Sarà che mi emozionano sempre e che al loro ultimo live è successo l’impossibile; sarà che mi ricordo le sirene riflettere su quell’ulivo o che ho in mente le loro canzoni cantate a cappella, sarà che quando partono le loro canzoni ci sentiamo sempre un po’ a casa, o che sono di parte, ma l’ultimo album dei Gazebo Penguins mi sembra una di quelle carezze che fanno male o uno di quegli schiaffi che fanno bene.
A cinque anni di distanza da “Nebbia”, il loro precedente album, i Gazebo Penguins lo scorso 16 dicembre hanno pubblicato un nuovo lavoro.
Un nuovo viaggio, composto da sette brani, devoto alle sonorità a cui la band emiliana ci aveva già abituato in passato e a quella suggestiva concezione del mondo fugace, nebulosa e malinconica, che funge da colonna sonora del nostro mondo. Non a caso l’album si chiama Quanto, forse richiamando proprio quel mondo quantico che non conosciamo ma che ci affascina e ci smuove.
«Se volessimo scendere nell’infinitamente piccolo non potremmo scendere all’infinito: a un certo punto la materia si ferma. Ecco il quanto. Un frammento discreto, indivisibile, basilare, di una grandezza».
Traccia per traccia
La prima traccia Nubifragio è un urlo di speranza, che ci spinge a salvare il salvabile e a non demordere: a lottare nonostante il nubifragio, perché si può, perché ci va. Le parole si mischiano con la musica e il finale della canzone diviene un vortice di strumenti tra sax, chitarre, synth, trombe e realtà.
“Di freddo si muore”
CPR14 è una storia degna di Jules Verne con un viaggio al centro della terra in cui si prova a sfidare il tempo e la gravità e si indaga su alcune verità che suonano come paradossi. Continua la contrapposizione tra i concetti empirici e i concetti scientifici in Se non esiste il vuoto, con un deciso cambio di sonorità regolare e definito.
Il paradosso del gatto di Schrödinger, in Erwin, diviene il pretesto per raccontare o per lasciarsi andare sui litigi di coppia, sui continui sbalzi di umore e sul rapporto tra odio e amore della quotidianità di coppia. A far compagnia al fisico premio Nobel Erwin Schrödinger vi è il filosofo Paul Karl Feyerabend con un brano burrascoso e contrariato.
Fanalino di coda di Quanto sono rispettivamente il brano più breve del disco e il più lungo. Il primo è Cosa fai domani che potrebbe essere una domanda o una to do list che ci tiene in equilibrio, il secondo e ultimo brano è Uscire, un brano ruvido ed emotivo che ci riporta a casa, forse.
Un album che tenta di far ripercorrere, all’ascoltatore strade non sempre percorribili. Lungo la strada aumenta la consapevolezza e ci si chiede che cosa resta dopo tutte la corse, perché, alla fine, quando ci si ferma per riprendere fiato ci si guarda allo specchio; perché alla fine “Se mi abbracciassi, mentre affondo, daremmo un senso al buco nero, che di nome fa realtà“.
Detto ciò, andiamo al concerto dei Gazebo Penguins? Ti va?
Ecco le date, in aggiornamento
11 MARZO/TLLT FEST, BLOOM / MEZZAGO (MI)
24 MARZO/ MOOD SOCIAL CLUB/ RENDE (CS) NUOVA DATA<
25 MARZO/DISSONANZE / BARONISSI (SA) NUOVA DATA
31 MARZO/VERONA DIGITAL MUSIC FEST / VERONA NUOVA DATA
01 APRILE/SWAMP CLUB/ CARRARA (MS) NUOVA DATA
29 Luglio, Italian Party 2023 – Umbertide (PG)
30 Luglio, I Vizi del Pellicano – Correggio (RE)
12 Agosto Rock in the Village – Pellegrino Parmense (PR) NUOVA DATA
25 Agosto Arcella Bella – Padova
27 Agosto Distorsioni Fest – Acquaviva delle Fonti (BA)
Biglietti qui