Il “Ghettolimpo” di Mahmood: la straordinaria impresa di un essere umano
Diverse settimane fa una mia cara amica pubblica una story Instagram in cui si sentono le nostre voci cantare all’unisono “Inuyasha”, uno dei brani che ha anticipato il secondo album di Mahmood, “Ghettolimpo”. Pochi istanti dopo aver postato il video, alla mia amica arriva una notifica in direct. Una ragazza spagnola aveva commentato la story scrivendo “Dios mío, es Mahmood!” (“Oddio, è Mahmood!”).
Ora, questo minuscolo ed estemporaneo episodio online dividerà voi, cari lettori, in due fazioni. La prima troverà superflua, quasi bizzarra, la scelta di usare il suddetto accadimento come introduzione di una recensione musicale; la seconda, piacevolmente stupita, trasalirà nel constatare in maniera tangibile che quella di Mahmood non è una carriera artistica come le altre, ma un vero e proprio fenomeno internazionale che spazia tra culture diverse e unisce ascoltatori da tutto il mondo, facendone una community sempre più ampia (per numeri) e fidelizzata (per feeling e senso di appartenenza).
Ma perché Alessandro Mahmoud (ci) piace così tanto?
Riporre il focus dell’attenzione sulla qualità dei suoi prodotti musicali sarebbe un approccio alquanto riduttivo, poco utile a rispondere al quesito appena posto. Certo, è innegabile che senza la sua timbrica vocale riconoscibile e squisitamente contaminata, la sua componente testuale chirurgicamente immaginifica e l’eccellente lavoro di produzione che incornicia e dà corpo alle sue release, Mahmood risulterebbe solo l’ennesimo belloccio che scala le classifiche di streaming hit dopo hit con la somma benedizione delle grandi case discografiche – scommetto che vi verrà in mente più di un personaggio di questo genere. Ma c’è molto altro dietro il sipario in questione.
Quello di Mahmood è un universo artistico a volte intimo, altre più sboccato, che attinge dal passato di Alessandro con il chiaro obiettivo di approdare e condurci a qualcosa di nuovo che tutti, oggi più che mai, desideriamo vedere ed esperire: la diversità, in tutte le sue forme e sfaccettature, come dono di inestimabile valore personale e rivoluzionaria fonte di bellezza universale. Questo mondo ci vuole diversi, imperfetti e uniti. Ma la musica di Mahmood, tra personaggi mitologici e ambientazioni urbane, tra rime rappate e versi religiosi, ci fa da mantra; ci stringe forte e ci dà il coraggio di essere semplicemente ciò che siamo: esseri umani capaci di cose incredibili.
Inaugurare la scalata verso il “Ghettolimpo” di Mahmood è come iniziare un nuovo videogioco; concept, questo, dietro cui ruota tutta l’attività di comunicazione e marketing dell’intero progetto discografico.
Ogni canzone corrisponde ad un livello da superare e il susseguirsi dei singoli livelli sblocca di volta in volta un nuovo personaggio, svelando gradualmente i meandri, le molteplici sfaccettature e le crepe iridescenti del trascorso personale che l’artista narra traccia dopo traccia.
La voce di Alessandro trascina l’ascoltatore in un viaggio che comincia con la preghiera di un essere umano che, rivolgendosi agli “Dei” (prima traccia del disco), sembra attingere dalla propria fede la forza necessaria per affrontare un percorso tanto spiritualmente importante quanto emotivamente rischioso: non negli Inferi, ma nel ghetto; non per mostri e malefici divini, ma per fatti e sentimenti profondamente umani.
Quando mi dici “addio” tu mi spezzi il cuore
Vi fermate mai a riflettere domandandovi se ha ancora senso oggi parlare d’amore nelle canzoni?
Nel caso in cui questo rientri tra i vostri aleatori e amletici dubbi quotidiani, provo a rispondervi con una considerazione. Non abbiamo bisogno di tutte queste canzoni d’amore, ma capita che, di tanto in tanto, alcune fra queste sfiorino angoli e spigoli della nostra anima mortale assopiti da un pezzo, risvegliandoli.
“Inuyasha”, “Zero” e “T’amo”: ecco le punte di diamante di “Ghettolimpo”. Tre piccoli gioielli musicali che, spaziando dal pop all’urban rap, parlano d’amore, e lo fanno portando volutamente l’ascoltatore a esperire un climax crescente di complessità sonora e, soprattutto, emozionale. La chiave di volta, per Mahmood, non è racchiusa in un sentimento che ci rende forti o che ci fa sentire tali. Risiede in quello che ci insegna a tollerare le nostre fragilità, a perdonare noi stessi in quanto esseri umani vulnerabili e che ci permette di amare senza riserve le incasinate imperfezioni dell’altra persona.
Ma la vetta della dimora degli dèi, il raggiungimento della dimensione divina sono traguardi ancora lontani, per il nostro protagonista.
A partire dalla traccia n°4 di “Ghettolimpo”, infatti, fanno la loro comparsa, alternandosi, i mostri e gli eroi di Mahmood. Questi assumono di volta in volta sembianze singolari appropriandosi e muovendosi in scenari sonori esoterici complessi e variegati. Ecco, dunque, che prima ci imbattiamo in “Kobra”, traccia dedicata a chi, come le serpi nella testa di Medusa, ci punta, morde e avvelena solo per fini personali; poi arriva “Klan”, il gruppo, la famiglia, la colonna portante a cui aggrapparsi quando cala la notte tra i palazzi di periferia.
Seguono, poi, quelle che potremmo definire rivisitazioni musicali moderne di altre note leggende tratte dalla mitologia greca. Ascoltando con attenzione (magari ad occhi chiusi) le canzoni di “Ghettolimpo” e immergendovi nell’immaginario artistico iper-contaminato dell’autore, troverete tracce del mito di Re Mida (“Dorado”), della storia d’amore tra la maga Circe e Odisseo (“Rapide”) e persino l’atmosfera onirica e sensuale dei misteri dionisiaci (“Talata”).
Ad arricchire l’album e completare il viaggio fin qui descritto non mancano, poi, due collaborazioni musicali tanto diverse quanto riuscite.
Brillano in tal senso i brani “Rubini”, che include il featuring di Elisa, e “Karma”, traccia realizzata in collaborazione con Woodkid, nonché unico singolo di stampo squisitamente internazionale del disco.
Tutt’altro che casuale la scelta di Mahmood di concludere questo mitico videogioco musicale con “Icaro è libero”, l’ultimo pezzo dell’album, il livello finale di “Ghettolimpo”. Il nostro protagonista è finalmente capace di spiccare il volo verso l’irraggiungibile, mosso non dalla forza di un dio, ma dal coraggio di un uomo mortale.
Perché il volo è un pensiero che non si può fermare. In una statua scolpito né scritto in un murales. È più libero dell’aria, può far male. Ma è la sola cosa che però ti può salvare
Dovremmo prendere questa nostra esistenza e trasformarla in vita, benedicendo con preghiere nostre soltanto ogni piccola spaccatura, ogni grande ferita che ci rende diversi da chiunque altro. Siamo minuscoli, fragili, eppure miracolosamente potenti: questo è il cuore di “Ghettolimpo”, questa è la magia della musica di Mahmood.
La straordinaria impresa di un essere umano.
13 agosto 2021 – Oversound Festival – Piazza Libertini, Lecce
21 agosto 2021 – Arena Rugby Mariapia, Alghero (SS)
24 agosto 2021 – Piazza Castello, Benevento
26 agosto 2021 – Piazza Riforma, Lugano
4 settembre 2021 – Teatro Antico, Taormina
Annalisa Senatore
Annalisa Senatore all’anagrafe, ma sul web e nel cuore lei è annamatita. Nata e cresciuta a Siracusa, ha una laurea in psicologia, una in neuroscienze, un master in comunicazione digitale eeeee Macarena! E' una libera professionista e lavora nel mondo della comunicazione e della promozione musicale. La sua missione - dice - è combattere la banalità delle parole vuote e delle canzoni tutte uguali! Social media manager e Press officer della Red&Blue Music Relations, Project manager di The Web Engine. Ma anche sniffatrice seriale di libri, sosia ufficiale di Amy Winehouse e orgogliosissima Serpeverde.