacitu dei Gazosa. Prima dei talent per bambini, poco prima dell’invasione delle baby star, quattro ragazzini minorenni irrompono sui palcoscenici nazionali. Orde di genitori sognanti, frotte di coetanei che ben si rivedevano in pantaloni a vita alta, ciuffi decolorati ed il sogno di vivere magiche storie d’amore agrodolci.
Hanson, Cleopatra, pop, rock, cover dei Blur: questa è la ricetta giusta. Tutto diretto e pontificato da Caterina Caselli. La molla è carica e i quattro eroi sbarcano a Sanremo, categoria Nuove Proposte. Vittoria. Stai con me (forever), brano bubblegum che farebbe scintille anche oggi, Raffaella Carrà in versione zia curiosa, maglietta dei Rhapsody. Tutto molto bello. In gara con loro Francesco Renga, Paolo Meneguzzi, Velvet…
I nipotini d’Italia bissano il successo sanremese con il trionfale tour legato a www.mipiacitu, regalandosi un videoclip con Megan Gale. L’anno dopo è di nuovo Sanremo, categoria Big. La traccia è Ogni giorno di più. Brano temporalmente più maturo, arrivò decimo. Per la cronaca, vinsero i Matia Bazar. Un altro tour ed un terzo album: Inseparabili. È l’inizio della fine. Nel 2003, di comune accordo, si sciolgono. I Gazosa, pur con tutti i limiti legati ad un’operazione commerciale ben strutturata e alla giovanissima età dei componenti della band, ricordano un momento bellissimo della nostra giovinezza. Non erano i Bluvertigo ma sono legati indissolubilmente a giorni felici. Essere innamorati nel 2001 era terribile, indispensabile. Agrodolce come un banalissimo bicchiere di Gazosa.
Giò di Tonno (2008)
Giò di Tonno, pescarese classe 73, aveva già provato a solcare il palcoscenico più importante d’Italia nel 1993. Grazie alla wild card fornitagli da Sanremo Famosi, l’anno successivo si presenta tra le Nuove Proposte, arrivando decimo. La sua carriera procede tra qualche comparsata in TV e un intenso lavoro come compositore ed autore. L’occasione della vita è la partecipazione a Notre Dame de Paris, musical strafamoso e strapremiato in coppia con Lola Ponce. Le potenzialità del sodalizio artistico con l’artista latina sono presto notate e i due, anno domini 2008, arrivano a Sanremo. Colpo di Fulmine è la classica traccia sanremese: testo importante (firma di Gianna Nannini) e presenza scenica dei due affiatata e sognante. I duetti hanno sempre affascinato il pubblico del televoto: il trionfo. Traccia onnipresente e oggettivamente sfruttata a dovere, doveva rappresentare l’apripista per la carriera dell’artista pescarese. Nulla di tutto questo: Lola Ponce da prezzemolino ridurrà di molto le sue avventure televisive, trascinando con se Gio. La carriera procede con lavori importanti ma poco considerati dal pubblico mainstream.
Tiziana Rivale (1983)
Classe ‘58, Tiziana Rivale si forma con solide basi blues e black. Dopo l’esperienza con la rock-band “Rockollection”, nel 1983 si presenta al Festival di Sanremo con “Sarà quel che sarà”. Trionfo: esordiente e vincitrice. In un’edizione difficile, tra Vacanze Romane e Un italiano, ecco l’outsider. Un successo talmente fulminante da lasciare basito il suo entourage discografico. Poche copie del disco e nemmeno un album da esibire. Finisce tutto lì: la Rivale diviene un caso mediatico di meteora sanremese. Addirittura alcuni giornali definiscono il rapido successo e la discesa altrettanto rapida con l’appellativo infausto di “Sindrome della Rivale”. Ma è quantomeno ingiusto. La Rivale non ha mai abbandonato le scene: ha al suo attivo diversi tour mondiali e singoli di successo, partoriti sfruttando l’ondata Italodance degli anni successivi. Resta un talento travolto da una serie di sfortunate coincidenze umane e artistiche. Resta l’esibizione sanremese, una ragazzina e una traccia positiva e buonista. La timidezza dinnanzi mostri sacri fatta a colpi di televoto e gironi danteschi di selezioni.
Mino Vergnaghi (1979)
Mino Vergnaghi vinse la 29esima edizione del Festival di Sanremo, nel 1979. “Come vuoi, parliamo di progetti se ti va” cantava il suo brano in concorso, Amare. Di progetti, purtroppo, si è di fatto soltanto parlato. Promettente ventiquattrenne, ebbe la sfortuna di assistere al fallimento della propria casa discografica (la Ri-Fi), il che lo vide costretto ad abbandonare precocemente la carriera di interprete, trasferendosi in Inghilterra. Dieci anni dopo, nel 1989, è fra i compositori di un brano tra i più importanti di Zucchero, Diamante. Con lo stesso Fornaciari tornerà poi a collaborare dal 1992, partecipando come corista durante le sue tournée e scrivendo il testo della versione inglese di Va’ Pensiero. Ma Sanremo portò ancora fortuna al nostro Mino Vergnaghi: proprio su un altro testo di Zucchero, nel 2001, scrive la musica per Di sole e d’azzurro (insieme a Matteo Saggese), brano interpretato poi da Giorgia nell’edizione del Festival di quell’anno e classificatosi secondo.
Annalisa Minetti (1998)
Annalisa Minetti trionfò a Sanremo nel 1998. Il brano in gara, Senza te o con te, risultò vincitore sia della sezione Giovani che di quella Campioni, un unicum nella storia della kermesse. La Minetti è ipovedente e proviene più dal mondo dello spettacolo che da quello della musica: iniziò infatti la propria carriera vincendo Miss Lombardia e concorrendo così di diritto a Miss Italia 1997, classificandosi settima. “Ti perdo e non ti ho avuto mai”: e parlando della carriera discografica di Annalisa è proprio il caso di dirlo. Nonostante la vittoria sanremese, infatti, la sua canzone rimase comunque nell’ombra, condannando l’interprete a non sfondare affatto nel mondo della musica, anche se il Festival di Sanremo si è dimostrato pronto ad accoglierla nuovamente e a regalarle un’altra soddisfazione: il secondo posto, in coppia con Toto Cutugno, nel 2005 (Come noi nessuno al mondo). Annalisa Minetti si è però fatta valere in ambito sportivo, come atleta paralimpica, vincendo il bronzo nei 1500 metri piani alle Olimpiadi di Londra 2012.
Mikimix (1995)
Ci sono stati artisti che hanno travolto completamente la loro identità sia dal punto di vista artistico che estetico. Era il 1995 e un giovane Mikimix si presentò a Sanremo Giovani con un brano che si intitolava Succede solo nei film. Il suo nome non dirà niente a una buona parte di voi. E se vi dicessi che quel giovane oggi si chiama Caparezza? Ebbene sì, il rapper pugliese iniziò la sua carriera musicale come cantautore, ma purtroppo, o per fortuna, non ottenne il successo sperato. Non sarà il Festival della Canzone Italiana a lanciarlo, infatti l’anno successivo non riesce ad accedere alla sezione Big. Ci riprova nel 1997, ma partecipa, di nuovo, nella sezione Nuove Proposte con il brano E la notte se ne va.
Dopo l’esperienza sanremese torna nella sua terra natia, a Molfetta, dove continuerà a scrivere musica. Si fa crescere il pizzo e capelli e da quel momento ci fu un’illuminazione: abbandona il nome Mikimix e lo sostituisce con Caparezza, “testa riccia” in dialetto molfettese, e da lì il resto è storia. Perché consideriamo Mikimix una meteora se poi alla fine è diventato Caparezza? Come lo stesso artista ha affermato in più interviste, Mikimix non rispecchiava la natura del rapper pugliese. La scelta di fare un genere completamente diverso da quello di adesso è emersa nel momento in cui aveva deciso di fare musica, a prescindere dal genere. Ed è stato proprio questo tipo di fare musica a far scattare il campanello d’allarme per il cambiamento. Forse era il destino, il karma, ma Mikimix, ormai, è entrato ufficialmente nel dimenticatoio non solo di Caparezza, ma di tutti noi.
Se avete fatto bene i conti, a questo punto mancherebbe solo la meteora bonus promessa dal titolo. Teniamo in caldo il posto e vi diamo appuntamento fra qualche anno, per capire se da questa 71^ edizione del Festival ne saranno uscite delle altre. Intanto fateci sapere voi di chi, tra i 26 partecipanti di quest’anno, ci dimenticheremo presto!
Un articolo a cura di Lucrezia Costantino, Monica Malfatti e Francesco Pastore
La Redazione
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