Caro Babbo Natale, aiutaci a superare la sindrome di fine decennio
Ludovica Lazzarini – “Go Go Diva” de La Rappresentante di lista
Caro Babbo Natale,
il disco che vorrei sotto l’albero è Go Go Diva, de La Rappresentante di Lista: un inno al dionisiaco, un’esaltazione della femminilitá e corporalitá, un grido di dolore, amore e paura, che arriva dritto alle viscere grazie a testi ben scritti e sonoritá originali ed energiche, che si fondono con la straordinaria voce di Veronica Lucchesi. È un album che esprime bene la complessitá, fragilitá e la potenza e bellezza della donna ed io, in quanto tale, mi sento rappresentata e mi immedesimo in esso. Le undici tracce riescono a darmi forza, a farmi sentire orgogliosa della mia femminilitá, a farmi ballare e allo stesso tempo mi fanno riflettere ed emozionare. È senza dubbio un must have nella mia macchina!
Martina Quagliano – “Nuova Napoli” dei Nu Guinea
Caro Babbo Natale,
il disco che vorrei sotto l’albero è… “Nuova Napoli” dei Nu Guinea. La band, effettivamente, ha saputo creare l’immagine di una Napoli rinata, musicalmente all’avanguardia ma senza rinunciare alla tradizione. Testi in dialetto napoletano, che raccontano una città in continuo cambiamento, tra il rimanere ancorata alle tradizioni e la volontà di cambiare e aprirsi ancora di più al mondo. Addirittura una poesia di Eduardo De Filippo, Je vulesse truvà pace, resa canzone ed accompagnata, come il resto dell’album, da un sound disco funk di respiro internazionale. Sicuramente uno degli esperimenti più interessanti a livello nazionale e non solo, un album per tutte le stagioni, un disco che, a mio avviso, potrebbe influenzare molti lavori successivi. Insomma, un evergreen.
Michela Gioia Guerrera – “Prisoner 709″ di Caparezza
Caro Babbo Natale,
quest’anno sotto l’albero vorrei trovare il disco Prisoner 709 di Caparezza. “Ma come? Non preferiresti Museica?” ti verrà spontaneo chiedere, caro Babbo Natale. Ma devi sapere, che per quanto io ami profondamente Museica, trovo che Prisoner 709 segni una svolta nella carriera di Michele. Per la prima volta assistiamo a un album totalmente introspettivo, dove non mancano di certo denunce e riflessioni sulla società odierna, ma il cuore dell’album è più intimo rispetto al passato.
Credo che per un autore come Caparezza non sia stato facile mettere le proprie fragilità e i propri vissuti a disposizione di tutti. Per questo – e anche perchè comunque lo trovo un album eccezionale – credo di essere stata una fanciulla buona a sufficienza per meritare questo regalo di Natale. Grazie per il duro lavoro che ogni anno porti a termine, ti lascio sotto l’albero dei biscottini alla cannella, spero che ti piacciano. Un abbraccio, Gioia.
Maja Daneluzzi – “L’abitudine di tornare” di Carmen Consoli
Caro Babbo Natale,
il disco che vorrei trovare sotto l’albero quest’anno è “L’abitudine di tornare” di Carmen Consoli.
A mio parere, nessun’altro disco riesce a delineare in modo così limpido l’Italia attuale. Carmen canta di temi caldi d’attualità come crisi, mafia, femminicidio, immigrazione e omosessualità, senza trascurare però la sfera intima e personale, raccontando di relazioni trascinate nell’abitudine, l’arrivo di un figlio (il suo, in questo caso), l’incapacità di prendere una decisione (title track) la morte e l’amore nelle sue forme, soprattutto quelle più disperate.
Carmen fa tutto questo con l’abilità linguistica e descrittiva che la contraddistingue, riuscendo a descrivere emozioni e pensieri nella maniera magistrale che la rende, appunto, la Cantantessa, e facendo trasparire il senso d’appartenenza alla sua terra che ci regala sempre un aspetto folkloristico mai fuori luogo. Non è il suo lavoro migliore, ma è sicuramente il ritratto più fedele del Belpaese e del suo popolo in questi ultimi dieci anni. La collaborazione con l’amico Gazzè nel testo di Oceani Deserti impreziosisce l’album.
La Redazione
Scopri la musica che ti piace attraverso le nostre interviste, recensioni e tutte le attività!