Credere nei propri sogni. Declinarne ogni sfaccettatura, accettarne il percorso ad ostacoli. Crederci: con la testa nella polvere o nell’ammirazione del cielo. Raccontare un percorso dalle tante sfaccettature. È questo, in estrema sintesi, il testamento dietro 19 luglio 1944, album di Cassio.
Artista trentenne di Livorno.
19 luglio 1944: Livorno è liberata. La popolazione si rimbocca le maniche e le speranze: tra le macerie e le devastazioni, ognuno avrebbe qualcosa da raccontare. La vita interrotta e/o messa in pausa adesso deve ripartire. Bisogna ricostruire, pacificare. Partendo da questo presupposto, il titolo scelto risulta particolarmente efficace per tutte le sovrastrutture attorno il disco: il conflitto con se stessi e con il mondo circostante, cruento e delirante, deve in qualche modo essere pacificato ed accettato. Ma 19 luglio 1944, è anche la strada in cui Cassio ha vissuto: il luogo in cui tutto è nato, si trasforma, soffre ed evolve.
Basterebbe questo a cercare di spiegare un disco che sorprende per scrittura e contenuti. Nove brani compressi in meno di 30 minuti di musica.
L’età di Cassio l’avevo scritta all’inizio: non è un dettaglio casuale.
I titoli delle tracce, scarni e pensati come frammenti di un discorso più grande e lontano, supportano un peso di “verità” e “soggettività” necessario e contingente. Abbiamo idolatrato per anni la capacità di “racconto” di una fetta di artisti (indie?) italiani: le geolocalizzazioni, i dubbi post università, la vita che sparpaglia le carte. Poi abbiamo virato playlist e stream verso situazioni più universali, penalizzando soggettività e riducendo la sensibilità a contorno, sfondo.
Tutto muta e si trasforma: si sfoca ed adatta (difficile spiegare qualcosa in 15 secondi). Chiariamoci, non necessariamente è una cosa negativa. È una delle tante chiavi di lettura. Non va demonizzata, non va nascosta sotto il tappeto.
Cassio è un trentenne che non sembra aver posto troppa attenzione a queste rivoluzioni in divenire.
Il suo è un racconto fatto di substrati ben interconnessi. Le sue esperienze di vita, di cui possiamo intravedere tanto ma non tutto, sono carte da gioco logore poiché utilizzate su tanti palcoscenici. Non sono ripulite, non sono da utilizzare per l’ingresso in società. Cassio si racconta: noi ascoltiamo e cerchiamo risposte alle sue e nostre domande. Osserviamo e beviamo con lui: ma questa birra entrambi non sappiamo come pagarla.
Tutte queste esperienze creano, anche a livello musicale, strati di sonorità e produzioni poco identificabili ma sartorialmente adattate al racconto in essere. Vivere la strada, respirarne i vapori tossici. 19 luglio 1944 come nuova prospettiva e strada di libertà (è vicina ad una strada statale che sembra in autostrada…almeno dalla mia ricerca in Google Maps).
Un po’ racconto di formazione, un po’ biglietto senza destinazione.
Ascoltate Nonna: io vi consiglio Italia.