Quello di Coez, all’anagrafe Silvano Albanese, è stato davvero un ritorno clamoroso, in grande scena, che ha fatto parlare tutti, dopo il successo di “Faccio un casino”.
L’11 gennaio due grandi schermi con dei countdown sono stati posizionati a Milano e a Roma, per presentare il singolo “È sempre bello”, titolo anche del disco. Forse, per Coez, tornare non è mai stato così bello. Allo stesso modo, a febbraio, nelle stesse città, le strade sono state tappezzate con dei giganti manifesti raffiguranti, sullo sfondo, una ragazza con un panino in mano, e, in primo piano, diverse frasi anonime, che poi si sono scoperte essere parti dei ritornelli delle diverse canzoni del nuovo disco del cantante. Niente di più e niente di meno: questa è la campagna pubblicitaria del nuovo album di Coez, “È sempre bello”, uscito lo scorso 29 marzo per Carosello Records e prodotto da Niccolò Contessa.
“È quasi sempre bello se dal buio arriva il giorno/ È bello se le nuvole sono solo un contorno/ A volte è bello avere diciott’anni/ È bello se mi chiami, è bello se rimani”
Sin dalle prime parole può notare come il primo singolo presentato risulti in linea con tutti i precedenti lavori di Silvano. È stato, infatti, sin da subito amato, canticchiato da tutti e trasmesso dalle radio. La carica positiva del brano è riscontrabile già dai primi secondi del beat, una base leggera che si appoggia su suoni freschi e moderni ma non invadenti, tra chitarra e synth, sulla quale compare un testo che, appoggiandosi sull’anafora “è bello…”, descrive una serie di immagini e di riflessioni quotidiane e comuni a tutti.
Ascolta qui l’ultimo disco di Coez
Ci svegliamo con il “Mal Di Gola” insieme a Coez, il brano che apre il disco, nel quale una chitarra filtrata con l’effetto chorus ci accompagna nel racconto malinconico di una relazione che finisce e che si prova ad affrontare scappando via, prendendo un treno ad alta velocità, come se gli stati d’animo contrastanti e le foto in cui venivi bene senza di me, si potessero cancellare così facilmente.
Dopo la title-track, ci immergiamo immersi in un altro pezzo dove Silvano utilizza l’immagine delle “Catene” nel descriversi libero anche da una istituzione come il matrimonio, ma che, nel ritornello, esprime la sua volontà di voler avere un elastico, più flessibile, per provare tenersi saldo, per stare insieme a lei e creare anche dei casini per farla star bene, anche se lui non lo è.
Non scopriamo oggi che il cantautore ci sappia fare con la scrittura dei testi, una dote che non si limita a saper creare dei bei versi, ma che riguarda la capacità di riuscire a intercettare sensazioni e stati d’animo condivisi da una generazione.
“E se le stelle sono soli/Penso a quanti siamo soli noi”
Ecco come Coez si mostra in “Fuori di me”, raccontando le emozioni forti, i drammi interiori e le guerre in tascache si fanno per sentirsi liberi almeno idealmente. Quando ci sembra di essere soli sul pianeta con i nostri problemi insormontabili, e basterebbe guardarci attorno, alzare gli occhi al cielo per capire che non lo si è.
“La tua canzone” è una delle tracce più apprezzate e condivise dal pubblico, una dedica ad una persona amata, un pezzo di questa storia che nero su bianco resterà sempre, anche quando si arriverà ad odiarsi, e forse, si spera, anche a volersi bene.
“L’amore come va?”/ Rispondo, “Tutto bene”/ Ma con te non ci sto bene/ No, non ci sto bene più”
Questa è “Ninna nanna”insolita, una ballata che con poche parole riassume l’argomento chiave del disco: storie d’amore finite, sentimenti contrastanti e delusioni.
“Gratis” ci conduce in un evento mondano, ma anche in questo caso siamo di fronte a una metafora.
Nel buffet in cui il cibo e i drink sono gratis Coez si sente stretto e vorrebbe uscire fuori per guardare la ragazza negli occhi, per cercare dei momenti per stare insieme. “Vai Con Dio”, penultima traccia di “È Sempre Bello”, è il brano più rock del disco. Nel testo, ben assemblato all’arrangiamento, si gioca con le parole per lanciare delle allusioni, per indicare i momenti di libertà dove ci si lascia andare di sera.
Chi non vorrebbe che fosse sempre “Domenica”, nell’affrontare una giornata di riposo vagando insieme alla persona amata, con la spensieratezza e serenità che si prova quando si è bambini?
Si fa un tuffo nel passato anche con “Aereoplani”, la canzone che chiude il disco.
“Apri le mani come quando giocavamo a fare gli aeroplani/ partivamo e dopo tornavamo giù/ e se partiamo adesso torni solo tu”.
Siamo tornati a casa, dal risveglio con “Mal di gola”, e Coez ci lascia con un velo di nostalgia e sconforto per le situazioni passate, ma con la compagnia di un disco che diventa uno specchio, una voce amica che scava nel profondo di ognuno di noi.
Questo quinto disco in studio di Silvano è la prova certa della sua maturità, della sua bravura e del suo continuare ad evolvere e sperimentarsi sempre.
Recensione di Enrica Barbieri Artwork in copertina di @emma.furlan
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