L’esordio degli Iside: “Anatomia Cristallo” è il loro breakout
Gli Iside ricalcano quell’immaginario da band che in questi tempi moderni fatti di nuclearizzazione del processo creativo appare un ricordo lontano, dai contorni sfumati. E invece sono realtà concreta per i timpani dell’ascoltatore; a sua volta (ed a prescindere dalla pandemia) sempre più isolato nelle sue playlist e tra le maglie algoritmiche dello streaming.
Solo che il “concetto-band” viene ripensato, ed i quattro amici che hanno suggellato il proprio rapporto tra i banchi di scuola aggiungono un contributo e al processo di significazione di questo paradigma. Perché è vero che Dario, Daniele, Dario e Giorgio insieme formano gli Iside, ma è anche vero che tengono a definirsi collettivo, termine che ha una sua autonomia.
Sono in quattro, dicevamo, arrivano da Bergamo ed hanno condiviso un bel po’ di esperienze di vita. Sul lato squisitamente artistico il common ground è fatto di ascolti di stampo sostanzialmente internazionale. Si pesca da ambo i lati dell’Oceano Atlantico, con nomi del calibro di Brockhampton, Frank Ocean, Chet Faker e Mura Masa. Roba fresh che ha permesso agli Iside di posizionarsi in modo solido nella geografia emergente italiana e non solo; naturale, quindi, l’arrivo di un disco, per chiudere una prima fase di maturazione in un continuo processo di definizione identitaria.
Si intitola “ANATOMIA CRISTALLO” il long play d’esordio del collettivo bergamasco, edito da Sony Music Italy.
Affascinati dal cogliere l’essere nella sua totalità, ci muoviamo prima vicini e poi lontani, alla ricerca della migliore analisi possibile. Un dettaglio ci sfugge sempre e ci spinge a continuare questo studio. Il tempo impiegato nella ricerca diventa infinito, poiché ogni particolare è magnifico e ci porta a volerne scovare altri: i cristalli più preziosi sono complessi da sintetizzare.
Queste le parole utilizzate dai quattro per presentare una proposta d’ascolto formata da quattordici brani. Cristallo come minerale dalla struttura rigorosamente geometrica, anatomia come scienza che ne studia la conformazione e le texture. Il concept perfeziona la messa a fuoco attorno alla costante ricerca, che sul versante musicale coincide con sperimentazione ed incontri di generi. Clash a loro modo temerari, dove il cantautorato che approccia gli anni ’20 si confronta con sonorità urban, digitalismi e decostruzioni sul piano compositivo. La vocalità è sussurrata, parlata, cantata o anche gridata allineandosi a canoni da post-qualsiasi cosa con rinnovato vigore, lontano da qualsiasi esercizio di stile.
A certificare e confermare l’impegno profuso per tirare fuori le canzoni da un magma bollente di creatività, ogni titolo è accompagnato da una “v” e da un numero: quale versione è stata quella definitiva, meritevole di essere inclusa in tracklist.
Si passa dalla buona la prima della ballad “Io ho paura” all’impegno infernale prodigato per “infarto”, smontata e ricostruita per 666 volte. Nel mezzo tra gli estremi, una forma-pop in linea con la fast-music che di regola si tiene ben al di sotto dei tre minuti e mezzo; per gli Iside l’urgenza creativa si esprime in messaggi brevi, coincisi ed inclini al consumo ripetuto.
Sono canzoni che parlano di micro-elementi del quotidiano, incisi estrapolati dal dialogo intimo che ti fanno venir voglia di mandare in cavalleria tutta la socialità e l’universo circostante per concentrarti su una singola persona. Quella che vale davvero.
Quando c’è, se c’è.
Seguendo tale prospettiva, il songwriting si rivela incisivo e funzionale alla narrazione che si intende portare avanti.
Virali quanto basta, pettinati anche negli eccessi, con idee chiare ed originali: Iside presenta la sua grammatica d’ascolto con un autentico cristallo sonoro. Il primo album creato da Dario, Daniele, Dario e Giorgio per questo progetto è organico, strutturato con una geometria ben precisa, puro e solido.
È il concetto che si presta alla musica, facendo poi ritorno dalla stessa, perché queste quattordici canzoni, ricondotte ad una visione d’insieme, assumono proprio i tratti di quel prodigio della mineralogia da cui traggono la spinta ideologica. Per Iside, un breakout di livello.