Meno di tre anni fa ci dicevano, con un sorriso beffardo: “Avete ragione tutti”. I Canova ce l’hanno fatta credere, riportando con quella vena malinconica e un sound ormai divenuto marchio di fabbrica, i pensieri e i tormenti di una generazione offuscata e confusa, dai continui mutamenti sociali ed esistenziali. E ora ci riprovano, riprendendo il filo del discorso dell’album passato, con “Vivi per sempre”. Un titolo speranzoso che è apparentemente antitetico rispetto alla mezz’ora di album prodotto dalla band milanese.
Il racconto che ne esce fuori è caldo, sentito, tra la vita e la morte, l’amore e l’odio, le sigarette e i cocktail finiti. La copertina presenta i soliti, riconoscibili, tag stile Instagram ed un’istantanea analogica di un cane rimasto flashato. Lo scatto è di una fotografa tedesca, che ha tormentato positivamente i ragazzi al punto di convincerli a rendere quell’animale così buffo, all’apparenza un po’ ubriaco. La copertina perfetta per il disco.
È “Shakespeare” la naturale apertura di quest’album, che regala una bella botta di nostalgia e ci prepara alla noia di una “Domenicamara”, quello che probabilmente è il pezzo più rock dell’album. Un inizio che certifica la vocazione live che i Canova hanno ormai intrapreso e che intendono confermare completamente, come da loro raccontatoci durante la conferenza stampa di presentazione, a cui abbiamo partecipato.
“Abbiamo voglia di suonare queste canzoni. Questo è un disco fatto per i live”.
Quei concerti che li hanno consacrati nel precedente tour, dove hanno avuto occasione di duettare con colleghi illustri, oltre ad amici, come Brunori Sas. A proposito di questo, salta all’occhio la scelta ben definita della band di non dedicare featuring illustri nei loro lavori di studio. Una scelta che non preclude in alcun modo possibili future collaborazioni, a patto che siano naturali e non forzate.
Ascolta qui “Vivi per sempre”, nuovo album dei Canova
“Abbiamo convinto Dario (Brunori), che è nostro amico, a cantare con noi all’Alcatraz una sera mentre bevevamo. In futuro una collaborazione potrebbe accadere, ma vorremmo nascesse da una birra”.
O magari da una delle “14 sigarette”, brano più vecchio dell’album, scartato da “Avete ragione tutti”. Una canzone aperta, a detta della band, che ha trovato ora il momento giusto per nascere e sbocciare.
“Goodbye, goodbye” è la perla del disco. Nasce dal viaggio a Londra di Mobrici e compagni, che si sono sentiti traditi da una città troppo diversa da come l’avevano lasciata in passato, senza identità e stravolta da una globalizzazione troppo evidente. Un viaggio segnato comunque dalla visita agli Abbey Road Studios, che però non ha cancellato quel velo di tristezza che fa gridare a squarciagola: “Non ci tornerò più”.
A questa paura si ricollega “Ramen”, che invece rappresenta tanto la Milano vissuta dai Canova. Infatti la band si augura di non vedere la loro città mutare nei prossimi venti-trent’anni così irreversibilmente, come la Londra descritta in “Goodbye, goodbye”. La quotidianità, la routine e le abitudini ispirano fortemente la penna di Mobrici ed il sound della band, che inanellano un trittico di canzoni, tra l’amore e il no sense. “Per te” è la canzone più dolce e cinica del disco, dove esce fuori la vena romantica da tipica “canzone d’amore”.
Quella stessa vena spazzata via da “Ho capito che non eravamo”, che strimpella chitarra e cori che ricordano molto Rino Gaetano. Fino ad arrivare all’illusione e all’amore irrealizzabile di “Groupie”, che ragiona su una possibile storia tra un cantante e una sua fan. La chiusura è dedicata alla title track dell’album, “Vivi per sempre”, che conclude il percorso lasciando l’amaro in bocca. Una canzone in totale controtendenza rispetto al resto del disco, da toni fortemente apatici e apocalittici, che però vuole gridare forte la speranza e l’augurio del disco e del gruppo.
“Vivi per sempre” non supera la linea di comfort, ma rafforza ulteriormente la capacità che i Canova hanno nel fare la loro musica.
È la giusta prosecuzione di “Avete ragione tutti”, un fil rouge più maturo e meno “poppettaro”, con meno “singoloni” e più vita vissuta. Questo coraggio va apprezzato nell’epoca dei tormentoni e di Spotify. Mobrici e compagni sono rimasti legati alle loro radici, rinunciando alle logiche di mercato e proseguendo con forza il percorso da loro intrapreso circa tre anni fa. Un percorso fatto di tanti live, con nove date, che partirà da Perugia il 13 marzo, e di un album che non sappiamo se renderà i Canova “Vivi per sempre”, ma che sicuramente vale la pena ascoltare.
Una recensione di Mark Karaci x @casabaggio