Nella storia della musica leggera italiana, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, si fecero largo gli “Urlatori”; un insieme di giovani cantanti che, cavalcando il rock n’roll americano, si distaccarono volutamente dal filone classicheggiante e melodico dei cantanti “di giacca” e di celebrità come Claudio Villa e Nilla Pizzi.
Erano gli anni di Totò, Sordi e Fabrizi, della spensieratezza di Poveri ma belli (Risi, 1957) ma anche del dramma di Accattone (Pasolini, 1961), dei blue jeans, de “La dolce vita” (Fellini, 1960), del boom economico, e soprattutto della diffusione su larga scala, grazie ai juke-box, della canzone di consumo.
Seguendo le tracce dei rocker Bill Haley, Jerry Lee Lewis, Chuck Berry, Elvis Presley, nacquero cantanti come Joe Sentieri, Ricky Gianco, Betty Curtis con Soldi soldi soldi, Clem Sacco. Ma anche Little Tony e i suoi 24.000 baci, Jenny Luna e Fred Buscaglione; quest’ultimo, in realtà, maturò uno stile tutto suo. Tra i più famosi ci fu Tony Dallara, con il suo grido pronunciato, consonante per consonante. Ad esempio in “Tu sei Romantica”, o nelle celebri canzoni Ghiaccio bollente e Come prima, un po’ singhiozzata, saccheggiò lo stile americano dei Platters.
Tipici di quel periodo erano il ritmo terzinato e gli arrangiamenti travolgenti. Quest’ultimi richiamavano il ballo sfrenato e non erano più suonati dalle grandi e pompose orchestre ma dagli strumenti che formano un complesso: basso, chitarra, tastiera e batteria, con l’aggiunta facoltativa di qualche fiato. I sentimenti non erano più cantati con pathos ma venivano quasi sdrammatizzati sia dal modo di cantare sia dalla gestualità; basti pensare alle mosse di Adriano Celentano, “il molleggiato”, o alla potenza vocale esplosiva di Mina, tra gorgheggi e vocalizzi.
Ritmi travolgenti, personalità uniche, testi disinvolti
Vite, quelle degli Urlatori, furono raccontate anche in alcune pellicole cinematografiche dirette da Lucio Fulci. Ricordiamo I ragazzi del juke-box (1959), Urlatori alla sbarra (1960), Uno strano tipo (1963). Il primo spazio televisivo concesso agli Urlatori fu durante una puntata de “Il Musichiere”, diretto da Falqui e condotto da Mario Riva. Inoltre, alla fine degli anni Cinquanta nacquero la Fonit Cetra, la Jolly e Dischi Ricordi che permisero all’industria discografica di fiorire.. Favorirono, a prezzi più contenuti, la diffusione delle canzoni.
Il Partito estremista dell’urlo
Tra tutti i personaggi che si destreggiavano nel panorama della canzone di quel periodo, ci fu Ghigo Agosti il quale nel 1960 fondò il “Partito estremista dell’urlo”. Fu un modo eversivo di contrapporsi a un desueto modo di cantare e soprattutto alle politiche della Rai. Agosti organizzò anche il Festival dell’Urlo e compose canzoni come Allocco tra gli angeli e Banana (frutto di moda), che gli permisero di diventare uno dei precursori del “rock demenziale”, genere successivamente dominato dai geniali Squallor.
Dagli anni Cinquanta la musica cambiò voci, testi e look.
Gli Urlatori furono il tramite tra la canzone melodica classica dei decenni precedenti e quella dei successivi nuovi generi come il cantautorato, il pop e il progressive rock. Il sogno del grido di libertà “vo-la-re” in Nel blu dipinto di blu di Mimmo Modugno, canzone trionfante al Festival di Sanremo del 1958, probabilmente segnò allo stesso tempo un punto di fine e di inizio di un nuovo modo di scrivere, comporre e cantare le canzoni.
Francesco Saverio Mongelli
Classe 1997. Autore di canzoni, poesie, saggi, articoli e racconti. Musicista e scacchista, appassionato anche di antimafia, attualità, giornalismo, arte e cinema.