Caro Babbo Natale, aiutaci a superare la sindrome di fine decennio
Caro Babbo Natale, ciao, sono la Musica Italiana e nell’ultimo decennio sono cambiata un bel po’! Beh certamente sono cambiata io ma sono anche cambiate molte cose intorno a me. Vedi, adesso è molto più facile ascoltarmi grazie all’incredibile rivoluzione di Spotify. Non viaggio quasi più sui CD, mi basta un cavo aux o un collegamento Bluetooth per suonare nelle orecchie di tutta Italia. Sai, questa cosa ha un po’ cambiato le carte in tavola: infatti ora rispetto al passato è molto più facile salire alla ribalta, farsi ascoltare, e di conseguenza molti più artisti mi scrivono e mi suonano.
Caro Babbo, per questo motivo alla fine di questo decennio trovo molta difficoltà a scegliere un disco che mi rappresenti in pieno.
Le mie sfumature sono talmente tante che spesso vorrei che chi mi ascolta prestasse la giusta attenzione. Vorrei che ci fosse un po’ più di ricerca, perchè, sai, spesso le persone si approcciano a me con troppa superficialità. In realtà negli ultimi dieci anni non sono mancate delle pietre miliari, dischi capaci di essere accostati alle grandi produzioni cantautorali del mio passato. Il punto è che sono talmente satura di canzoni che a volte il meglio di me non si vede, è difficile da trovare.
Puoi darmene la colpa? Potresti mai dire che sono stata cattiva solo perchè do la possibilità a tutti, ma proprio a tutti di scrivermi? Per questi motivi, dato che ho trovato difficoltà a scegliere l’opera dell’ultima decade che mi rappresenti meglio, ho chiesto aiuto alle Rane. Ho chiesto loro di scriverti una letterina e di chiederti in dono quello che per loro è il disco del decennio. Spero che tu segua il loro consiglio e che magari possa portare alle orecchie di tante persone questa bella parte di me.
La tua cara Musica Italiana.
Gloria Basanisi – “Fantasma” dei Basustelle
Caro Babbo Natale,
sotto l’albero quest’anno vorrei trovare l’album Fantasma dei Baustelle. Sì, lo so, è passato tempo ormai, ma vorrei averlo con me mentre questo decennio scompare via. Vedi, Babbo, se chiudo gli occhi e penso a questi ultimi lunghi dieci anni, non ho dubbi: questo disco li racchiude tutti. Il languido e scomposto modo di amare dei giovani, la tensione per il sacro, l’incoscienza della morte. L’amaro e l’eterno. Bianconi e Rachele si esibivano nei teatri con una grande orchestra, tutti noi sentivamo di essere parte di un romanticismo solenne e decadente. Invece, ora che il futuro ha cementificato la vita possibile e che non saremo più ciò che siamo stati, resta la memoria di questo viaggio. Il passato adesso è piccolo, ecco il Natale giusto per ricordarlo.
Sofia Levorato – “Die” di IOSONOUNCANE
Caro Babbo Natale,
il disco che vorrei trovare sotto l’albero è Die di IOSONOUNCANE. Dopo anni di gestazione, nel marzo del 2015, Jacopo Incani ha donato alla musica italiana un Album monumentale e straordinario. Trentotto minuti racchiusi in sei brani che scorrono tra musicalità vive e strumentazioni originali. La storia, è quella di un uomo che salpa in mare, rischiando la vita e di una donna che lo attende sulla terra ferma. L’alternarsi dei loro pensieri sta alla base dei testi di DIE, ermetici e raffinati, che completano un disco sensoriale e terreno.
Ancora oggi, il mio iPod conferma che Stormi è la canzone che ho ascoltato di più negli ultimi anni, fatti di università, viaggi e relazioni inspiegabili. In effetti, in DIE ci sono l’epica, la filosofia e la politica, ma anche il bisogno dell’altro, le attese e le corse a perdifiato per raggiungerlo. Allora io, Signor Babbo, aspetto il regalo, vorrei vederlo alla luce dei primi raggi di sole, sotto il profilo del mio albero… di Natale.
Sara Di Iacovo – “Wow” dei Verdena
Caro Babbo Natale,
sotto l’albero vorrei trovare “Wow” dei Verdena. Un’opera, più che un disco, fuori dal tempo, un caleidoscopio melodico e visionario. Un viaggio interstellare nell’emotività psichedelica, in cui tante variazioni stilistiche si miscelano in un climax melodico. Le distorsioni diventano sinfonie, il cantato diventa strumentale, le parole un eco della musica.
Con i suoi 27 brani, Wow, annulla l’interazione gravitazionale del mercato discografico ricordando a chi fa musica che non ci sono regole quando si fa musica o si rischia di fare intrattenimento. Arrivati alla fine del disco si torna all’inizio al WOW!
Antonio Di Gisi – “Mainstrem” di Calcutta
Caro Babbo Natale,
il disco del decennio che vorrei sotto l’albero è “Mainstream” di Calcutta, ora non so precisamente da voi al Polo Nord che musica si usa ascoltare ma ti posso assicurare che questo album è stato fondamentale per questa generazione musicale.
Uscito nel 2015 nell’esatta metà della decade ha tracciato una linea tra il prima ed il dopo Calcutta. In tante occasioni è stato definito la “testa di ariete del movimento indie” e sinceramente non ti so dire se è stato così e non so neanche dirti se questo album sia un’opera inestimabile, ma una certezza salda ce l’ho: Mainestrem è stato capace di emozionare e far cantare la gente a squarciagola. Babbo detto ciò nella speranza di ricevere il regalo, come direbbe qualcuno, le auguro buon Natalios.
Artwork by Chiara Zaccagnino Continua a leggere, sfoglia le pagine qui sotto
La Redazione
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