Piccola guida alla scoperta della “Domenica” nella musica italiana
La domenica è un giorno che, cinematograficamente parlando, mi fa subito pensare al film del 1953 La domenica della buona gente, di Anton Giulio Majano, con Sophia Loren, Renato Salvatori, Maria Fiore, Vittorio Sanipoli e Carlo Romano, musicato da Nino Rota. Una commedia spensierata, fotografia perfetta di una società caratterizzata, in tutti gli anni Cinquanta del secolo scorso, da una grande positività. Il monologo iniziale recita così: «Come dentro uno specchio, o appoggiati al davanzale che dà sulla strada, scorre davanti ai nostri occhi una qualsiasi domenica di quelle che viviamo; una domenica come un’altra in cui cerchiamo di dimenticare i cattivi pensieri, i lutti, le ingiustizie la guerra e la povertà che, sei giorni alla settimana, stanno di sentinella sul marciapiede».
Per evitare eccessiva ridondanza in alcuni casi la parola "Domenica" è stata abbreviata in "D."
In ambito musicale sono tantissimi i rimandi al giorno conclusivo della settimana.
Forse il più celebre è Domenica bestiale di Fabio Concato, ambientato in una Milano che non esiste più: «D. ti porterò sul lago, vedrai sarà più dolce dirsi ti amo. Faremo un giro in barca, possiamo anche pescare e fingere di essere sul mare». C’è anche la Domenica lunatica come quella cantata dal Blasco, o la Domenicamara dei Canova, o ancora la Buona domenica di Antonello Venditti: «Ciao, ciao D., passata a piangere sui libri, tanto lo sai che non t’interroga e poi è domani che ti frega. […] Ciao, ciao D., passata ad ascoltare dischi, meno ti cerca e più ci stai a pensare e questo tu lo chiami amore».
«Guardo un po’ te questa D. che ti bacia, ti spoglia, ti ammazza, ti assorda. Non dirmi che tu non ti fidi di me, siamo venti diversi siamo dei treni persi» canta chiamamifaro in Domenica. Riflessiva come quella di Ultimo: «È già D. almeno qui dentro, in questa casa in cui tu mi hai promesso di essere sempre per sempre, sempre una parte di quello che in fondo non perdo»; sognatrice come quella di Coez: È come se fossimo bambini, come se fossimo destini che si corrono accanto, con le mani nel vento, come fosse D. con te, con te».
Nella domenica di Daniele Silvestri, Sempre di domenica, vengono i nodi al pettine
Si sciolgono i pensieri: «Mi sono accorto che sto bene solo quando sto con te, ma so che questo non conviene, non conviene». E se accade tutto Di domenica, come cantano i Subsonica, è anche vero che la domenica è un giorno da odiare, come nella Domenica da coma di J-Ax: «Io odio a morte sta D. da coma e odio a morte sta D. da coma».
È la voce rauca un po’ tremolante di Renato Rascel a dirci, alla fine degli anni Cinquanta, che Domenica è sempre domenica: «e ognuno appena si risveglierà, felice sarà e spenderà ‘sti quattro soldi de felicità»; stesso periodo in cui Bruno Martino imperversa negli umori della gente con Non capisco la domenica: «La D., io non capisco la D., non penso a niente, sono solo nella strada, la D. è finita, solo tra la gente che si crede divertita. Vedo i lampi gialli dei semafori occhieggianti come i miei pensieri silenziosi intorno a me».
Ci vuole il twist di Gianni Morandi a raccontare una storiella d’amore e d’attesa in Se puoi uscire una domenica sola con me: «Mi porterò la Cinquecento di papà, t’aspetterò col batticuore e sai perché». Spensierata come la Domenica d’agosto di Bobby Solo: «D. d’agosto, che caldo fa! La spiaggia è un girarrosto, non servirà bere una bibita se in fondo all’anima sogno l’oceano… splash!».
In un’atmosfera cupa si sente la necessità di ascoltare Il suono della domenica, tra le parole di Zucchero: «Ho visto cieli pieni di miseria, sai e ho visto fedi false fare solo guai. Che sai di noi? Che sai di me? Ma il suono della D., dov’è?».
È sempre in un’aria lugubre, ma di speranza, che si distende La domenica delle salme di Fabrizio De André, vincitrice del Premio Tenco nel 1991, con importanti riferimenti storico-politici: «La D. delle salme non si udirono fucilate, il gas esilarante presidiava le strade. La D. delle salme si portò via tutti i pensieri e le regine del tua culpa affollarono i parrucchieri».
«Tra una carota e una cipolla ti dice, “Amore vieni a prendermi”. Ma la conosci bene quella tentazione? Quella voglia di fuggire senza una ragione», Una domenica notte, quella di Brunori Sas, al confine tra Domenica e lunedì di Angelo Branduardi: «No, non perdetelo il tempo ragazzi. Non è poi tanto quanto si crede. Date anche molto a chi ve lo chiede, dopo domenica è lunedì». «Inerpicandosi, inevitabilmente, in cima alla poesia di Ivano Fossati nella splendida Ombre e luce (domenica al cinema): Voltati per un sorriso qui nel buio, tienimi la mano, guarda come corrono quei due nell’ombra e che bagliori fa la gelosia».
Storia di un suicidio ben raccontata da Diodato in La lascio a voi questa domenica: «E abbiamo già tutti dimenticato che forse un uomo si è ammazzato; guardando il treno arrivare da lontano avrà pensato “Finisce qui questa D.”».
Ma è davvero Una domenica da buttare, raccontata dai Pooh? O forse è La domenica dell’anima cantata da Arisa? Forse la risposta è nella Domenica malinconica di Lucio Dalla: «Non voglio alzarmi è D., voglio pensare solo a te, a te che dormi su una nuvola, a te con me e a me con te. In fondo è una giornata stupida, di alternative non ce n’è; quello che c’è è una noia umida in questa stanza senza senza te».
Magari Una domenica fuori porta, come cantano i Thegiornalisti, «anche se hanno detto che oggi pioverà» o forse altrove c’è un sole, anche se precario, magari Il sole di domenica, di Dolcenera: Crolla crolla crolla il sole di D., le previsioni del tuo cuore fanno a cazzotti col dolore». È infine nel rimorso, misto a rimpianto, che si spegne Ogni domenica con te di Fiorella Mannoia: Avrei voluto vivere fermando ogni D. con te, avrei voluto credere che non finisse mai, avrei voluto essere il destino per decidere il domani, qualcosa che rimane anche quando il cielo cade».
Chi non si sveglierebbe con l’intro di Sunday Morning dei The Velvet Underground?
Assieme naturalmente all’omonima canzone dei Maroon 5. In Francia, invece, cronologicamente parlando ci sono la Dimanche à Orly dello chansonnier Gilbert Becaud, Dimanche (Caresse moi) di Yves Jamait, passando per la poesia Dimanche Soir di Grand Corps Malade, sino alla Dimanche del giovanissimo Leo Roi. Romanticissima è Un día de Domingo del gruppo spagnolo dei Mocedades. Chiudendo in bellezza con Domingo No Parque del cantautore brasiliano Gilberto Gil.
La domenica è il giorno di festa per eccellenza e, per quanto possa essere noiosa – perché, come scriveva Georges Perros, “è domenica per tutto il mondo” – rimane il momento della settimana in cui si riposa e, chissà, si trova il giusto momento per leggere un buon libro, per andare a cinema, a teatro, per uscire a fare un aperitivo, per andare al parco o allo stadio, ma soprattutto per ascoltare della buona musica.
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Francesco Saverio Mongelli
Classe 1997. Autore di canzoni, poesie, saggi, articoli e racconti. Musicista e scacchista, appassionato anche di antimafia, attualità, giornalismo, arte e cinema.