Il ritorno dei Cosmetic, Plastergaze e la rivincita degli inetti
Diffida di chi guarda in basso mentre ti parla. Un monito che ho sentito spesso durante la mia infanzia e adolescenza. La nonna aveva le sue legittime e rigide convinzioni, peccato fossero lontane e poco applicabili alla generazione che, sorridendo al futuro, in cambio aveva ottenuto una mazzata sui denti. Colpa della crisi valoriale, della Grande Recessione e chissà quali drammi familiari.
Musicalmente parlando, lo Shoegaze diventa l’arte di esibirsi guardando in basso, a causa dei tanti pedali presenti sul palco, distorsioni acustiche e di un’attenzione meticolosa per il suono. A discapito delle antiche credenze, io dello Shoegaze all’italiana mi fido parecchio, e a dimostrarlo, è arrivato il nuovo disco dei Cosmetic, uscito il 15 Marzo per Lady Sometimes Record/ To Lose La track.
La Band romagnola, attiva dalla fine degli anni ’90, sceglie un format di undici brani per il suo sesto Album. Plastergaze è un lavoro denso, che concentra rock, shoegaze, dream pop e liriche italiane ben riuscite. Durante l’ascolto, si ha l’impressione di venire catapultati in un momento della vita lontano, passato ma vivido, merito della vena malinconica e introspettiva che traspare costantemente dalla track list.
Ascolta qui “Plastergaze”, il nuovo album dei Cosmetic
I Cosmetic aprono le danze con Inetti N.1, singolo regalato al pubblico con qualche mese d’anticipo. Il messaggio è chiaro, i suoni meno. La melodia subisce cambiamenti repentini, rendendo l’ascolto interessante e attivo. Inoltre, ci viene mostrato subito lo schieramento eletto dal Gruppo: sono gli inetti, gli ultimi, quelli che scelgono di ritirarsi dalla corsa a chi accumula meglio e il più in fretta possibile successi, oggetti e riconoscimenti: “Sei di più di quel che hai, il grido è Inetti al N.1”. Ricordandoci però quanta forza d’animo si può celare dietro determinate scelte di vita.
“Nella corsa al chi è più furbo, al chi è più smart, al chi è più hype, c’è ancora un posto per gli inetti nel mondo? Per chi non si riconosce in questa marea di inutilità e finzione. Per chi vacilla, per chi è insoddisfatto da ciò che gli è attorno, ma continua ad andare avanti, a cadere e rialzarsi, invischiato nella propria interiorità, ancora una volta vittima di sé stesso. Eppure, spesso è proprio lì, tra noi inetti, che si cela quella scintilla, quella forza centrifuga di essere diversi contro tutto e tutti. Forse basterebbe solo darci un po’ di spazio.”
Si prosegue con due pezzoni: “Plastergaze” vanta un sound ritmato, assolo di chitarra prepotente e, come ritroveremo spesso, la voce di Alice delicata e onirica. “In faccia al mondo” è un brano intimo, forse autobiografico che rimanda al rapporto Padre-figlio, con un intermezzo di rock’n roll puro e uno dei più bei testi mai scritti dalla Band:
“Ti direi di non essere come me, di non crescere come me, ma tanto è inutile. Perciò usami come un alibi, di’ che tuo padre era un fallito”.
Altro singolo degno di nota è “Scranio”, ritornello azzeccato, atmosfere cupe e uso della distorsione e del synth magistrale, con punte Emo-core.
La seconda parte del Disco scorre con ritmo meno sostenuto, ma pur sempre interessante. Accattivante il riff di chitarra che fa da impalcatura a “Sostanze”, brano con elementi Psichedelici e tendenze Dream-pop. “Una razza minore” vuole essere un tributo all’ultimo Album degli Slowdive e alle ispirazioni internazionali. Forse, la dichiarazione informale che lo Shoegaze è sempre stato lì, nonostante gli anni di sperimentazioni, di crescita e maturazione. I Cosmetic, di fatto, scelgono di ritornare al loro sound originale, con un risultato più che soddisfacente.
A chiudere l’Album c’è “Ande“, brano particolare, lento e riflessivo. Sembra, in realtà, l’emblema della continua oscillazione fra disfattismo e rivincita, sconforto e speranza. Sentimenti che si alternano senza sosta durante i quarantadue minuti che compongono Plastergaze.
ph copertina Michele Morri