I Subsonica non sono riusciti a bissare il microchip emozionale
La notizia è che Samuel dei Subsonica è il nuovo giudice della prossima stagione di X-Factor Italia. Affiancherà l’inossidabile Mara Maionchi, Sfera Ebbasta e Malika Ayane. Il programma andrà in onda su Sky.
Se questa sia cosa buona è giusta o meno non sta a noi deciderlo. Il lavoro è lavoro e saremmo tutti un po’ ipocriti a etichettare come commerciale chi decide di prendere parte a X-Factor. Anche perché siamo i primi a non perderci una puntata del talent show o, se non altro, diamo un’occhiata ogni tanto. E poi, quanti di noi hanno avuto il coraggio di rinunciare a un lavoro solo per paura di essere considerati un “venduto” da amici e parenti? Ricordiamoci che la musica è un’altra roba.
Ecco la dichiarazione di Samuel rilasciata a seguito della notizia:
A X Factor mi piacerebbe accendere i riflettori sulla musica che amo; quella fatta non solo di belle voci, ma anche di suoni di ricerca e di contenuti da raccontare. Vorrei dedicare un’attenzione particolare agli autori – dice Samuel – e non solo ai cantanti. È una sfida, una scommessa, dalla quale sento che potrò ricevere anche nuovi stimoli ed energie creative.
Esattamente un anno fa usciva 8 e i fan dei Subsonica, me compreso, erano un po’ scettici. Prima di questo disco la band torinese aveva attraversato un periodo difficile.
Samuel aveva iniziato una nuova carriera da solista dopo vent’anni a fianco dei suoi compagni di viaggio, per poi salutarli postando un video su Facebook dove canta Dentro i miei vuoti, scelta molto simbolica, uscire con l’album La Risposta e partecipare a Sanremo con scarsi risultati.
Lo seguirono a ruota anche Boosta (tastiere e voce) con l’uscita del suo disco La stanza intelligente; Ninja (batteria e drum machine) con il progetto Drum and bass LNRiplay insieme a Pierfunk, storico ex bassista dei Subsonica, Victor MC Kwality alla voce e Ale Bavo. Quest’anno è uscito anche il disco dei Deproducers che vede Max Casacci (chitarre e produzioni) al fianco di Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo e Riccardo Sinigallia per un disco sperimentale che fonde musica e scienza (tra i progetti più interessanti dell’anno).
8, nonostante le premesse sottovalutanti, alla fine è un bel disco che affronta il complicato tema del tempo che sfugge, con un pizzico di critica politica e uno sguardo ampio sul contemporaneo, risultato di un percorso difficile di riconciliazione che ha riportato i Subsonica sui palchi di tutta Italia.
Noi de Le Rane a una di quelle performance eravamo presenti; per la precisione al concerto di Genova al 105 Stadium, considerato dallo stesso Casacci il palazzetto con l’acustica migliore d’Italia.
È stato un concerto emotivamente carico e adrenalinicamente intenso. Una scaletta immensa divisa in due set per un totale di 25 pezzi che hanno ripercorso l’intera vita della band, e tre brani col rapper torinese Willie Peyote con il suo brano I Cani riarrangiato dai colleghi, L’incubo tratto proprio da 8 e Radioestensioni, storico pezzo del primo disco omonimo dei Subsonica al quale Willie ha dato nuova vita. Impeccabili, potenti, ammetto che è stato il concerto musicalmente migliore della stagione invernale del 2019 sul panorama italiano. Per arrivare a questo punto la strada è stata davvero lunga.
Erano gli anni 2000, Fabio Fazio conduceva il Festival della Musica italiana e per l’occasione Luciano Pavarotti, vestito con un papillon che sembra quasi un aquilone tanto è immenso, annuncia in sordina una band sconosciuta.
C’è chi si è meravigliato della partecipazione di Zen Circus, Ex Otago e Motta per l’edizione di quest’anno, ma già 19 anni fa le porte dell’Ariston erano aperte alle band della scena emergente. Ricordiamo che in passato hanno partecipato al festival anche Afterhours, Marlene Kuntz e Marta sui Tubi. La band torinese ha portato un pezzo che oggi ci sogniamo di sentire sul palco della città dei fiori e quel pezzo si chiama Tutti i miei sbagli, diretto dal maestro Fabio Gurian (Statuto) in un tripudio di archi e fiati.
Samuel dai microfoni scotchati col nastro isolante per cantare con voce effettata in barba ai puristi che ancora oggi criticano i trapper (lui ci cantavo già vent’anni fa), i Subsonica hanno portato il loro marchio di fabbrica fatto di un ibrido uomo-macchina degno dei pionieri del transumanesimo (Il transumanesimo [o transumanismo, a volte abbreviato con >H o H+ o H-plus] è un movimento culturale che sostiene l’uso delle scoperte scientifiche e tecnologiche per aumentare le capacità fisiche e cognitive e migliorare quegli aspetti della condizione umana che sono considerati indesiderabili, come la malattia e l’invecchiamento, in vista anche di una possibile trasformazione post umana), mescolando dance, elettronica, orchestra sinfonica e ritmi funk.
La voce di Samuel rappresenta ciò che negli anni a cavallo del nuovo millennio erano le aspettative per il futuro digitale.
Ricordo che proprio Morgan, durante una puntata di una delle prime stagioni di X-Factor, disse che i Subsonica erano degli alieni. Li definì uomini macchina al servizio della musica. Disse che Samuel aveva avuto il coraggio. Nonostante la sua stupenda voce avvolgente e metallica, mai stonata, aveva utilizzato il vocoder per renderla ancora più futuristica e innovativa. Ma non fu solo questo a rappresentare una carta vincente per il gruppo, ma anche il fatto di racchiudere cinque tra i musicisti più forti sulla piazza italiana. Ogni musicista ha portato il suo stile per essere mescolato al sevizio del progetto, c’è il Reggae, il Funk, la Disco, la Drum and bass, la musica elettronica e quella pop per un prodotto finale unico e mai banale.
Ripercorriamo a ritroso questa storia fatta di alti e bassi, dischi buoni e dischi meno buoni (perché ammettiamolo, non tutti gli sono riusciti alla grande); in tutto 8 come il titolo dell’ultimo uscito, e una lunghissima carriera alle spalle.
I Subsonica (nome nato dalla crasi tra i termini subacquea e sonica) hanno prodotto brani inossidabili. Saranno riprodotti in serie sui circuiti stampati di tutti i dispositivi elettronici e che rimarranno salvati nella RAM dei device della nostra memoria per sempre. Quei pezzi, quei ballerecci e cantabili pezzi, provengono tutti dai dischi del passato che è giusto non vengano replicati come un facsimile.
Non siamo riusciti a bissare il microchip emozionale.
Foto di Francesca Croce Foto copertina: http://www.subsonica.it/archivio.asp