Di Salmo negli ultimi mesi se n’è parlato parecchio.
Salmo lo scorso 1 ottobre ha pubblicato il suo ultimo disco FLOP!, il suo sesto album in studio. Un successo non solo musicale, ma anche mediatico. Per molti è uno dei suoi migliori lavori. Non è banale, non è superficiale e non annoia. Spacca e basta. Vi avviso che questa non è la recensione del suo ultimo progetto (ne abbiamo parlato qui). “In che senso?” cit. Abbiamo ben pensato di parlare del disco dal punto di vista mediatico e di vedere quello che è ruotato attorno prima e dopo la pubblicazione del progetto.
Il rapper sardo ogni volta pubblicato un lavoro è sempre stato capace di restare sulla wave di Spotify per settimane.
Dopo aver letto l’annuncio del disco su Instagram ho subito pensato a cosa avrei potuto scrivere. Non sto qui a farvi un’analisi sociologica del perché di questo successo poiché non è nelle mie competenze. Nonostante io non abbia queste doti mi è sempre piaciuto vedere cosa pensa la gente quando esce un nuovo disco. I social media sono un diario segreto aperto a chiunque, di cui tutti abbiamo la chiave e su cui possiamo scrivere una nostra considerazione. Abbiamo capito che FLOP! è piaciuto a parecchia gente e tutti non vediamo l’ora di vederlo suonato dal vivo perché i live di Salmo, spaccano davvero. Ricordo quando lo vidi al Forum d’Assago nel 2019; forse è stato lì che ho capito cosa significa fare un sold out.
Memories a parte, torniamo alla natura di questo articolo.
Scrollando nella piazza più grande del mondo, ovvero Instagram, mi sono immedesimata nel ruolo di una turista che vede per la prima volta il Duomo di Milano. Ignara del tutto mi fido di quello che mi dicono le guide e qualche passante ficcanaso. Ho cercato più o meno di leggere il tutto più oggettivamente possibile, capendo cosa è e cosa è stato FLOP! per il pubblico.
Annunciare un disco significa innanzitutto avere una buona strategia di marketing (ma va?).
Come è stato annunciato dall’artista stesso sul suo profilo Instagram, questo è il suo disco peggiore. Muovendosi in questa direzione, il rapper ha spinto l’ascoltatore a cliccare play su Spotify. Hype altissimo e tanta voglia di capire quanto faccia schifo questo lavoro. Nei vari post è stata resa pubblica la copertina ispirata a L’Ange Dechu (1868) dell’artista francese Alexandre Cabanel e la tracklist. In un primo momento non viene menzionato nessun featuring.
Più hype che musica?
Iniziando la mia analisi e leggendo i commenti, se dovessi descrivere il tutto, lo riassumerei in un’unica parola: hype (sì, di nuovo). La prima domanda che mi sono posta è: la maggior parte dei commenti legati è davvero in merito alla musica? O è tutto quello che è stato progettato intorno a creare stupore? Questa domanda non la pongo solo a voi, ma anche a me stessa. Molte volte mi è capitato di aspettare con ansia l’album di un artista che seguo ed è capitato più volte di non avere tra le mani quello che mi aspettavo. Ciò non significa che Flop! non abbia rispettato le aspettative, il contrario.
Il più delle volte il lancio di un disco viene progettato come un semplice oggetto che porta a una fatturazione e non all’artisticità.
Lo si può notare anche dall’orario di uscita del disco. Salmo, come altri, hanno optato nel far uscire il proprio disco alle 2 di notte. Questa non è una moda per sembrare alternativo, ma lo si fa per una questione di streams. Spotify non conteggia le 24 ore dalla mezzanotte fino al giorno successivo, bensì dalle 2 di notte fino al giorno dopo. E quelli che pubblicano il proprio lavoro a mezzanotte? Per le prime due ore gli streams non vengono conteggiati. Ciò non significa che chi pubblica il proprio lavoro automaticamente supera gli ascolti di chi l’ha pubblicato due ore prima, anzi. Secondo alcuni dati sono pochi quelli che restano svegli fino alle 2 per ascoltare un disco. Sembra un concetto abbastanza banale, ma pensateci, quanti di voi l’hanno davvero fatt0?
Ma veniamo all’opinione del pubblico
In un buon 80% dei commenti, molti hanno apprezzato i featuring “a sorpresa”. A differenza di altri artisti che puntano sugli emergenti, Salmo ha pensato di inserire tre big come Noyz Narcos, Guè Pequeno e Marracash. Come la legge dell’attrazione ci insegna, così agendo viene attirato non solo un pubblico più giovane, ma anche un pubblico più maturo il quale è cresciuto con la vecchia e buona old school. Quindi un lavoro che ha unito due generazioni che ha mixato nuovi sounds con vecchi, quindi, un pubblico più ampio e quindi un maggior profitto.
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Non è difficile da capire che Salmo è sempre stato un artista da record. Ricordate Playlist che al suo primo giorno di pubblicazione aveva infranto il record di ascolti giornalieri e in una sola settimana aveva raggiunto il disco d’oro? Bene, è successo di nuovo. Anche FLOP!, a una sola settimana dalla pubblicazione, ha portato a casa la stessa certificazione.
Perché avviene questo? Ci sono artisti che rompono gli schemi prima di formarli. È come quando si fa una scommessa di calcio e puntiamo alto sulla squadra che potrebbe vincere. Conoscendo la squadra e le potenzialità, sappiamo che questa ha un’alta probabilità di vittoria. Ed è quello che succede agli artisti oggi: diamo per scontato la vittoria senza pensare a una probabile perdita. FLOP! ha rappresentato l’opposto del significato del termine che lo connota ed è uno dei pochi casi (perché è così) in cui un artista ha rispettato, tutto sommato, le aspettative dell’ascoltatore. A questo punto mi chiedo: secondo voi, la buona riuscita di un disco è sempre dovuta alla bravura di un artista? Oppure la nostra è solo fiducia impostataci dai social media?
Lucrezia Costantino
Sono una scettica nata e cresciuta in Puglia, milanese d'adozione. Nella mia borsa non mancano mai gli auricolari e le chewing gum. Amo il cinema, i tramonti al mare e i dolci.