“Elvis”, i Baustelle e il nostro colossale niente

Lo ammetto, scrivere questo articolo per me non è stato semplice. Per due ordini di motivi. Il primo è che non scrivevo da un po’, precisamente da un anno e mezzo. L’ultimo articolo era proprio una dolorosa e nostalgica recensione del Sussidiario Illustrato della Giovinezza, una coincidenza che mi fa sorridere. La seconda riguarda il tema: Elvis, l’ultimo album dei Baustelle

Dirò la verità. Non ho ascoltato questo disco finché Nembo, suprema e paziente autorità de Le Rane, non mi ha chiesto di scriverci qualcosa su. Fino ad allora avevo origliato controvoglia un paio di brani e mi ostinavo ad ignorare la questione. Ci avevo messo una certa forma di zelo, devo essere onesta: ero stata accerchiata. Concerti strappalacrime ovunque, i pezzi che giravano in radio e un caro amico che per il mio compleanno mi ha regalato il disco in tiratura limitata.

Cosa ne pensi, Gloria, ti piace? E niente, restavo impassibile: la mia indifferenza era diventata quasi ideologica. Ma veniamo al dunque: perché dopo tutti questi anni di amore, ci ho messo così tanto ad ascoltare l’ultimo lavoro di una delle mie band preferite? Ci vorrà un po’, mi piace prenderla alla larga.

Perché non ho ascoltato “Elvis” dei Baustelle per mesi

E se poi la magia è sparita, se poi mi annoia. Se non hanno più niente da dirmi, proprio a me che piangevo nei teatri ascoltando Monumentale e fumavo male alle superiori sulle note del Sussidiario. Avevo una improvvisa paura della delusione, così radicale da avermi allontanato anche dall’ondata di nuovi concerti romantici a cui partecipavano le mie amiche. 

Potevo essere più onesta di così, ma non ho capito cosa mi spaventava davvero finché non sono rimasta una notte in compagnia di Elvis. Il giorno dopo sorridevo, era stato come sentirsi di nuovo a casa. La vera domanda che avevo paura di pormi non era cosa ne fosse rimasto dei Baustelle, ma cosa ne fosse rimasto di me. L’album ha risposto anche da parte mia. 

Elvis
Baustelle – Elvis [Ascolta Qui]

Fine dell’estate della nostra vita

Sono rimaste solo sigarette spente / E un colossale niente. 

Ascoltare Elvis significa fare i conti con il tempo che è passato. Vuol dire non chiedersi più cosa ne sarà di noi, ma cosa ne è stato di noi. Cosa siamo diventati. È la paura di scoprire di essere stati deludenti. Di essere decaduti, non più decadenti. 

Noi che prendiamo la metro tutte le mattine, che abbiamo sonno alle dieci di sera e che spegniamo più sigarette nel posacenere di quanto vorremmo; che temiamo sia finita l’estate della nostra vita e di ritrovarci a fissare il colossale vuoto che abbiamo attorno.

Noi che a volte siamo grotteschi, annebbiati, distratti; che lavoriamo troppo o troppo poco. Noi che siamo troppo stanchi per essere arrabbiati e che custodivamo una promessa, che avremmo potuto fare di tutto. E che viviamo nell’impressione di non aver fatto niente, di stare ancora aspettando che la vita accada.

Insomma, perdutamente superstar

Un po’ come la cameriera aspirante attrice del brano Los Angeles, la città che è la metafora di un sogno.

Distruggono l’Ucraina / Mentre stai portando le birre / Un vecchio lurido ti tocca e strizza l’occhio / Dolorosamente superstar / Amore perso in qualche bar / Si addensano le nuvole / Mentre guardi il cielo sei bella / Sogni di morire e vivere a Los Angeles.

Un po’ come Sara, in una delle scene più dolorose di Questo mondo non mi renderà cattivo, l’ultima serie di Zerocalcare

zerocalcare Elvis
“Prima ero quella che poteva fa’ tutto, poi sono diventata quella che non stava a fa niente.”

Ok, ma tutto questo cosa c’entra con “Elvis”? 

Elvis è la metafora del crepuscolo, dell’impero al tempo della decadenza, che trasforma una luminosa superstar “nella sua fase decadente, grassa, sudata e impasticcata”. Nella poetica baustelliana il canto della temporalità diviene anche una liberazione dalla sua cattiva fama. Dopotutto non c’è scampo: perché il tempo ci sfugge, ma il segno del tempo rimane. 

C’è magia anche nell’invecchiare, c’è splendore anche nel disincanto dell’età adulta. In un gioco di specchi prospettici, finalmente anche la maturità disvela il suo lato lieve. È leggera. Nelle consapevolezze, anche un po’ ironiche, sulla fragilità umana.

Elvis
Elvis, l’Impero alla fine della decadance

Con il suo rock’n’roll sinuoso, sorrentiniano (mi prendo la responsabilità di questo aggettivo), saggio e liberante, Elvis ha barattato le sonorità elettroniche per recuperare suoni più acerbi, aspri, impetuosi. Di musica me ne intendo poco, ma gli esperti ci hanno tenuto a sottolineare che così tante chitarre non si erano mai viste prima nei loro brani.

Non un ritorno alle origini, ma una mutazione sonora che nasce dall’urgenza di scavare nel suono e riscoprire una linea più diretta nella scrittura musicale. Che ci insegna una lezione con molta onestà: non si è mai troppo vecchi per cambiare tutto e scrivere un album rock dopo vent’anni di carriera. 

La leggerezza è anche un dono dell’età, vuol dire saper riequilibrare. Saper disinnescare, lasciar andare. E, perché no, anche ingannarsi un po’, intrattenersi. E così Bianconi, che in origine aveva in mente per questo album una grottesca enciclopedia del degrado, una pinacoteca del perduto, ha scritto un’elegia sincera del tempo

Che ci ricorda che abbiamo il mondo addosso

Indosso il mondo, lo imito come una forma portatile di verità / Per sopravvivere, agisco mimetico dentro di lui / Indosso il mondo, lo venero come una fredda tascabile divinità / Inossidabile moda del cazzo che non muore mai

La mia amica A. guardando i Baustelle durante il concerto del primo maggio ha provato una precisa forma di angoscia esistenziale, quella di chi percepisce il peso del tempo. Di chi scandisce gli anni con la grammatura musicale. Ne abbiamo parlato, perché il ritmo alleggerito di Elvis non nasconde un grande tiro mancino nei confronti dell’ipocrisia contemporanea. Ci ha colpite in pieno. A noi che siamo contro il mondo da sempre, ma al contempo ce l’abbiamo addosso con tutti i suoi bisogni piccolo borghesi.

Non più una antiomologata adolescenza torbida, ma una ordinaria fragilità splendida.

Per dimenticare i nostri cuori deserti

E che un giorno o l’altro si dovrà pur morire / Andiamo ai rave / Per restare vivi organizziamo concerti / Party sulla spiaggia dove socializzare / Per non vedere il vuoto mai / Dentro di noi

Andiamo ai rave

Mostri solitari ci obblighiamo a concerti / Party sulla spiaggia dove bere e scopare / Per non guardare a fondo mai / Dentro di noi

Lo diceva anche Jep Gambardella ne La Grande Bellezza: “So’ belli i trenini delle feste, so’ belli perché non vanno da nessuna parte”. E che sull’orlo della disperazione, “non ci resta che farci compagnia, prenderci un po’ in giro”. Giorgia si rassegnerà, continueremo ad andare ai rave.

La scena drop mic che ha illuminato le meschinità borghesi di una generazione

Il segreto è nel montaggio, non nell’intero girato

Nel penultimo brano, Il regno dei cieli, Bianconi lascia una traccia che è molto più di un flusso di coscienza. Racchiude la sua ricerca esistenziale del senso come sopravvivenza al nulla. Un paradiso artificiale, “una sorta di smalto che Dio offre agli uomini per coprire il vuoto”. Un ritmo nominale, uno spartito di ricordi lontani. La poetica baustelliana della nostalgia torna come panacea spirituale, è l’intrattenimento luminoso delle nostre vite plasmate nel buio.

Il regno dei cieli è un torrente di pensieri / La storia della piena che affonda i nostri cuori / Dio ce ne regala un pezzetto per non farci impazzire

Il regno dei cieli è una scatola di fuoco / L’ombra dell’amore che ci hanno procurato / Dio talvolta scosta il coperchio e ce le lascia guardare / È lo smalto che copre l’evidenza del vuoto / E cancella gli indizi che la vita dell’uomo dentro questo mercato / Non ha significato

Una pratica di autodeterminazione della felicità.

L'illustrazione in copertina è un'opera di Chiara Zaccagnino

Il tour

Sabato 15 luglio 2023 – Ollomont (AO) @ Musicastelle Outdoor, Conca di By

Mercoledì 19 luglio 2023 – Napoli @ Noisy Naples Fest, Arena Flegrea 

Venerdì 21 luglio 2023 – Cesena @ Acieloaperto Rocca Malatestiana – SOLD OUT

Giovedì 27 luglio 2023 – Atri (TE) @ Piazza Duchi D’Acquaviva

Domenica 30 luglio 2023 – Camigliatello Silano (CS) @ Be Alternative Festival

Sabato 5 agosto 2023 – Carsulae (TR) @ Suoni Controvento, Arco di San Damiano

Sabato 12 agosto 2023 – Locorotondo (BA) @ Locus Festival, Masseria Ferragnano

Sabato 19 agosto 2023 – Catania @ Villa Bellini

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