“Cani Sciolti”: Francesca Michielin fuori da uno schema prestabilito
Dopo tre anni dal suo ultimo lavoro, Francesca Michielin, cantante di origini venete, lancia un nuovo disco proprio il giorno successivo al suo compleanno. Il 24 febbraio ha compiuto 28 anni e ha pubblicato contestualmente un album contenente 12 inediti nel quale si è messa in gioco come autrice in modo più importante rispetto ai precedenti lavori.
“Cani sciolti” è il quinto album in studio di una giovane donna che non ha ancora raggiunto la soglia dei trenta; eppure ha già alle spalle una serie di riconoscimenti importanti. A partire dal 2012, anno in cui vinse X Factor appena diciassettenne, è arrivata nel 2022 a condurre lo show, dopo la parentesi di Ludovico Tersigni e la pesante eredità lasciata da Alessandro Cattelan.
Ma, tornando al presente, quello che è subito apparso chiaro dalla conferenza stampa di presentazione del disco, è la forza del progetto Michielin.
Prima ancora che nel disco, questa forza risiede proprio nel caleidoscopio di interessi e sfaccettature che Francesca coltiva con lo spirito, l’intraprendenza, a tratti anche ingenua, di chi è consapevole che ha ancora tutta la vita davanti e gli va bene così.
Francesca conduce podcast, nel periodo della pandemia ha terminato gli studi in conservatorio, l’abbiamo vista dirigere un’orchestra a Sanremo, la vediamo condurre programmi ambientalisti e perfino su Twitch.
Ho pensato tanto a quello che avrei potuto dire e dare alla musica e la risposta l’ho trovata in Cani Sciolti.
I cani sciolti sono coloro che in qualche modo non riescono a stare all’interno di uno schema prestabilito. Che è un po’ quello che ho cercato di fare in questo disco; ovvero prendermi la libertà di essere me stessa al 100% scrivendo dei brani anche un po’ più coraggiosi del solito. Ho riflettuto anche su cosa significava poi “sciolto” avendo fatto il liceo classico. Sciolto significa assoluto. Ma che cos’è una canzone? Assoluta è una canzone che non deve avere un riferimento temporale o stilistico.
Insomma, quello che il nuovo disco di Francesca promette è consapevolezza, quella di una giovane donna che sa quello che vuole e che è consapevole di quale sia il percorso da fare.
Ascoltando il nuovo album, appare chiaro che quando si cimenta nella scrittura Francesca sia ancora un po’ acerba, rispetto alle premesse e alle promesse che preannunciava. Del resto alcuni dei brani sono stati scritti quando la cantante aveva solo vent’anni. Perciò “Cani Sciolti” è da intendersi come un processo di lungo periodo di scrittura e di scoperta. Francesca ha messo sul piatto anche le sue fragilità, cercando di farne un’arma, in un mondo che ci vuole fortemente fragili.
Nel disco c’è e non poteva mancare l’amore. L’amore in tutte le sue forme come nel caso della canzone “Claudia”.
C’è un brano che volevo dedicare al mio pubblico che racconta la storia d’amore tra due ragazze. L’idea era di creare una sorta di manifesto nel quale tutte le persone che non possono dichiarare liberamente il loro amore possano riconoscersi.
C’è anche una sorta di critica sociale in brani come “Padova può ucciderti più di Milano” nei quali prevale il contrasto forte tra una visione fortemente provinciale che confonde il semplicismo con la semplicità. “Perché dici in giro che siamo tutti uguali se poi voti i razzisti ai consigli comunali?”
Io cito Padova come simbolo. È la città in cui sono cresciuta e nella quale molte persone faticano a trovare il loro spazio perché si fa fatica a riconoscere le differenze.
Sono partita dalla composizione e da quello che volevo dire e basta. Ci sono un sacco di temi già presenti nei miei vecchi album che ritornano. C’è il legame. Il costante rapporto con la natura. La vita di provincia con tutti i suoi pro e i suoi contro; il dissidio tra quello che ti dà la provincia e quello che ti toglie con la consapevolezza rispetto alle opportunità che di contro può darti una grande città e rispetto a ciò che ha in più la provincia.
In “Carmen” troviamo un riferimento e la partecipazione di Carmen Consoli, alla quale si è ispirata quale emblema di un cantautorato fortemente dissidente e quel concetto di Cane Sciolto dal momento che riesce sempre a trovare il modo di imprimere la sua cifra che è riconoscibile e se ne frega delle mode.
Questo brano è nato da un dialogo che ho avuto con lei a Padova, dopo un suo concerto. Infatti le ho mandato anche la demo. Voleva anche suonarci ma non siamo riuscite a organizzarci.
Certo è che la scelta di Francesca Michielin ha un peso differente rispetto a quello che avrebbe avuto un pezzo dedicato ad un altro uomo da parte di Lucio Dalla o del pezzo “Senza scappare mai più” di Tiziano Ferro nel quale per la prima volta dopo il coming out si è rivolto ad un uomo. E tra l’altro fu la stessa Carmen Consoli a raccontare l’amore tra due donne nella canzone “Ottobre” ma questo sembra sfuggire sia alla stampa che a lei.
Quello che intendo è che il peso specifico di un gesto di questo tipo ha molte più conseguenze se hai tutto da perdere.
Nella cover primeggia il primo piano di Francesca.
Sul suo volto scorrono lacrime che per sublimazione si trasformano in fuoco. Una rappresentazione della sua maturità personale e artistica, e una sublimazione del dolore e di certe problematiche che attraverso la musica è riuscita ad affrontare e a trasformare in qualcosa di potente come il fuoco; anche se poi quando le domande si fanno più personali, proprio per andare a sviscerare queste tensioni che nella musica hanno trovato una cura, Francesca trova il modo di svincolarsi e bypassare elegantemente.
Un’altra questione spinosa riguarda il commento della vittoria di Mengoni a Sanremo, con la retorica cavalcata anche dai colleghi in sala, circa l’assenza di donne nelle posizioni più alte della classifica.
Francesca parla della necessità di portare a galla questo gender gap. Per farlo propone di metterci la faccia a partire dalla volontà di circondarsi di sole donne nel suo entourage, per provare nel suo piccolo a controvertire questa tendenza.
Ma in questo passaggio sembra che la Michielin pecchi di inesperienza. Va in difficoltà quando le fanno notare che nel caso specifico del Festival di Sanremo, oltre al gender gap, bisogna riconoscere che si tratta di corsi e ricorsi storici. Non a caso nell’anno in cui vinse Giorgia, Elisa arrivò seconda. Ma anche la stessa Francesca in tutte le sue partecipazioni al festival ha ottenuto piazzamenti in alta classifica.
Giorgia stessa ha affermato, pochi giorni dopo la fine del Festival, che più di differenza di genere si tratta nel caso specifico di Sanremo, di canzoni che arrivano e riescono a intercettare il favore del pubblico meglio di altre.
Non a caso Lazza è arrivato secondo detenendo un record di vendite assoluto che ha addirittura superato quello detenuto da Vasco. Ed è consequenziale che Lazza, Mengoni e lo stesso Mr. Rain possano contare su una fanbase che differisce da quelle di una Giorgia, Elodie e Levante, sia in termini di eterogeneità che in termini quantitativi.
Siamo un mezzo, anche quando interpretiamo delle canzoni. Dobbiamo fare in modo che le cose che diciamo lanciano dei messaggi e aiutino effettivamente le persone. Anche a costo di stare sul cazzo alle persone o a costo di essere fraintesi. Non voglio solo canzoni per compiacere il pubblico ma anche usare questo spazio per lanciare dei messaggi.
Corregge il tiro quando risponde a chi la critica sui social dicendole che la resistenza non ha a che fare con le sfilate in passerella, Francesca:
Una donna ha tutto il diritto di andare alla sfilata di Moschino e parlare di femminismo. Tutto dipende poi da come usa il suo privilegio di andare ed essere su quello scenario. Quando parlo di resistenza mi riferisco proprio alla capacità di vivere autenticamente nonostante i tempi.
Insomma, quello che risulta dall’ascolto di questo nuovo disco di Francesca è che a 28 anni sta cercando di diventare una donna che, con le sue molteplici identità e molteplici interessi, è difficile etichettare.
In questo senso, Francesca è l’emblema della complessità di una generazione frettolosamente descritta come svogliata che finalmente sta trovando e si sta guadagnando il suo spazio per emergere. Oggi Francesca è una cantante, scrittrice, conduttrice, attivista, musicista, direttrice d’orchestra. Ciò che dispiace è che non abbia avuto la prontezza durante la conferenza stampa di argomentare in maniera compiuta le sue posizioni ad un pubblico maschile che tentava di mettere in crisi la sua visione delle cose.
Dal canto suo, “Cani sciolti” è un disco fresco che trasuda giovinezza e nel quale è lampante che Francesca abbia trovato la sua serenità; che sia in una casa di provincia, nella metropoli milanese, o negli occhi buoni di un amore, non ci è dato saperlo. Non a caso la mia canzone preferita del disco è “Verbena” nella quale affida la sua voce al pianoforte e a pochi altri orpelli per raccontare
La nostra storia assurda è capitata, come la vuoi chiamare? E tu che ridi un sacco, mi sfotti sempre E io che rido un sacco e non capisco più niente
Perché finalmente ci ritrovo quelle promesse mantenute
Ritrovo la sua spontaneità, l’autenticità di una ragazza di provincia che “no, qui mi sta tutto stretto però è qui che voglio stare a combattere le mie battaglie. Trovare e cercare l’amore. Se sbaglio e mi esprimo in maniera impropria, lasciatemi il tempo di battermi per le cose in cui credo e di sbagliare perché sono ancora – fottutamente e meravigliosamente – giovane”.
È già partito tour nei teatri nel quale le canzoni avranno conseguentemente una nuova veste per abitare in una sede teatrale che si caratterizza per un’atmosfera tipicamente intima e intimista.
E noi non possiamo che augurare a Francesca di continuare a collezionare successi, di crescere senza sosta… ma senza fretta!