Questa non è una classifica di fine anno. Non è un’altra lista di album o di singoli usciti negli ultimi 365 giorni e sistemati secondo un ordine gerarchico. Questo non è il solito articolo che dà voti o fa salire su dei podi, non crea sondaggi e tornei per dirvi qual è il disco del secolo. Come avremmo potuto fare una classifica quando il panorama è tanto vario e vasto, quando tanti generi si mescolano e si fondono dando vita a lavori sorprendenti ciascuno a suo modo?
Lasciamo che questo concetto sia una prerogativa dei “numeri”, lasciamo questo lavoro sporco a Spotify e le sue best of 2018. Ognuno di noi ha la sua top 10 ma non è facendo la media di un giudizio soggettivo che avremo una top 10 oggettiva. Non l’avremo probabilmente in nessun caso.
Dopo circa un anno di lavoro come redazione c’era bisogno di trovare un modo per chiudere in bellezza una splendida annata. C’era bisogno di qualcosa che fosse espressione di tutti, che avesse l’apporto di ognuno di coloro i quali hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto. Pertanto qui di seguito ogni redattore ha scelto per sé un artista o una band che in un modo o nell’altro ha caratterizzato il 2018. Troverete in ordine rigorosamente sparso artisti e band, commenti su album e sui live. Rivivrete l’anno da più punti di vista.
Calcutta – Giorgia Salerno x Futura1993
Questo 2018 è stato un anno segnato da una parola: trasformazione. Spesso è difficile accettarla o anche solo rendersene conto perché è un processo che avviene lentamente e parte da dentro. Succede così gradualmente, nel profondo, che quando finalmente arriva in superficie, la trasformazione ti confonde. La stessa cosa è successa con Calcutta, che per me, nonostante le vostre pupille stiano già roteando, è tra i migliori artisti dell’anno, per merito di un disco prezioso, diverso, che è stato capace di confermarlo e al contempo farlo riscoprire come nuovo.
Ma non soltanto Evergreen ha lasciato il segno tra gli ascolti del mio 2018, anche brani come “Se piovesse il tuo nome”, scritto con Elisa, ha assunto tutta un’altra valenza, per me, non appena è stata cantata dai due autori insieme. L’augurio che faccio, per questo nuovo anno è quello di accogliere la trasformazione invece che respingerla, avere il coraggio di assecondare la propria natura e raccoglierne finalmente i frutti: saranno maturi e succosi.
Salmo – Wero
Esempio perfetto di “last but not the least”, Playlist di Salmo è uscito a Novembre ma per quel che mi riguarda è uno degli album caratterizzanti del 2018. Non ho mai seguito Salmo, ma una delle forze principali di questo disco è la prepotenza con cui ti colpisce e diventa uno degli ascolti indispensabili della giornata. La magia di questo album inizia con la promozione che ne ha anticipato l’uscita – dal “concerto” vestito da senzatetto in Duomo a Milano al video pubblicato per Netflix – ed arriva alle basi super potenti che ne accompagnano i testi.
Playlist è un album che provoca e lo fa anche bene. Si sente la voglia di dare una lezione ai trapper del momento tanto da fare trap meglio di molti di loro. Vuole ironizzare sul populismo e riesce a dare dignità anche alle classiche “frasi di Facebook”. Ospita i grandi nomi del momento eppure, se posso permettermi, riesce quasi a far sfigurare personalità come Fabri Fibra. Salmo ci ha regalato un disco che dà lo sprint finale al 2018 e la carica per iniziare il 2019 al meglio. Non ci resta che usare tutta questa energia nel suo nuovo tour!
Colapesce – Ludovica Ricceri
Colapesce per me ha sempre avuto un’importanza particolare dovuta probabilmente alle mie origini siciliane. Ascoltarlo, in un certo senso, per me significa tornare a casa.
In questo 2018 ho avuto la possibilità di assistere a diversi dei suoi concerti, tra Napoli a Siracusa, la città che ci accomuna. Quest’ultimo live mi ha commosso dall’inizio alla fine: ascoltarlo raccontarsi e raccontare i suoi luoghi in un posto così vicino a me, l’isola di Ortigia, mi ha lasciato sorpresa ed emozionata.
Sebbene la data di uscita sia antecedente, il Compendio (uscito quest’anno) mi porta a scegliere Infedele come album del 2018. Per la sua incredibile capacità di evocare sensazioni fortemente personali, per il magnifico tour iniziato a gennaio di quest’anno, per la dolcezza delle immagini, che ha sempre contraddistinto i pezzi di Colapesce, ma anche per le novità che ha apportato alla sua musica questo disco segna una forte crescita nel suo percorso.
Maria Antonietta – Gloria Basanissi
Se è vero che i confini del tempo sono arbitrari, allora non sarà peccato tentare di descrivere un intero anno a partire dall’opera di un’artista. In questo 2018, abbiamo celebrato l’ennesimo, assordante, tragico – seppur meraviglioso – inno alla delusione. O, meglio, al diritto di deludere le aspettative degli altri, i ritmi imposti, le proiezioni altrui. E le più severe, le nostre. Per tal motivo, dovremmo celebrare la fine di quest’anno tornando al suo inizio.
“Deluderti” di Maria Antonietta, colei che dell’introspezione, della confessione poetica e della vastità del pensiero ha fatto la propria cifra stilistica. Se difatti almeno una volta avete preferito restare in disparte, se credevate di sapere molte cose e invece niente, se siete stati oceano, deserto o nelle profondità tra i pesci, allora anche per voi “Deluderti” è una parte fondamentale di questo nefasto, precario, sorprendente, noioso, imprevedibile 2018.
La Redazione
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