10 anni da “Manuale Distruzione”: il percorso poliedrico di Levante
Sono passati 10 anni da quando una giovane cantautrice Siciliana, pubblicava il suo primo disco, Manuale Distruzione e oggi per festeggiare questo traguardo, Levante, ci annuncia durante il suo tour nei teatri che a breve uscirà un’edizione inedita dello stesso album, in cui verrà accompagnata da tanti amici artisti tra cui I Santi Francesi, Margherita Vicario e altri che svelerà nel corso dei suoi viaggi teatrali.
Ma cosa è stato Manuale Distruzione? E come è cambiata negli anni la cantautrice?
La poliedricità è una caratteristica fondamentale dei più creativi e dei più curiosi. Se affiancata poi dal senso di concretezza alla base e dall’autenticità, è senza dubbio una plus vincente.
Era Marzo 2014 quando una voce sincera, asciutta, con look elegantemente gitano, su suoni positivamente squillanti e velatamente ironici cantava quel ritornello così evocativo e largamente condiviso: “che vita di merda”. Stiamo parlando di “Alfonso”, brano che portò Levante alla popolarità e che fa parte del disco d’esordio della cantautrice: Manuale distruzione.
Un disco ironico, trasparente e con una gran forza esplosiva uscito in un momento in cui il cantautorato femminile era poco ricco e si trovava difficoltà a far emergere una donna che non cantasse in un determinato modo, ovvero quello nazional-popolare. Non era infatti ancora cominciato il boom d’oro dell’indie.
Spontaneità ed eccentricità fin dalle origini
Oltre alla grande Carmen Consoli che rappresentava “la catanese che ce l’aveva fatta”, come rilascia Levante in varie interviste, sembrava impossibile che un’artista costruitasi da sola potesse uscire fuori.
Se si preferisce chiamarla secondo le sue origini siciliane, Claudia Lagona si avvicina ben presto alla musica, per necessità, come via di fuga dal dolore e per trovare in quei suoni ciò che poteva colmare le sue perdite più care, lasciandosi ispirare dalla curiosità, creatività e dai look eccentrici che avevano sempre contraddistinto la sua famiglia.
Come tutti gli artisti, comincia a scrivere per se stessa e solo successivamente decide di esporsi al pubblico e pubblicare il primi brani. È così che nasce Manuale Distruzione che Claudia firma con il nome di Levante.
Manuale Distruzione: amarezza e ironia
Tredici brani di un romanticismo arrabbiato e ironico che trovavano il suo picco nei ritornelli tormentati di “Alfonso”, nel cinismo di “Memo” e nell’introduzione a scala maggiore di “Sbadiglio”. Non mancavano, tuttavia, la tristezza e l’amarezza come in “Non stai bene” e “Le margherite sono salve”, i brani più intimisti, “Nuvola” e “Senza zucchero”, trascinati allo stesso tempo dalla grinta e energia di e “Cuori d’artificio“.
Un romanticismo che fa tutt’uno con la nostalgia dei ricordi sempre alla base. “La Scatola Blu” che è una ballata da cuori spezzati, ne è l’esempio.
Il disco, edito da INRI, era uscito po’ più in ritardo perché non a caso Levante sperava in una partecipazione al Festival di Sanremo quell’anno. La tanta ironia, il prendersi poco sul serio e la leggerezza lo fece piazzare subito nei primi posti in classifica. È la spontaneità in formato pop che colpisce chi ascolta Manuale Distruzione, lo stile asciutto e un animo soul al centro.
L’autenticità, la trasparenza di chi considerava la musica come salvifica ha fatto sì che la cantautrice siciliana si prendesse uno spazio importante nel cantautorato italiano e diventasse una colonna identificatrice della sfera indie. La caratterizzavano creatività ed eccentricità sempre affiancati dalla concretezza. Tant’è che quando per la prima volta venne passato in radio Alfonso da Radio Deejay, Levante faceva cappuccini in un bar di Torino.
Introspezione, caos e religione: la Levante degli anni successivi
In tutti i concerti di Levante, dopo i momenti pieni di grinta e energia, si è sempre partecipi di una parentesi in cui la musica improvvisamente si abbassa per far entrare il pubblico in un’atmosfera più intima e commovente, dove lei chitarra e voce intona a cappella “Abbi cura di te”, il suo pezzo più melodico e introspettivo, tratto dall’omonimo album del 2015.
È qui che lo stile stile asciutto e ironico, inizia a far posto a uno più corale e consapevole che trova la massima espressione nel 2017 con “Nel caos di stanze stupefacenti” (Carosello Records). La voce non sovrasta più la musica ma è un tutt’uno, 50 e 50 e il risultato è quello di trasportare sempre di più chi ascolta nel suo magico caos.
Il ruolo della religione è molto presente, se si pensa a “Gesù Cristo sono io” e “Santa Rosalia” ma anche quello della poliedricità e ribellione, se si ascolta “Le mie mille me” e “Non me ne frega niente”.
“Le mie mille me”, nel vero senso del termine, perché Levante non solo è una cantante e cantautrice, ma anche scrittrice con il suo primo romanzo “Se non ti vedo non esisti”, fotografa e pittrice. Mille personalità che fuoriescono musicalmente in molti suoi pezzi in cui non a caso, la presenza di sue controvoci fa da tappeto alla voce principale.
La fisicità dei sentimenti e la TV
Il suo carattere multi-potenziale non l’ha fatta fermare alla propria musica ma l’ha portata anche al tavolo di X-Factor come giudice. Anche se è stato proprio lì che si è fatta conoscere al grande pubblico, lei stessa definisce quel periodo come il meno comfort zone per se stessa in quanto il troppo cuore non andava d’accordo con la strategia del gioco.
L’intensità emotiva di Levante è infatti, sempre stata innegabile e diventa sempre più predominante, sfociando in una fisicità di sentimenti come si può percepire in “Tikibombom” e “Vivo” che ha portato, alla fine, al Festival di Sanremo.
Sentimenti verso il futuro
Di lì a poco, facendo un passo dietro le quinte, la nascita di sua figlia Alma Futura ha rimesso in sesto le priorità e ha dato anche nome all’ultimo album Opera Futura. Futuro perché è quello verso cui Levante, che è colui che si alza, tende sempre.
Tornando ad oggi: la troviamo questa primavera nelle cornici intime dei teatri italiani:
20 marzo 2024, Teatro Alfieri, Torino25 e 26 marzo 2024, Teatro dal Verme, Milano4 aprile 2024, Teatro Garden, Rende6 e 7 aprile 2024, Teatro al Massimo, Palermo9 aprile 2024, Teatro Metropolitan, Catania- 12 aprile 2024,Teatro Team, Bari
- 14 aprile 2024, Teatro Massimo – Sala 1, Pescara
- 16 aprile 2024, Auditorium Conciliazione, Roma
- 22 aprile 2024, Teatro delle Muse, Ancona
- 28 aprile 2024, Teatro Europauditorium, Bologna
- 2 maggio 2024, Teatro Lyrick, Assisi
- 4 maggio 2024,Teatro Verdi, Pisa
- 7 maggio 2024, Teatro Augusteo, Napoli
- 10 maggio 2024, Gran Teatro Geox, Padova
- 11 maggio 2024, Gran Teatro Morato, Brescia
- 13 maggio 2024, Politeama Genovese, Genova
- 16 maggio 2024, Teatro Auditorium Santa Chiara, Trento
- 19 maggio 2024, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udine
Claudia Verini
Sinologa e Musicista. Made in Umbria, ma vivo altrove. Lavoro nella moda, ma solo con la radio in sottofondo. Devo avere ogni giorno qualcosa da raccontare, tant'è che mi piace viaggiare fisicamente e mentalmente. La Sinestesia è la mia figura retorica preferita.