I sentieri dei sentimenti nel disco nu soul di Voodoo Kid
“In the name of love” cantavano gli U2.
Oppure, per rispolverare i libri di scuola e restare in confini nazionali, “L’amor che move il sole e l’altre stelle”, citando Dante.
Ci siamo capiti: oggi si parla del sentimento per eccellenza, quello che ci incasina il quotidiano anche più di una pandemia in atto. E lo si fa vestendolo di tessuti sonori ancora parzialmente inesplorati nello stivale dantesco, ma che trovano in Voodoo Kid una più che degna rappresentante, attraverso il disco d’esordio “amor, requiem” per Carosello Records.
Un navigatore tra le strade tortuose dell’amore
Otto tracce a comporre un ascolto edificato come un concept album: Voodoo Kid parla del sentimento che anima una relazione utilizzando un vocabolario nuovo, fatto di soluzioni linguistiche affascinanti e strumentali dal vocabolario multilinguistico. La ragazza che ha scelto di andare contro la grammatica utilizzando il neutro kid ha confidenza e dal del tu al microfono, alternando parole sussurrate, giochi di volume e performance cantata. C’è complicità che restituisce una sensazione di sensualità caleidoscopica e fluida, in piena linea con le istanze LGBTQ+ che l’artista sostiene.
Sul versante musicale, un manipolo di producer fra i più innovativi della scena (in ordine sparso, Renzo Stone, 2nd Roof, Mamakass, Dario Bass e Emanuele Triglia) hanno costruito un’impronta sonora che irrobustisce la via italiana del nu soul, dando continuità ai segnali lanciati da LNDFK (naturale la presenza in questo progetto della metà Dario Bass), fino ad ora un po’ mosca bianca tra i nuovi suoni in Italia, e su lato maschile da Venerus ed in modo un po’ più urban/hip-hop da Ghemon.
I riferimenti sul piano internazionale si sprecano e sono ben evidenti, ma mi piace accostare questo disco prezioso all’arte di Shura, con il pop sognante della cantautrice inglese tramutato in suoni caldi e bassi che fasciano i timpani di chi ascolta.
Davvero un esordio da tenere d’occhio questo firmato da Voodoo Kid: l’amore si appropria di tutti i colori di uno sgargiante arcobaleno, e si trova a suo agio con abiti musicali dannatamente alla moda. Quantità di stile che esaltano la sostanza del suono. Ci sono tutti gli elementi per sviluppare un percorso di altissimo cabotaggio.
Quattro chiacchiere con Voodoo Kid
Ciao, partiamo da “amor, requiem”: un album generazionale o che si pone tra generazioni diverse cercando un dialogo più universale? Come definiresti questo tuo capitolo discografico?
Se ci deve essere un dialogo c’è bisogno che entrambe le parti si ascoltino, sicuramente l’intento del mio album è anche funzionare da ponte comunicativo tra le nuove e le vecchie generazioni. Definirei questo capitolo ambizioso.
Approcciando l’ascolto, una delle prime sensazioni che trasmettono queste tracce è di agile fluidità, la stessa che intendi comunicare attraverso la scelta del neutro “kid” nel tuo nome. Quale percorso ti ha portato a questa scelta, e quanto ha influito nel processo creativo?
Quel genderless “kid” di cui parli è sempre stato insito in me, è solo uscito fuori con il passare degli anni ed il maturare della mia persona. È al 100% parte integrante del mio processo creativo, ciò che lega Marianna a quello che vuole esprimere.
I riferimenti internazionali si sprecano per definire il tuo sound, ma è interessante cercare collegamenti italiani di questa via poco esplorata che è il nu soul. Ad esempio Dario Bass figura tra i tuoi producer, quindi la mente vola a LNDFK. Quali sono i tuoi ascolti di riferimento nel panorama nostrano?
Lahasna sicuramente è alla ricerca di queste sonorità, anche Ainè è un nome che subito mi salta in mente, guardando un po’ più in alto penso a Ghemon.
Un disco con ritmiche così e bassi che fasciano è un peccato non possa essere presentato dal vivo in questa fase storica. Insieme alla tua etichetta avete pensato a qualche strategia specifica? Stiamo notando fermento creativo attraverso i social per quanto riguarda la promozione dei dischi.
Ho trovato un modo tutto mio per promuovere il disco, che segue l’etica del DIY in tutto e per tutto; voglio dare spazio ad ogni singola traccia di questo album, le sento tutte una tessera equamente importante del puzzle che lo compone, voglio dargli lo spazio e l’attenzione che meritano, così come ho fatto quando sono nate e le abbiamo sviluppate in studio. Per quanto riguarda i live, spero di poter fare qualcosa in digitale una volta finita la promozione.
“amor, requiem” parla di coraggio, impeto, ostinazione…ma quanta energia e forza d’animo ci vuole per portare avanti una relazione, e per fronteggiare nel migliore dei modi quando finisce?
Infinita, soprattutto nel momento in cui ti costringi a lasciare andare la persona che per tanto tempo è stata al tuo fianco; questo almeno vale per me, ogni volta è un’agonia, volta dopo volta va sempre meglio, ma, dopo ogni caduta, spero sempre che la persona alla quale decido di dare il mio cuore dopo essermi rialzata sia quella giusta, sarebbe amore vero se non lo pensassi? x
Foto di Silvia Violante Rouge