Bonsai Beat Festival: con Dente ritorna la musica live a Torino
Il primo concerto dopo il lockdown non si scorda più, soprattutto perché si trascina le tracce evidenti di quella che è la fase due che, non scordiamo, è ancora in atto. La fase di convivenza con il virus ha portato l’introduzione di una serie di norme da rispettare per poter godere di ciò che è mancato così tanto. Alla quarantena però non si riconoscono esclusivamente elementi negativi, ma anche la nascita di abitudini differenti che molti ritengono positive. Non è difficile sentire chi, a parer suo, ha costruito in questo periodo una propria dimensione quotidiana e casalinga, ha apprezzato la lentezza delle giornate. Chi ha sviluppato un’attenzione verso i particolari, un apprezzamento delle cose semplici come cucinare, l’affetto dei cari e l’introspezione – spesso dura e dolorosa, ma sempre costruttiva per chi ha voglia di migliorarsi.
Assistere allo spettacolo di Dente e Chiara Effe all’Open Factory di Nichelino in un certo senso è stato come vivere una nuova esperienza di concerto, molto più intima, profonda e approfondita. Un’esperienza sobria ed elegante quella di venerdì 11 settembre al Bonsai Beat Festival, a partire dalla location nascosta nella periferia della cintura di Torino, città in generale non particolarmente affascinante.
Il concerto si apre con la performance di Chiara Effe, la cantautrice timida dalla voce coraggiosa.
Chiara arriva dalla Sardegna e spesso canta la sua terra in un modo che ricorda i migranti degli anni ‘50. Questi ultimi, arrivati nel continente, raccontano ai nuovi compagni di vita quanto è bella la culla che li ha cresciuti e resi forti. Raccontano la bellezza delle spiagge selvagge e le difficoltà delle stagioni più secche passate nell’entroterra bruciato dal sale. Sciolta sul palco nelle vesti di cantante, danza e interpreta le sue emozioni grazie ai movimenti del suo corpo leggero e discreto, coperto da un vestito bianco. Più timida invece tra un pezzo e l’altro, nonostante il pubblico sia lo stesso. Non che questo rappresenti una pecca, anzi, ma la conferma della sua anima pura e sincera.
Chiara gioca con la sua loop station, le corde pizzicate di una chitarra classica e una voce limpida e cristallina come il mare di Cala Luna. Emoziona con i testi dei suoi piccoli racconti sonori, ascoltati con attenzione grazie all’atmosfera rilassata del cortile dell’Open Factory. L’interpretazione di “Tra il Mare e il Cielo”, pezzo di chiusura del suo primo disco “Via Aquilone” e del suo piccolo concerto, è tra le più dense ed emozionanti mai sentite da un palco calcato da una sola musicista, tanto lieve quanto imponente nella sua fragilità.
Poi arrivano Dente e Simone Chiarolini, il concerto continua nella sua bolla di silenzio e intimità.
Ognuno davanti al palco ha a disposizione una sedia e molto spazio intorno a sé. La prossemica è una parte della semiologia che studia il significato dalla distanza che l’individuo frappone tra sé e gli altri e tra sé e gli oggetti. Più in generale, studia il valore attribuito da gruppi sociali al modo di porsi nello spazio e al modo di organizzarlo. Uno spazio fisico o sociale, può essere vissuto in modi differenti. Sia che si tratti di uno spazio fisico angusto oppure esteso e facilmente occupabile, sia che si tratti di uno ‘spazio’ all’interno di un’organizzazione, della famiglia, del gruppo di amici, e così via.
La nuova prossemica dei concerti parla chiaro. Sembra quasi che il pubblico sia “costretto”, in solitudine, a concentrarsi sugli arrangiamenti minimali, sulla voce nuda e cruda e i versi di Giuseppe Peveri. È come se ogni persona tra il pubblico fosse seduta comodamente tra le mura della propria stanza e il concerto fosse stato organizzato apposta per loro. La verità è che ogni concerto è organizzato apposta per un pubblico. Nessun poeta canta per se stesso e per il vento, ma per condividere un messaggio, uno stato d’animo o, semplicemente, una storia.
Il concerto di Dente racchiude più elementi e accontenta buona parte della sfera emotiva.
Da una parte il momento riservato alle canzoni, malinconiche e romantiche, canzoni “belle e tristi” come lui stesso le definisce. Dall’altra la sua pungente ironia e lo scherzo caratterizzano i siparietti tra un brano e l’altro, semplici e mai scontati, con battute che rispettano i tempi della comicità. Questa contrapposizione porta il pubblico a cavalcare due dimensioni diverse e alternate divertendo, coinvolgendo e mantenendo alta l’attenzione. Il set acustico di Dente ci ha fatto rivivere la semplicità tipica dei cantautori “Indie” degli anni zero alle prime armi, condita però dalla grande esperienza di un musicista cresciuto e maturo, crescita che avevamo già colto grazie all’ascolto del suo settimo e ultimo disco “Dente”, in cui l’autore è cambiato, nei suoni e nella scrittura, pur rimanendo fedele a se stesso e alla sua poetica.
Una bellissima serata quella organizzata da Bonsai Concerti e RadioOhm per il Bonsai Beat Festival, per recuperare Omega x Resistenza 2020, precedente live annullato qualche mese fa. Nonostante tutte le difficoltà, è riuscito ancora una volta a portare una boccata di ossigeno e della buona musica nell’aria di Torino. Pian piano quest’aria diventa sempre più fresca e ci accompagna verso le porte di un autunno incerto.