Cosmotronic, un giro sulla giostra di Marco Jacopo Bianchi
Ho conosciuto Marco Jacopo Bianchi ad una serata del dicembre 2013, quando si presentò con nome e cognome ai (pochi) presenti scambiando qualche chiacchiera, poco prima di salire sul palco ed iniziare il suo live set con le sue macchine digitali, due ballerine ed uno sparacoriandoli. Era il periodo primordiale di Cosmo, che in meno di un anno aveva pubblicato tre cover e successivamente il disco d’esordio per la 42 Records, intitolato “Disordine”. Una release che ha messo in discussione il concetto di modernità per frange di musica emergente. Chitarra, basso e batteria fatte accomodare in soffitta a favore di melodie electro e drum machines che l’artista accosta con sapienza alla sua peculiare scrittura per immagini.
“Tu che trasformi i numeri in parole, abbi la pazienza di non aspettare”
E l’attesa, quando in gioco c’è buona musica, tende sempre ad essere annullata, il progetto Cosmo cresce grazie alla fiducia di Emiliano Colasanti e la 42 Records. I Drink To Me tornano come felice parentesi per un anno ma nel 2016 arriva “L’ultima Festa”, il secondo disco dell’artista piemontese. L’album, accolto con favore da critica e pubblico tanto da conquistare una certificazione di Disco D’Oro, rappresenta un passo avanti verso suoni da club, mitigati da un songwriting dove si parla di esistenza, amore, situazioni di vita quotidiana. Iniziano a salire i bpm, il movimento scandisce il tempo del 4/4 ma la sensazione è che il clou della festa debba ancora essere raggiunto.
“Via, Ci stanno cacciando via, Mi sa che chiudono il locale, Eppure mi sento da Dio”
In questa veste sempre più radicale Cosmo si sente da Dio, senza troppi giri di parole. Nel giro di un biennio spopolano i party Ivreatronic, che colorano la città natale di Marco di musica e persone incuriosite da un nuovo concetto, da una festa alternative più vicina alla club-culture che a qualsivoglia espressione dal vivo eseguita in Italia fino a questo momento. L’anticipazione del nuovo capitolo musicale, il singolo “Sei la mia città”, mischia le carte in tavola presentandosi più che altro come un congedo dalla fitta attività live che da sempre caratterizza il progetto, mentre con l’avvento di “Turbo” la nuova creatura di Cosmo si svela nuda e pura. Il 12 gennaio dell’anno attuale vede la luce “Cosmotronic”.
“Mi faccio un giro in giostra, vieni fatti un giro anche tu, È divertente, non costa niente, Non ci pensare, tanto già qualcuno lo fa per te”
È come ritrovarsi nel beato caos di mani che si alzano, corpi sudati e voci che cantano. Il doppio disco cerca di lasciare spazio ad ambo le anime che Cosmo sente ed esprime. Nel primo c’è ancora spazio per le parole, di gran qualità e consegnate al difficile equilibrio sui beat taglienti, che la fanno da padrone nel secondo supporto fisico. Il processo di maturazione verso una nuova forma di cantautorato è giunto a buon punto, lungi dall’essere completo. Questa pubblicazione dimostra la possibilità di dare una concreta proposta alternativa ai soliti crismi della musica italiana, sia essa emergente oppure mainstream.
Alla fine, la distanza fra i due poli si annulla, in quasi ottanta minuti da sviscerare. C’è cassa dritta, atmosfere techno, una forte attitudine corroborata dall’impostazione dei concerti del tour, e scusate se non mi dilungo in paragoni con altri artisti ma in questi mesi ne ho sentiti molti, alcuni forse sprecati. Cosmo è Marco Jacopo Bianchi, la sua famiglia, i suoi amori ed i suoi amici. È appassionato di musica, la compone e propone all’ascolto la sua personalità. Il gusto soggettivo può far piacere o meno qualche traccia, ma Cosmotronic non è di certo l’ultima festa di questo carrozzone.
Ascolta qui Cosmotronic