Se mai – per qualche sciagurata ragione – doveste perdere il senso della musica, forse quello che fa per voi è un concerto di Niccolò Fabi. E adesso vi spiego perché.
Sono stata alla data torinese del tour di Tradizione e Tradimento, lo scorso 12 gennaio. Ed è da quella sera che non riesco a capire se ho perso qualcosa, o ritrovato qualcos’altro. Di sicuro c’è che, a stare bene ad ascoltarli, i live di Fabi si svolgono in una dimensione spazio tempo propria, che non ha niente a che fare con la realtà. Ma così non si capisce, devo spiegarvelo meglio.
Avete presente tutto lo stress, la confusione delle vostre vite, le preoccupazioni, insomma tutte quelle cose che vi ricoprono con mille strati al punto che se vi guardate allo specchio vedete solo la gonfia e goffa figura di voi stessi? Ecco, tutto il superfluo che vi appesantisce ai concerti di Niccolò Fabi non passa nemmeno dalla porta. Un attimo prima siete fuori dal teatro a farvi una birra con i vostri amici, quello dopo siete finalmente e tragicamente nudi davanti a voi stessi e ai vostri sentimenti. E li sentite pulsare, i sentimenti, tanto che inevitabilmente vi emozionate. Perché senza che ve ne siate accorti – anche se voi volevate solo andare a un concerto – vi siete ritrovati nella bolla spazio-tempo di Fabi, dove l’intimità e la sensibilità sono talmente forti da non permettere a certi pensieri di entrare.
Ma questo non lo dico solo io, lo dice anche il cantautore romano stesso.
Quella di rendere i suoi live un momento di sospensione riflessiva in cui nessuno controllerebbe l’orologio (difficilmente in un concerto del genere vi ricordereste che il tempo esiste, per l’appunto) è una delle sue intenzioni dichiarate. D’altronde queste sono le circostanze adeguate alle sue canzoni, per farle arrivare come devono. In due ore di concerto infatti c’è stata tantissima musica, e pochissimo parlato, seppur incisivo, pensato, e adeguatamente introduttivo. Poche spiegazioni, un invito a togliere i cellulari durante Vince chi Molla, un memento per ricordare che l’arte è resistenza alla mano che ci affoga. Il concerto fluisce senza fare grinze, accompagnato da un visual fatto di schermi, tutti intorno al palco, dove le immagini proiettate accompagnano le canzoni. A volte in modo semplice, a volte da effetto “bocca aperta”, come davanti allo scenario tridimensionale di lanterne durante Ecco.
Probabilmente, quella del visual è la grande innovazione qualitativa che si è aggiunta, dato che rispetto ai tour passati l’ho trovata molto più complessa e curata. Anche la disposizione dei musicisti sul palco – tra cui Bianco, “il cantautore di Moncalieri”, come lo ha battezzato Fabi – ha un suo preciso messaggio nei confronti del pubblico. Tutti sono allineati, su due file, e al centro non c’è nessuno, solo uno degli schermi. Il frontman è in mezzo agli altri, a volte alla tastiera, a volte in piedi alla chitarra. Mai davanti, mai al centro. Lui stesso spiega che questa pensata non è altro che un rinforzo all’intenzione di invitare il pubblico a viaggiare dentro se stesso, senza concentrarsi su di lui, ma sprofondando dentro la musica e le sue suggestioni.
Ad una sfera emotiva così avvolgente e curata non può venir meno un assetto musicale agguerrito.
La componente elettronica presente nell’ultimo album suona perfettamente dal vivo, testimone la partenza con A prescindere da me e Amore con le ali, che scuote fin da subito. La contaminazione si estende anche ai brani più amati, proprio portando un po’ di tradimento nella tradizione cantautorale di Fabi. Il (buon) risultato è una maggiore modernità degli arrangiamenti: più originali, accattivanti, seppur mai stravolgenti. Incuriosiscono l’orecchio più attento ma non deludono il fan più ferreo.
C’è da dire, che la qualità dei musicisti sul palco non lasciava margine a grandi dubbi sull’esito finale. Oltre a Bianco, Pier Cortese e Roberto Angelini (storici amici e colleghi, che hanno anche collaborato attivamente nell’ultimo album), Daniele Rossi e Filippo Cornaglia. Uno dei piaceri di questo concerto è quello di vedere – e ascoltare – un concerto suonato, in cui è percepibile l’intesa del gruppo e la competenza dei singoli artisti. Non una caratteristica troppo comune, dato il modo di fare musica oggi.
Si può dire che il tentativo di ammodernamento intrapreso da Niccolò Fabi, benché annunciato come tradimento, non leda la sua identità di cantautore sensibile ed emotivo, e questo live lo conferma. Anche se – vi confesso – io già l’avevo capito ascoltando il disco.
Prossimi live di Niccolò Fabi
19/01 Roma – Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia
20/01 Roma – Auditorium Parco della Musica – Sala Santa Cecilia
21/01 Napoli – Teatro Augusteo
22/01 Bari – Teatro Team
24/01 Ancona – Teatro delle Muse
25/01 Assisi (PG) – Teatro Lyrick
29/01 Bergamo – Creberg Teatro Bergamo
30/01 Parma – Teatro Regio
23/04 Madrid – Sala Caracol
Foto di Alessandro Bosio per La Repubblica Xl
Maria Giulia Zeller
Rifletto molto, parlo troppo, e mi piace scrivere. Amo la musica, l'arte, la creatività, soprattutto quando riesco a farne un collante sociale. Credo nel potere della cultura e nella bellezza delle persone. Mi piace trovare e inventare opportunità, lavorando con nuove persone che possano insegnarmi qualcosa.