Del disastro aereo delle Ande accaduto nel 1972 ne sapevo poco, memorie principalmente riconducibili ad uno di quei film che la tv propinava nei pomeriggi degli anni ’90. Mai avrei immaginato che un libro sui trascorsi dei sopravvissuti allo schianto potesse ispirare un cantautore armato di ukulele: Gigante संगीत
“Ti crederanno morto, ti offriranno vino”
Messi temporaneamente da parte i Moustache Prawn, Ronny Gigante संगीत ha focalizzato le proprie idee artistiche su altre montagne, luoghi del continente asiatico. Himalaya è il suo disco d’esordio per Martelabel.
Nove tracce anticipate, lo scorso anno, da “Guerra” e “Frank”, a loro volta confluite nell’album pubblicato a febbraio. Suoni, sensazioni e testi lasciano intendere fin dal primo attimo d’ascolto un novero universale d’influenze musicali. C’è qualcosa del nord Europa, spogliato dal freddo di quelle geografie. Gigante trova ritmi primordiali, marce perentorie scandite con orgoglio, dove una voce dolce ma dagli spigoli perimetrali delineati si insinua, navigando sempre sottocoperta; non è raro che le parole sembrino subire un’immersione fra tappeti di synth e riverberi cosmici.
Perché queste canzoni partono da ottomila ed ottocento metri sul livello del mare per proiettarsi verso l’universo: tra pop, folk, post-qualsivoglia cosa, forse la definizione migliore per “Himalaya” è proprio world music, da intendersi come musica universale che strizza (giustamente) l’occhio a diversi genere elevandosi in veste di commistione unica ed originale. L’estetica sonora del disco può ricordare Beirut, Colapesce, Iosonouncane, ma accostamenti del genere risulterebbero solo esemplificazioni: Ronny Gigante ha composto, suonato e mixato con la lucidità di chi sa cosa vuol dire e come offrirlo all’ascoltatore nove episodi che parlano da soli, senza rumore di fondo ma restituendo alla musica la dignità dell’essere punto focale.
Se è vero che anche dai disastri più drammatici può fiorire qualcosa di bello su questa terra, abbiamo a che fare con un piccolo esempio concreto.