“La notte ha il potere di suggerire alla mente pensieri che il giorno nasconde.” Scriveva Murakami Haruki. Lo sa bene Arianna del Giacco in arte Ariete che dopo il successo di “Specchio” (di cui vi abbiamo parlato qui) è tornata sulle scene musicali con “La notte“, il suo secondo album di inediti.
Ho sempre preferito il buio alla luce ma io non sono coraggiosa come Ariete.
A me la notte non ha mai portato consiglio, anzi, mi ha sempre fatto paura. Quando qualcosa mi turba o mi preoccupa, la notte per me diventa una trappola. I minuti sembrano non passare mai e mi capita anche di non chiudere occhio.
Mi ricordo che quando ho letto il nome di Ariete tra i partecipanti a Sanremo 2023, ne ero entusiasta. Mi sembrava il giusto riconoscimento per una delle artiste della Gen Z che hanno saputo farsi strada semplicemente stando nel loro. Poi ricordo di averla vista nel suo vestito con le spalle larghe, di aver colto la sua emozione e di aver provato istintivamente un senso di protezione e tenerezza, come una sorella maggiore che scopre che la sua sorellina è in grado di parare i colpi da sola, di cavarsela.
Il secondo disco è sempre il più difficile, dice un luogo comune, beh, lo è altrettanto, secondo me, preservare la propria cifra stilistica e coerenza, senza per questo risultare ripetitivi.
Arianna è rimasta fedele a se stessa. Le luci dei riflettori, le numerose collaborazioni non l’hanno snaturata: è ragazza di vent’anni che, come tale, si concede il diritto di sbagliare, di piangere, di amare, di vivere.
“La notte” di Ariete, in continuità con l’album precedente, rappresenta una riflessione profonda sull’amore sullo scorrere del tempo, una sorta di diario tutt’altro che segreto in cui l’artista si confessa senza filtri.
Il ritorno alle origini è evidente: l’album prosegue nel filone del “pop da cameretta”, offrendo 11 tracce che delineano l’evoluzione emotiva e musicale di Ariete. La notte diventa metafora di introspezione, riflessione e rielaborazione di quello che accade durante il giorno.
L’amore, è ancora il tema centrale, viene esplorato in tutte le sue sfaccettature: dalla scoperta delle prime emozioni, alle delusioni, alle complessità delle relazioni.
Il sound dell’album, malinconico e nostalgico, si accompagna perfettamente alle liriche. Il featuring con Chiello, aggiunge profondità e complessità all’album, con entrambi gli artisti che esplorano le loro fragilità senza mascherarle.
Ogni traccia si presenta come un capitolo di un racconto più ampio, dove ogni canzone svela un pezzo della storia.
“Cose in comune”, che apre l’album, racconta l’illusione di creare una sintonia forzata in una relazione. Prodotto da Golden Years e scritto da Arianna che nel brano esplora le difficoltà di trovare un vero collegamento quando una delle parti è troppo concentrata su se stessa “Sei solo un letto disfatto da un’altra persona”.
Segue “Caramelle” l’artista si rivolge a se stessa come ad un’amica di lunga data. L’evocativa immagine delle “caramelle alla fragola” ci riporta all’innocenza e alla spensieratezza dell’infanzia.
Con “Un’altra ora”, prodotto da Michelangelo, amico e collaboratore fidato di Blanco, Arianna dipinge un quadro di un amore estivo appena nato. Usa l’estate come metafora per descrivere l’euforia dell’innamoramento.
Il singolo dell’album, “Rumore”, racconta un amore silenzioso ma pervasivo, esplorando le profondità delle relazioni e la paura di mostrare la propria vulnerabilità.
“Dormiveglia”, un’opera collettiva prodotta da Drast, Marco De Cesaris e Winniedeputa, ci porta in un viaggio attraverso la malinconia di un amore finito, esplorando le sfumature di incertezza nelle relazioni.
In “Le cose che ho fatto per piacerti”, scritta e prodotta da Arianna, si esplorano le difficoltà di mantenere la propria identità in una relazione tossica, e il desiderio di conformarsi per piacere all’altro.
“Quattro inverni”, prodotto da Michelangelo, è una riflessione sul passare del tempo e la lotta per la comprensione in mezzo alla crescita e alla maturità.
Con “Mare di guai”, presentato a Sanremo 2023 e prodotto da Dardust e Kyw, Arianna esplora una relazione finita, offrendo una prospettiva introspettiva ma anche un invito a trovare la forza per andare avanti.
L’album culmina con “La notte”, un brano che cattura l’essenza di Arianna come artista, esplorando la sua identità e il suo desiderio di esprimersi attraverso la musica.
La scrittura di Ariete è diventata più riflessiva, con immagini ricche di particolari, meno adatte per lo schermo ma che forse più pesate per rimanere più facilmente impresse nella mente di chi ascolta.
“I tuoi occhi profondi mi parlano. Le tue guance due nuvole candide. Sei sempre più triste il pomeriggio, soffocata da pensieri scomodi tipo il mondo, i tuoi mostri più timidi.”
Le tracce de “La notte” raccontano storie, reali o inventate, di delusioni amorose presentate senza veli. Esprimono una trasformazione in modo sottile, attraverso un approccio lirico ch’è insieme sottile, delicato, semplice.
La musica di Ariete mi fa pensare ai gesti impacciati, a chi ha il coraggio di innamorarsi nella balla stagione, quando è vietato abbracciarsi, agli occhi rossi di pianto nascosti da un po’ di trucco, a chi si sfiora le mani e si parla senza parlarsi. Alla malinconia dei pomeriggi passati a studiare sui libri, a scarabocchiare sogni e speranze che i primi capelli bianchi hanno trasformato in sospiri disillusi.
La notte di Ariete, è come quelle notti che passi sveglia a chiederti cosa ne sarà di te che passi tutto il tempo a sentirti sbagliata a stringerti il petto e invece sei solo fragile, incompreso, giovane.
Se “La notte” è una testimonianza di ciò che Ariete ha da offrire, il futuro sembra luminoso per questa piccola donna che ormai è diventata grande.