Novembre 2020. 44.DELUXE sancisce l’esordio di un collettivo toscano davvero sui generis nella scena musicale italiana. Fares, Erin, Caph, JxN, Faster e Piccolo – convinti da Ghera ad unire i propri rispettivi progetti solisti in una sorta di A Team 2.0 – pubblicano per Bomba Dischi la raccolta di tutti i loro brani usciti fino a quel momento su SoundCloud, a nome bnkr44.
Novembre 2021. Un anno dopo, o poco più, FARSI MALE A NOI VA BENE conferma il crescente successo dei magnifici sette. Sono 15 tracce di una rara bellezza: quella che proviene dall’accezione di realtà più onnicomprensiva che esista. 15 tracce goliardiche ma mai beffarde, introspettive senza per forza dover virare nella mestizia, confusionarie senza risultare fracassone.
Che cosa possiamo dire dei bnkr44 che ancora non sia stato già detto e riportato?
Forse che 3/7 di loro hanno composto una canzone che ha rischiato di vincere lo scorso Zecchino D’Oro: Auto Rosa, cantata dal piccolo Michele. O forse, come sia proprio la periferia più periferica dalla quale provengono a rendere il loro sound così profondamente cosmopolita. Cosa che già è accaduta in passato, nel caso di un’altra band toscana, periferica e cosmopolita (leggi Zen Circus). Ma forse potremo semplicemente dire che FARSI MALE A NOI VA BENE sembra essere un viaggio molto più collettivo e universale di quanto 44.DELUXE potesse mai farci sospettare.
Se il disco precedente segnava infatti l’esordio dei bnkr44, questo nuovo lavoro – più che sembrare una riconferma di tale esordio nel presente – si configura invece come una rinnovata spinta. Un tuffo dentro un futuro che già sembra bollire in pentola, fra un’impazienza inaudita e una necessità esplosiva.
Necessità di vivere, esprimere e comunicare il reale, in un mondo – come quello in cui viviamo – dove la realtà passa per lo più attraverso la teoria. Parliamo spesso della realtà, ma le giriamo intorno: cogliamo qualcosa che attrae il nostro istinto o il nostro intelletto e poi lo astraiamo dalla realtà stessa, per creare chissà quale forma d’arte. I bnkr44 non parlano della realtà e non le girano intorno. Si mordono spesso la lingua e sbattono addosso alla vita fieri, con tutta la loro fremente giovinezza a dettarne l’energia.
È questa la forza dirompente del loro progetto.
Una forza che possiede il sound di una corsa a perdifiato fra costellazioni synth pop in grado di strizzare spesso l’occhio agli anni Ottanta e di mantenersi al contempo il più attuali possibili (MANI STRETTE ne è esempio calzante). Ma corsi a perdifiato sono anche i testi stessi, intrisi di flussi di coscienza al confine fra Joyce e Wallace, per osare due paragoni letterari. “Non è perdendo gli attimi che dai valore al tempo” (BOLLA): possiamo certamente dire che gli attimi persi, dentro questo disco, non esistono, fatta salva forse la narrazione complessiva contenuta nelle canzoni.
E se, come detto prima, i bnkr44 non girano intorno alla realtà ma preferiscono affrontarla di petto – con genuina spinta propulsiva – al contrario la protagonista di GIRASOLE si trova a girare intorno ai discorsi, seguendo il masochismo pseudo-responsabile di chi cerca di pensare agli altri prima che a se stessi. È la storia di qualcosa di irrimediabilmente presente ma altrettanto irrimediabilmente destinato a restare indietro, lungo la strada. E a tradire questo destino ineludibile è un verso, quello conclusivo della traccia successiva, MAI SONNO.
“Ho imparato a sanguinare / tu non sai neanche cadere / io non mi metto a sedere / perché è tutto da vedere ancora”
Tutto da vedere, tutto da mangiare, tutto da dipingere con colori mai visti e resi più brillanti dalla voglia di sognare. Un dipinto iniziato in due, come ci canta il rimpianto di (SEMBRA BELLO).
Ma continuato poi in solitudine, quasi come se DIPINGERE LA NOTTE fosse stato quel banco di prova dal quale immaginare la luce del giorno, il mondo: “alleviare il dolore, seguire i colori” (MAI SONNO). Come se non trovare le parole fosse il punto di partenza dal quale riuscire poi a cantarle, a trovare il cuore che sembrava perduto (DI CHI È QUESTA CITTÀ) e correre più leggeri.
“Ogni pagina bianca è un inizio sto / girando a vuoto in cerca di un punto fisso”
COME UN COLTELLO ci racconta, a partire da questi versi, l’apice di un dolore intravisto dentro l’allegra malinconia dei primi pezzi, ma esploso soltanto a metà disco. Un dolore strano, dentro il quale intuiamo già la catarsi finale, la fine del TIRA E MOLLA in cui si gioca “a rincorrerci in mezzo alle pause”. E intuiamo allora anche l’inizio di un muoversi diverso, il “prender quota più che posizione” cantato nella titletrack posta a chiusura dell’album.
Ma ogni atmosfera che si respira in questo disco sembra essere racchiusa interamente dentro un cuore VELOCE, più veloce di quel treno (in ritardo) cantato in PROIETTILI.
Un cuore veloce come il vento, anzi proprio come quel vento che fa “prender quota più che posizione” di cui dicevo poco sopra. Un vento che fa volare, ripartire. Perché “ora ho un motivo in più per farcela” (CATTIVO). La musica, il sogno, la disillusione e il riscatto: quattro motivi che ne fanno uno solo.
Ecco allora che TUTTE LE SERE risulta essere forse il brano che, con tutta quest’atmosfera di rinascita, amore e disincanto, ambizione e rincorse, c’entra meno. “Mi sono perso alla ricerca di un senso che non c’è” è l’amara confessione del featuring con Ariete. Ma solo “in un mondo parallelo conosco la risposta” aveva già rivelato un’altra traccia precedente, RAGGIO MORTALE.
Ed è proprio nell’assenza di risposte e significati immediati che si nutre l’esplosività dei bnkr44 e di questo loro nuovo, freschissimo progetto. Un progetto in grado di insegnarci una cosa fondamentale: non aver paura dell’assenza, del nulla. Il nulla non è più passato e non è ancora futuro, è possibilità infinita e progresso costante. E, quando li provi, quella possibilità infinita e quel progresso costante ti fanno affermare che sì: “farsi male a noi va bene”. Per crescere, evolversi, esplodere.
Possibilità infinita e progresso costante: due elementi che caratterizzano la musica dei bnkr44, fin dal loro esordio.
Monica Malfatti
Beatlemaniac di nascita e deandreiana d'adozione, osservo le cose e amo le parole: scritte, dette, cantate. Laureata in Filosofia e linguaggi della modernità a Trento, ho spaziato nell'incredibile mondo del lavoro precario per alcuni anni: da commessa di libreria a maestra elementare, passando per il magico impiego di segretaria presso un'agenzia di voli in parapendio (sport che ho pure praticato, fino alla rottura del crociato). Ora scrivo a tempo pieno, ma anche a tempo perso.