L’esclusione di Vipra dal Primo Maggio: un caso di incoerenza culturale
È il Primo Maggio, una giornata che quasi non so come scrivere per esteso, ma che è segnata sul calendario per l’importanza che ricopre. È la Festa dei lavoratori, che li tiene lontani dagli uffici e più vicini alla piazza, dove da tradizione si fanno i concertoni.
Celeberrimo fu quel 2021 passato alla storia per l’arringa di Fedez contro la Lega e a sostegno del Ddl Zan. A prescindere dalle simpatie e dalle antipatie che un personaggio come Fedez può attirare (tante), ricordo quel momento come un’occasione di riflessione generale. Non richiesto? Forse. Di certo non anticostituzionale. L’Italia intera venne a sapere dell’accaduto e più o meno a tutti veniva chiesto di farsi un’opinione. Bello mi sono detto, ma ancor più utile se analizziamo l’accaduto da un punto di vista culturale. Sì, perché di cultura si parla. Censura o scelta editoriale, poco importa. Il messaggio della Rai – figlio dell’assoggettamento politico – fu limpido: non prendere alcuna posizione.
Quest’anno invece come è andato?
In piazza San Giovanni a Roma in fin dei conti è andato tutto liscio; una conduzione senza inciampi per Biggio e Ambra Angiolini, con un’unica pecca: anche quest’anno la musica non è cambiata. A notarlo – a sue spese – è stato Vipra, che da poco ha pubblicato il suo secondo album intitolato Musica dal Morto.
Vipra è un artista eclettico, ma per davvero. Così naïf che nell’era del capitalismo più feroce interpreta la musica per quello che è, una forma d’arte, non un espediente per il guadagno. Non solo. A differenza dei colleghi più grossi che cantano l’amore, fanno Sanremo e comprano gli attici in centro, l’ex Sxrrxwland rivendica il significato culturale della musica.
In una situazione di crisi globale come quella attuale, in cui più che l’amore imperversa la guerra, l’autore salentino affronta argomenti che possano ispirare il cambiamento. Questo è lo spirito che anima Musica dal Morto, “un disco che parla di politica e lavoro”, ma che nonostante questo è stato respinto dalla direzione artistica del Primo Maggio Roma. Ecco la crepa che fa crollare il palcoscenico: per l’ennesima volta una festa nazionale si spoglia del suo contenuto culturale per soddisfare le logiche di mercato.
Ma torniamo alla cultura, che tanto piace ma di cui spesso non si conoscono i limiti. Motivo per cui ora vi beccate lo spiegone.
Incrociando le interpretazioni di diversi ambiti di studio si può dire che la cultura è l’insieme di testi (un testo, un oggetto, uno spazio, un comportamento, un evento) che costituiscono linguaggi, tradizioni, riti e costumi di una comunità sociale; un’eredità storica che definisce i rapporti interni ed esterni alla sua semiosfera, un insieme di cose che veicolano un senso condiviso dalla collettività.
Il termine semiosfera è stato coniato da Jurij Lotman, semiologo della cultura – e collega a distanza di Umberto Eco – che invita ad osservare la cultura come fosse una biosfera, al di fuori della quale i suoi organismi (i testi della data cultura) non potrebbero sopravvivere poiché non in grado di produrre senso. Come un bioma quindi la cultura è viva e per la sua sopravvivenza ha bisogno di nuovi testi che possano tramandare l’informazione culturale nel tempo.
Dunque: se il primo maggio è una tradizione della cultura italiana che si esprime per una proliferazione di testi ad essa correlati (la musica, i concerti, i programmi televisivi) per emanarne il senso (celebrare il lavoro e i lavoratori), come può un disco che parla di politica e lavoro non essere tra gli invitati?
L’esclusione di Vipra solleva la problematica della coerenza, attributo fondamentale e necessario alla produzione e al mantenimento di una cultura altrimenti esposta al deterioramento.
Un evento musicale che si propone di valorizzare l’ambito del lavoro dovrebbe cercare nei contenuti delle canzoni le motivazioni per stilare la lineup di artisti, non tanto nel numero di ascoltatori mensili. I concerti parlano la lingua della musica e la coerenza sta in primo luogo lì, fra le note degli spartiti, e poi nei foglietti tenuti nelle tasche durante le esibizioni. Dalle mie parti si dice: “piuttosto di niente, meglio piuttosto”, d’accordo. La mia critica non giunge per offendere, ma per sottolineare una tendenza culturale.
La cultura non si cura, evolve da sé. Non si tratta di qualcosa le cui modifiche si colgono da un giorno all’altro, ma a distanza di decenni, secoli. Il processo di erosione delle culture – sia chiaro – è in corso ormai da tempo. Di certo l’Italia pare interessarsi poco alla propria, senza badare al fatto che si tratta del primo prodotto che viene esportato e che più di tutti fa la fortuna del paese.
Come succede nel mondo animale quindi anche le culture sono a rischio estinzione.
Latente, sullo sfondo riposa un mostro che vive dentro e fuori da noi, che tutto ingloba e tutto omologa: il capitalismo, quel pensiero intrusivo che ci spinge a volere sempre più soldi e che negli anni si è depositato come cultura dominante del mondo occidentale-globalizzato.
Sì, perché di fatto le semiosfere non sono sistemi fermi e isolati, se così fossero si tratterebbe di culture pressoché morte, ma possono intersecarsi e sovrapporsi esattamente come i biomi si organizzano in ecosistemi. Pertanto un fenomeno come il capitalismo, che non appartiene a limiti etnico-nazionali, ma anzi li abbatte per unificarli in un unico insieme, minaccia le culture di stampo più umano (come quella italiana) corrodendone sempre di più il senso.
Non fraintendetemi: i momenti in cui artisti e presentatori spendono parole e pensieri riguardo il tema dei lavoratori durante i concerti ci sono, ma sempre di più si riducono a episodi marginali spesso risicati dai tempi televisivi. È quindi necessario far parlare la musica prima dei performer. Se il concertone del Primo Maggio riduce il suo obiettivo al guadagno economico, il senso del festeggiamento si scioglie nell’organizzazione di un evento sì cool, ma che non parla di lavoro, quindi privo di portata culturale.
Ora che il controsenso della bocciatura di Vipra dal Primo Maggio è appurata, cerchiamo di sviscerare le scelte della direzione artistica della Rai.
“Musica dal Morto” denuncia una discografia malata e mitomane che si regge sui numeri e sulle statistiche più che suoi loro interpreti, rendendo l’ambiente sempre più disumano. I titoli dei brani sono accompagnati da grandi nomi scomparsi della musica tra cui Tenco e Mango, Dimebag Darrell e Adam Yauch, con il fine di farli riecheggiare nelle canzoni, come se a cantarle fossero loro, dalla tomba. Non musica dal vivo. “Musica dal Morto” appunto.
E purtroppo di morte al primo maggio se ne dovrebbe parlare di più, di morte sul lavoro nello specifico. La statistica sale anche mentre scrivo questo articolo: Francesco Mannozzi, 31 anni, morto in un cantiere a San Gimignano. E ancora Lorenzo Parelli, 18enne morto a inizio anno a Udine durante l’alternanza scuola-lavoro ricordato all’apertura del concerto, a cui fa eco il ricordo di Luana D’Orazio, 22enne deceduta il 3 maggio scorso, di cui la madre si fa portavoce: “Vorrei che questo 1° maggio fosse dedicato veramente ai lavoratori”. Lo è stato?
L’Italia ha un grosso problema di morte sul lavoro a cui spesso risponde facendo spallucce. La statistica da inizio 2023 è preoccupante: 196 morti, +3,7% rispetto al 2022, dati UIL alla mano. Più di uno al giorno. E noi restiamo a guardare l’annuale washata del PrimoMaggioRoma promossa da CGIL, CISL e UIL.
Ultime considerazioni, poi liberi tutti.
Da qualche anno il concertone di Roma ospita il 1Maggio NEXT, un contest per artisti emergenti che screma una selezione fino ad arrivare a 3 artisti che infine solcano il palco in diretta Rai. Cito: “il vincitore assoluto del contest 1M NEXT, proclamato direttamente dal palco del Concertone, avrà inoltre la possibilità di avviare una stretta collaborazione con l’organizzazione del Primo Maggio, affinché l’esibizione in Piazza San Giovanni sia solo il principio di un importante percorso di crescita e visibilità.”
Ora: siamo sicuri di voler inserire una gara nell’unico giorno in cui siamo liberi di non dover correre più veloci degli altri? Se ciò che offre il PrimoMaggioRoma è “un importante percorso di crescita e visibilità”, quando la discussione dovrebbe vertere su lavoro e diritti, forse stiamo smarrendo la via. Sia del paese che della musica.
Vipra è l’artista che al lancio di un singolo organizza uno spazio dove poter confrontarsi sul ruolo della donna nell’industria musicale, una delle più patriarcali che conosciamo peraltro. Se anche un atteggiamento inclusivo come questo non viene riconosciuto e valorizzato – nemmeno in ottica capitalistica – siamo alla frutta. O forse siamo effettivamente già morti.
Vipra porterà le sue sonorità sul palco del MiAmi Festival il 26 maggio.
Abbiamo parlato del primo disco di Vipra qui
Antonio Verlino
Chiamatemi Toni (rigorosamente con la I) e sarò felice. Laureando in Semiotica presso Alma Mater Studiorum, Bologna. Vedo e sento musica ovunque, a volte anche dove non ce n'è. Poi riguardo bene e la trovo sempre.