Anni di militanza attorno alla doppia H per DJ Gengis, che dopo la sua ascesa fra i nomi di punta del turntablism italiano si mette in gioco firmando un album di inediti. Il nome dell’elaborato complessivo, ufficialmente rilasciato ad inizio settembre, è “BEAT COIN”; tra il 2020 e l’anno in corso è stato parzialmente disvelato da due singoli. Sul significato del titolo, vengono in soccorso le parole dello stesso autore:
L’obiettivo che ho tenuto fisso durante la produzione del disco è quello di unire passato e presente in maniera omogenea, dando vita ad un album che sopravviva alle mode effimere e passeggere del momento. Proprio come una criptomoneta, il prodotto finale è qualcosa di nuovo, necessario ed in continua evoluzione. Proprio come una crypto, conosce perfettamente le regole che disciplinano il mercato e vuole sovvertirle, utilizzando meccanismi e valutazioni inediti e inaspettati, un disco che non ha bisogno di uno storico perché è proprio dalla fusione tra passato e presente che guarda al futuro.
La tracklist si compone di undici tracce, impreziosite da un lotto di collaborazioni a dir poco stellare. Intervengono, nel dettaglio, Gemitaiz, Coez, Random, Neffa, Franco126, Tormento; ma anche Clementino, Danno, Nashley, Mostro, Dani Faiv, Nerone, Ensi, Carl Brave, Gemello, Noyz Narcos, Gast e Soul Sinner. Ora che la carta d’identità del long play è bella che compilata, diamoci da fare con la prova d’ascolto.
C’è da dire che un disco firmato da un producer è un’operazione nettamente diversa rispetto alle dinamiche consuete dell’artista che pubblica il proprio lavoro.
Ed anche fra opere appartenenti alla stessa matrice (in teoria) bisogna fare i necessari distinguo. Il concept edificato da Loris Malaguti (questo il vero nome di DJ Gengis) si pone sulla scia della tradizione hip-hop, in bilico fra ortodossia e innovazione; le aperture al funk, al piglio autoriale fino a spingersi alle sonorità reggae/dancehall non si spingono mai oltre i confini perimetrati dai registri espressivi. Rendono il campo d’azione noto ma non per questo scontato. Questo suono è una moneta condivisa fra cultori del genere e neofiti. La messa a fuoco è definita con efficacia senza declinare l’urban con acrobazie arroganti.
Ne risulta un’esperienza che impatta i timpani con grande coerenza, esente da scossoni nonostante siano diciotto le voci ad alternarsi tra liriche e beat atemporali. Perché “BEAT COIN” è un gioco di parole, ma anche un manifesto d’intenti finalizzato a condividere qualcosa che viva il passato, il presente ed il futuro col suo carisma, evitando di vestire il ruolo della preda con lo scorrere degli anni.
Il mestiere del producer permette di fare qualcosa che può soggettivamente piacere o meno ma resta, come dato di fatto, diverso rispetto a discorsi di featuring e apparizioni nei brani
DJ Gengis ha chiamato a raccolta artisti del panorama rap/hip-hop facendo rete e posizionando ogni singola figura artistica al giusto posto. È un lavoro ordinato, una cesellatura realizzata da mani esperte e mente lucida. Con argomentazioni così in linea con i digitalismi che caratterizzano i nostri giorni, questo disco si può considerare come una prova discografica ben riuscita pronta a macinare ascolti.
Resterà, muscolare e tonico di stratificazioni del suono, tra librerie e playlist.