Quanto “indie” c’è a Sanremo Giovani 2018?

Dopo la partecipazione dell’anno scorso dello Stato Sociale, si è scatenato il dibattito su Sanremo indie, insomma su quanto l’indie fosse arrivato sul palco dell’Ariston. In questo articolo proviamo a vedere quanto indie c’è in questo Sanremo Giovani 2018.

Ora ci sarebbe da riaprire una grande parentesi tra cosa è indie e cosa non lo è. Fatto sta che Sanremo negli ultimi anni ha spesso avuto tra i big la “quota indipendente”. Forse non tutti si ricorderanno della partecipazione dei Subsonica o dei Marlene Kuntz, degli Afterhours o dei Marta sui Tubi, oppure ancora dei Bluvertigo o dei Perturbazione, che certamente non possono essere definiti come i “classici gruppi sanremesi”. A dire la verità, non sempre Sanremo è un trampolino di lancio, in alcuni casi può rivelarsi un flop per la carriera di un cantante, in altri ancora può consacrarlo al successo momentaneo di alcuni mesi e poi alla scomparsa nel buco dell’ozono.

E per un cantante che si definisce “indie” o così è stato etichettato dal suo pubblico, può essere uno svantaggio o un vantaggio? Forse lo spirito giusto è proprio quello che l’anno scorso aveva lo Stato sociale, si sono presentati sul palco senza troppe pretese, hanno fatto quello che sanno fare bene e che fanno da anni nei grandi palazzetti in giro per l’Italia e a mio giudizio, sono rimasti fedeli a loro stessi. Qualcuno li ha criticati, qualcuno li ha definiti poco credibili, ma poco importa. Nel bene o nel male l’importante è che se ne parli e loro hanno cavalcato l’onda di un’opportunità che non sarebbe ripassata.

Lo stesso Colapesce nel 2012 ha provato a partecipare a Sanremo ed è rimasto fuori. Eppure da uno che fa il suo genere musicale non ci si aspetterebbe una partecipazione al Festival.
Ho ascoltato i 24 brani che parteciperanno alla gara canora, dal 17 al 21 su Rai 1. L’ho fatto perché sono devota al santo patrono della musica italiana e perché volevo capire quali artisti si avvicinassero di più a qualcosa di unico, di non ancora sentito.
Non scriverò le pagelle, non mi piace giudicare e soprattutto etichettare la musica con dei numeri da 1 a 10. Mi limiterò perciò ad esprimere mie personali opinioni sugli artisti in gara e sulle loro canzoni.

Le Ore

Parto da Le Ore, un duo di ragazzi giovanissimi, il brano con cui partecipano a Sanremo si chiama “La mia felpa è come me”. La giusta dose di malinconia mista ad un po’ di ironia, due facce pulite, una partecipazione che probabilmente è arrivata inaspettata. All’attivo hanno solo due brani lanciati su Spotify nei mesi scorsi, che hanno raccolto complessivamente oltre 300mila ascolti su Spotify e oltre 150mila views su YouTube.

“Se in quella fredda sera d’autunno sul treno, seduta a un paio di metri da me, con un’aria molto simile alla mia, non ci fosse stata quella ragazza rifugiata in una felpa grande più di lei, questa canzone non sarebbe nata”, questo è quello che sappiamo su di loro e su questo brano. La canzone mi piace ed è una delle poche ad essermi entrata in testa dopo il primo ascolto, hanno tutte le carte in regola per essere tra i due brani che passeranno di diritto nella categoria Big. Ma per scaramanzia, diciamolo a bassa voce o facciamo qualche rito strano con i cornicelli di San Gregorio Armeno.

Cannella

Poi c’è Cannella con il brano “Nei miei ricordi”, che parla di una storia d’amore finita male. Su di lui un giudizio complessivamente positivo. Si chiama Enrico Fiore, è un cantautore romano e fa parte della Honiro Label. Mi ricorda un po’ Ultimo, nella versione “indieggiante” (termine coniato da me che vuol dire leggermente tendente all’indie).

La Zero

Un altro brano che mi piace tantissimo è “Nina è brava” di La Zero, attrice e cantautrice. Una caratteristica che differenzia questa canzone dalle altre in gara è l’uso del dialetto napoletano in una piccola strofa. Si parla di una tematica poco conosciuta e poco affrontata, quella della condizione minorile in carcere, di quei bambini che, per una malasorte, sono costretti a vivere nei penitenziari con le loro madri, donne spesso in preda a situazioni familiari critiche e di povertà. Vorrei tanto che fosse tra i brani vincitrici, staremo a vedere.

Fosco17

Concludo con Fosco17, nome d’arte di Luca Jacoboni. Il brano che porta al Festival si chiama “Dicembre”. Fin dall’adolescenza si è avvicinato al mondo della musica, lo scorso anno ha debuttato con alcuni opening bolognesi, ma su di lui sappiamo ben poco. La canzone che ha scelto per partecipare alla gara canora è una ballata romantica post-pop con un ritornello decisamente sanremese. In lui ho visto qualcosa di vagamente indie, o per meglio dire, di autentico e vero. Giudizio anche qui, più che positivo.

Si conclude qui il mio personalissimo toto Sanremo, e voi avete già i vostri brani preferiti?

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