Chi è Naska, l’artista che ha dato nuova linfa al pop punk italiano
Ventisei anni, nato e cresciuto nelle Marche ma fuggito a Milano con il sogno di fare musica. Naska – all’anagrafe Diego Caterbetti – è la voce di una generazione, quella di fine anni ’90, che (purtroppo) ha visto il tramonto di TRL su MTV ma (per fortuna) ne ha raccolto anche gli ultimi frutti.
E io, che proprio come Naska sono del 1997 e ho vissuto come lui la mia preadolescenza mentre in Italia sui palchi di MTV suonavano i Finley e i Lost, ho ritrovato nella sua musica questi lasciti sin dal primo ascolto. In un messaggio mandato a una mia amica in occasione dell’uscita di Rebel scrissi: “per favore ascolta questo album, mi dà delle vibes assurde a metà tra i Blink-182 e i Finley che mi fanno tornare al 2009”.
E, in effetti, la scuola di Diego Naska è proprio quella dei Blink-182, dei Sum 41, dei Green Day, dei Good Charlotte. Insomma, la scuola di quel pop punk che ha plasmato una generazione di adolescenti un po’ ribelli e incazzati prima dell’affermarsi di quello che poi sarebbe diventato il genere dominante delle classifiche; la trap.
Sicuramente al giorno d’oggi essere punk in una scena musicale dominata dalla trap è, di per sé, un atto rivoluzionario.
Soprattutto perché negli ultimi dieci anni, tra il 2010 e il 2020 in particolare, di pop punk ne abbiamo sentito parlare poco (di punk rock anche meno), sia in Italia che altrove.
Nel 2020, però, nello scenario internazionale qualcosa si muove grazie alla pubblicazione di due album – a mio parere straordinari – di due artisti emblema di una nuova generazione pronta a ridisegnare l’immaginario pop punk. Il primo album è Tickets to My Downfall di Machine Gun Kelly, che segna una svolta artistica per l’ex rapper. L’altro è Weird! di Yungblud, nuova promessa del pop punk britannico. Entrambi i progetti, tra l’altro, vedono un contributo significativo da parte di Travis Barker, batterista dei Blink-182. Insomma, il pop punk rinasce dalle sue ceneri e sembra destinato a riprendersi il posto di spicco che aveva all’inizio degli anni 2000.
Naska, che conosce molto bene l’immaginario pop punk, riesce, dal canto suo, a sfruttare il momento e così, dopo alcuni singoli e un ep dalle sonorità emo rap, Alo/Ve, pubblicato nel 2020, il 4 marzo 2022 pubblica per Thamsanqa Rebel, il suo primo album; un prodotto pienamente pop punk anticipato dai singoli Mamma non mi parla, Spezzami il cuore e Punkabbestia.
Nella title track dell’album, Rebel, l’artista tira fuori il suo lato più romantico.
A cantare non è più Naska, ma Diego, con una ballad che pur prendendo il nome della sua nipotina appena nata, è dedicata a sua sorella, madre della bambina:
“E ti lasceranno da sola tutti quanti io no, io no… anche se spingi, mi sputi, mi spari sai che non mi sposterò… e poi se vuoi cadere ti tengo e saltiamo insieme”
Per restare in tema di brani emozionali, un posto di rilievo spetta a Polly, una delle canzoni preferite dello stesso Diego. Il titolo è un chiaro tributo a Polly dei Nirvana – altra band chiave nella formazione artistica di Naska – ma la storia raccontata in questa ballad è la storia di una ragazza molto vicina all’artista che per raggiungere le sue ambizioni ha perso se stessa.
Fare schifo (con me) e Punkabbestia sono indubbiamente i due brani dell’album che rientrano maggiormente nell’immaginario punk, sia per le produzioni, sia per l’intento; il primo è una denuncia generica contro l’ipocrisia del mondo, nel secondo invece Naska si pone contro un sistema musicale che lo avrebbe voluto diverso, snaturandolo:
Ho detto: “Mangio domani, mi rimbocco le maniche” che scendere a compromessi non fa per me. E so che sarà in salita Faccio musica per Diego, non lo faccio per la fi**a, per i soldi o il successo, cos’è il successo? Se poi ti svegli la mattina e non ti guardi più allo specchio
Di questo album è stata successivamente prodotta una versione deluxe alla quale sono state aggiunte le versioni acustiche di Horror e Vaffanculo per sempre e due nuovi brani Schiena dritta e O mi uccidi.
Nel frattempo Naska porta il suo progetto in giro per l’Italia con un tour unplugged e collabora con due band molto diverse tra loro: Lo Stato sociale, in Che benessere!?, e i Finley in Porno (featuring iconico che consiglio a tutti gli amanti del genere di ascoltare).
Il 5 maggio del 2023 esce, sempre per Thamsanqa, il secondo album di Naska, “La mia stanza”, in cui il pop punk del primo disco vira verso il punk rock. Se in Rebel c’era andato leggero, qui sfodera l’artiglieria pesante.
Nel primo brano del disco, A testa in giù, l’artista ci porta nella sua stanza con immagini chiare e nitide e si riallaccia al primo brano di Rebel, Fare schifo (con me), per creare una sorta di cortocircuito tra i due lavori chiedendo: “Vuoi fare schifo con me?”
In Pronto soccorso Naska canta “Perchè ho venticinque anni ma sono un ragazzino”. E in questa frase sta una delle chiavi interpretative del disco. In dieci tracce il cantante ci racconta il senso di inquietudine, le angosce, i sentimenti positivi e negativi di una generazione a metà strada tra i venti e i trent’anni, che di sicuro non può più considerarsi adolescente, ma che non riesce neppure a sentirsi adulta.
Naska parla di sé e nel bene e nel male non usa filtri di alcun tipo, non gli interessa mostrarsi pettinato, non vuole essere un esempio.
Mai come gli altri è, da questo punto di vista, un invito a rimanere se stessi, senza farsi prendere dall’ansia e senza essere vittime della continua ricerca di perfezione che ci viene imposta dalla società.
In questo disco, così come in quello precedente, Naska racconta la sua condizione di giovane essere umano in crisi in una società spesso opprimente. Ci parla dei suoi vizi, dei suoi piaceri, ma anche delle sue sofferenze e dell’amore sconfinato per la famiglia.
Wando è sicuramente il brano più emozionante del disco; un pezzo dedicato al padre in cui il figlio racconta dal suo punto di vista la grande forza con cui l’uomo ha affrontato la malattia, rimproverandosi di non essere stato abbastanza presente.
Altro brano indubbiamente degno di nota è Cattiva, un inno all’amore non corrisposto. Una ballad malinconica che nella deluxe subirà uno stravolgimento punk, trasformandosi in Cattiva + Cattiva.
Nella Deluxe uscita il 29 settembre rientrano anche i brani Mai come gli altri (versione acustica), Fine settembre – un’altra ballad in cui l’artista fa un bilancio sentimentale dell’estate appena trascorsa – e Tranquillo mai, con Madman; un pezzo duro, in cui il punk di Diego e il rap di Madman si sposano alla perfezione.
Insomma, nell’arco di due anni Naska è riuscito nell’impresa di pubblicare due album che lo rappresentassero a pieno; ha aperto un live dei Sum 41, ha condiviso il palco con YUNGBLUD. Affatto male per il nuovo esponente di un genere che fino a qualche anno fa (quasi) tutti definivano ormai sepolto.
Diego Naska è, indubbiamente, un artista sfaccettato. Lui si definisce punk rock, la critica preferisce definirlo pop punk, ma, al di là delle categorizzazioni – che nella musica servono a poco – nessuno può negare che sia una ventata d’aria fresca nello scenario italiano. “Romantic but still punk” scrive Diego nella sua bio di Instagram e, sinceramente, non potrei essere più d’accordo di così. Naska è punk nell’attitudine, nel modo di porsi, nella scelta di rifiutare un talent, cambiare casa discografica, autopromuoversi con un canale Twitch.
Tutte scelte rischiose che, però, lo hanno portato esattamente dove voleva arrivare.
Ma Diego è anche un artista emotivo che racconta le sue sofferenze e i suoi disagi senza bisogno di mascherarli; un ragazzo di ventisei anni estremamente generoso con il suo pubblico che non si vergogna di commuoversi ai live mentre canta la canzone dedicata a suo padre. Insomma, Naska e Diego sono due istanze dello stesso artista, che si separano in alcuni brani per incontrarsi in altri, sono facce della stessa medaglia, sfaccettature dello stesso essere umano.
In copertina NASKA AL MI AMI 2023, foto di KIMBERLEY ROSS
Chiara Montesano
Classe 1997. Ho una laurea in Italianistica ma provo a scrivere di musica mentre sogno la sala stampa di Sanremo.