La magia di sentirsi tutt’uno: è partito il club tour di Venerus
Se c’è un artista che vado ad ascoltare ogniqualvolta mi è possibile, quello è Venerus.
Una persona come poche altre nel nostro paese, dotata di una sensibilità che va oltre quanto richiesto dal lavoro di musicista e che sgorga in un’umanità che raramente si vede sopra un palco. Sempre nuovo e mai banale, ogni tour, macché, ogni concerto di Venerus è un mondo a sé, tutto da scoprire e da guardare con gli occhi dei bambini.
Nemmeno l’allerta meteo che ha colpito il nord-est negli ultimi giorni ha tenuto i fan lontani dal New Age di Roncade in provincia di Treviso, club storico per la musica italiana e internazionale nel nostro paese. Venue migliore da cui far partire il club tour non poteva esserci. La capienza contenuta del locale permette un contatto ravvicinato con lo stage, situazione ideale per l’intimità che un concerto di Venerus richiede.
Con grande piacere incontro una marea di amici e vecchie conoscenze che non vedevo da tempo, a dimostrazione del fatto che la musica unisce le persone, soprattutto quando si tratta di musica fatta bene. Vinny si presenta sul palco con una lunga barba che ricorda Confucio e apre il concerto con chitarre distorte che preannunciano “Sai che c’è?”.
Chi pensava che il tour si sarebbe concentrato sui brani de “Il Segreto”, ultimo album del cantante milanese uscito ormai il 9 giugno 2023 (ne abbiamo parlato qui), stava per essere smentito.
Il genio dell’artista si coglie soprattutto dalla capacità di proporre la propria arte ogni volta in forme diverse, pur mantenendo il nucleo identitario. E così è stato: Venerus mette in scena una narrazione nella narrazione giocando con la linearità del tempo tra flashback e flashforward.
Dopo qualche brano estratto dall’ultimo disco, chiede la partecipazione del pubblico approcciandolo, come sempre, con quella tenerezza che lo contraddistingue. “Facciamo un gioco, concentriamoci tutti. Se lo facciamo tutti insieme ci riusciremo”. Capisco di essere in presenza di un grande artista quando ad ogni richiesta dal palco il pubblico si ammutolisce e ascolta. Venerus sparisce per qualche istante mentre la band abbozza un’aria sognante e misteriosa. Al suo rientro la barba non c’è più e il lungo abito rosso è sostituito da vestiti che ricordano il videoclip di “Fulmini / Il fu Venerus”. È solo il primo di diversi cambi di costume che vedremo durante la serata.
È veramente giunto il momento di fare un salto nel passato.
Una volta preso posizione alla tastiera parte “Dreamliner”, seguita dai pezzi di “A che punto è la notte”, Ep d’esordio con cui personalmente ho scoperto questo magnifico esemplare di essere umano. La band riversa energia pura sulla platea che si agita come fili d’erba sospinti da una brezza primaverile. Siamo un tutt’uno, e si sente.
Viene ripercorsa gran parte della discografia, ovviamente con arrangiamenti inediti, toccando punti altissimi durante la cover de “La collina dei ciliegi” di Lucio Battisti, la quale alza un coro frastornante tra le mura del New Age. In un impeto di generosità, abbiamo anche l’occasione di ascoltare due brani provenienti dalla linea temporale futura: non li annuncia, lascia che a parlare sia la musica. Il secondo di questi inediti mi colpisce particolarmente: un brano che coniuga perfettamente la delicatezza di una ballad con i bassi profondi della techno. Immediatamente penso che solamente un pazzo come Venerus può partorire un’idea simile e pensare che possa funzionare. E infatti poi funziona.
Arriva “Sei acqua”, uno dei momenti più attesi della serata, ma durante il bridge il sospiro del cantante di San Siro si spezza: “Devo andare, si è fatto tardi”.
Mentre la band si assenta temporaneamente, le casse espandono un monologo recitato dallo stesso Venerus che riflette sullo scorrere del tempo. “È stato bello, ma abbiamo un concerto da finire”. La mia anima, ormai rapita, non riesce a immaginare con quale canzone può concludersi lo show, ma i primi accordi di “Istruzioni” mi ricordano che il meglio va lasciato alla fine. I baci fioccano tra la folla e le coppie si lasciano finalmente dominare dall’amore, ormai tangibile nell’aria, senza paura di essere giudicati. Non c’è posto per minuzie del genere a un concerto di Venerus.
La magia termina quando l’orologio segna le 23:30 passate, rammentandomi che quando si sta bene il concetto di tempo è davvero relativo. Ho l’occasione di abbracciare tante persone, così tante che alcune non riesco nemmeno a salutarle. Uscendo dal club passo davanti al banchetto del merch dove vedo Venerus abbracciare e scambiare parole con la gente che è venuta per quello che sa fare meglio: diffondere amore tramite la musica.
Un amico mi chiama da lontano. È là con lui. Si abbracciano così stretti che le loro guance si toccano. Sorrido e gli mando un bacio con la mano.
È davvero ripartito il tour di Venerus.
Antonio Verlino
Chiamatemi Toni (rigorosamente con la I) e sarò felice. Laureando in Semiotica presso Alma Mater Studiorum, Bologna. Vedo e sento musica ovunque, a volte anche dove non ce n'è. Poi riguardo bene e la trovo sempre.