In questi anni Flavio Bruno Pardini, detto Gazzelle, ci ha abituati alla tristezza con dei brani che ti dicevano un po’ quello che pensavi; ti parlavano di quegli occhi, di quei morsi e più in generale di quegli attimi lì (o forse sarebbe meglio dire “quei momenti lì”). Queste semplici immagini hanno catturato e travolto migliaia di persone, spingendo Gazzelle a suonare ovunque, partendo dai piccoli circoli per arrivare il prossimo 9 giugno allo Stadio Olimpico di Roma, in cui per l’occasione porterà per la prima volta sul palco le canzoni del nuovo album “Dentro”.
Ma come dicevamo, il Flavio che ci ha abituato alla tristezza, questa volta sembra abbia dovuto fare i conti con l’amore. E non parlo di quelli passati, ma di quelli che ti fanno star bene e che vorresti non raccontare a nessuno; di quelli che ti va di condividere anche nella fine del mondo e che alla fine ti spingono a scrivere una canzone d’amore, magari proprio la tua prima canzone d’amore.
Ma, nel raccontare qualcosa di così bello, resta intatta quella nota melanconica. Un ricordo di quel che è stato e che non può più essere; la consapevolezza di quello che non va e allo stesso tempo l’inconsapevolezza di ciò che si desidera.
“Dentro“, il nuovo disco di Gazzelle, è l’ennesimo scalino di una carriera che racconta un pezzo di vita, non solo di chi scrive e canta i brani, ma di chi li fa suoi in un viaggio in auto, in una sera con gli occhi tristi o su una spiaggia aspettando il crepuscolo.
Una carriera raccontataci dai featuring che ritroviamo in “Dentro”
“Quello che eravamo prima” è il brano che vede la collaborazione con thasup, tornato in un disco di Gazzelle dopo la collaborazione in OK [di cui abbiamo parlato qui]; affascinante il racconto della propria città condiviso con Noyz Narcos in “Roma”, una canzone d’amore dedicata, questa volta, al luogo che li ha cresciuti e resi quelli che sono. Infine, è dirompente il brano (“Milioni”) cantato con Fulminacci, artista della Maciste Dischi, con cui ha condiviso da sempre un pezzo di carriera.
Quando è stato annunciato il nuovo disco, da subito, mi sono soffermato sul titolo: “Dentro”.
Ho riepilogato tra me e me le tante sfaccettature di questa parola. Dentro come il bagaglio di emozioni che portiamo con noi, Dentro come la voragine in cui cadiamo, Dentro dove vorremmo restare certi giorni. Alla fine, come faccio spesso, l’ho cercato sulla Treccani, secondo cui Dentro “è molto usato come preposizione e come avverbio”. Mi fa sorridere che in entrambe le definizioni sia una parola che genera movimento. Vediamo quindi Flavio dove ci porta, magari “a quei momenti lì”.