Caro Babbo Natale, aiutaci a superare la sindrome di fine decennio
Simone – “Vivere o Morire” di Motta
Caro Babbo Natale,
come dicevo questo che giunge al termine è stato un anno particolare. Avrei dunque bisogno di qualcosa che mi prepari a quello venturo, un album forte e universale. Vivere o morire, in tal senso, è capitato in momento storico in cui la maturazione (musicale) di Motta coincideva con quella del sottoscritto. In ogni verso, ogni parola ho ritrovato più volte racchiusa la mia vita. Come mi accade solo con i Verdena. Quello che siamo diventati, da solo, vale già il prezzo totale. Le restanti non ne parliamo proprio. Quindi caro Babbo vorrei trovare sotto l’albero questo promemoria per eccellenza che mi ricordi, anche solo vedendolo affisso al muro, che se mi trovo così è per tutto quello che ho perso e quello che ho scelto. E anche quello che ho sbagliato… C’è bisogno di un’ultima canzone che me lo ribadisca. Grazie.
Giulia Perna – “Costellazioni” de Le luci della centrale elettrica
Caro Babbo Natale,
il disco che vorrei trovare sotto l’albero è “Costellazioni” delle Luci della centrale elettrica, uscito nel ben lontano 2014. Questo album è uscito dopo tre anni e mezzo di silenzio dal precedente lavoro, un’assenza che può sembrare un’eternità per il mercato discografico attuale. Vasco Brondi però è uno che ha sempre fatto tutto quello che gli passava per la testa, senza inseguire logiche che esulano dalla bellezza della musica, poi la verità è che lui mi piacerebbe anche se leggesse la lista della spesa.
Ho scelto questo disco perché rappresenta un Brondi più maturo, alla soglia dei trent’anni appunto e poi perché è un disco in cui è difficile trovare un filo conduttore, le canzoni sembrano così diverse tra di loro musicalmente. Invece un punto in comune c’è: la fine della gioventù, la sensazione positiva di poter agire sulla base delle esperienze vissute per un domani più consapevole.
Maria Giulia Zeller – “Una somma di piccole cose” di Niccolò Fabi
Caro Babbo Natale
Quest’anno vorrei che mi portassi Una somma di piccole cose. Devi sapere che ultimamente le cose nel mondo non si mettono bene, e io a guardarmi intorno ne soffro un po’. Facciamo finta che ok, va bene, i tempi sono cambiati e non vale più sperare in un ritorno ad una specie di filosofia agricola, dell’essenziale. Ma qui caro Babbo ha perso la città, tutti guardano le vetrine e pochissimi si guardano ancora negli occhi, vivono distrattamente e perdono le chiavi di casa, sono sempre arrabbiati. Io penso che vince chi molla. Chi si lascia mettere una mano sugli occhi davanti al delirio di questo mondo per tornare a vedere con il cuore la bellezza delle piccole cose di ogni giorno. Pure quelle brutte. Questo vorrei Babbo. Soprattutto per me.
Mattia Muscatello – “Two, Geography” degli Any Other
Caro Jim Morrison a fine carriera,
come sai questo è un anno speciale perché si conclude la seconda decade del XXI secolo, e tu che sei stato un grande poeta riconoscerai che questa decade è stata caratterizzata (come ogni volta) da tante fregnacce musicali, ma anche da tante straordinarie novità. Una fra tutte è Spotify che ci ricorda quante volte, peccando, abbiamo ascoltato Pesto in preda al più grande dei dubbi esistenziali: “Esco o non esco?”, ma anche che uno dei dischi che ho consumato è stato Two, Geography degli Any Other, tanto da averne bisogno di un’altra copia. Quest’anno sono stato così buono – non ho MAI ascoltato Gazzelle – che mi merito proprio questo disco perfetto sotto ogni punto di vista, magari in vinile perché fa più British. You’re only friend.
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La Redazione
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